sabato, dicembre 30, 2006

Una triste storia di pregiudizi ed intolleranza

Antefatto: in pieno periodo pre-Natalizio e in piena coerenza con lo spirito del Natale e della carità Cristiana la giunta di "parola-torna-indietro" Letizia Moratti pensa bene di sgomberare un piccolo insediamento di Rom. Si tratta di una quindicina di famiglie, 67 persone di cui 35 bambini. Bambini regolarmente iscritti alle scuole cittadine. Sul conto di queste famiglie pare che non ci sia nulla da addebitare, non ci sono lamentele nè proteste, sono insomma, abbastanza integrati. Ma questo non ha nessuna importanza, la classe politica italiana ha un debito da pagare alla mentalità razzista che domina, mentalità razzista che hanno peraltro contribuito a creare e ad alimentare in tutti i modi possibili ed immaginabili. E allora si sgombera, sotto Natale e senza proporre una alternativa abitativa qualsiasi. I nomadi ( non per loro scelta) vengono mandati ad Opera dove si allestisce una tendopoli temporanea. Immediatamente un gruppo di fascisti e leghisti distrugge le tende appiccando fuoco. Un atto di violenza squadrista ianccettabile, Eppure non sono molte le voci a levarsi contro tale atto. Una delle poche voci è del Parroco del luogo, che ha parole di fuoco contro gli autori del gesto e ricorda che cosa insegna il vangelo. Intervistati al TG regionale, alcuni concittadini dicono che avrebbe dovuto evitare e le cose che ha scritto sono "spiacevoli". Proprio così, non sono i teppisti ad aver fatto qualcosa di spiacevole,ma il parrocco che non si è conformato alla violenza ed al razzismo
Nei giorni successivi continuano le proteste, anche se il numero di protestatari è sempre più in diminuzione.
Ma veramente siamo/siete ridotti così male, un paese di 15.000 persone che deve avere paura di 35 bambini rom e delle loro famiglie, che staranno per pochi mesi e guardati a vista da un distaccamento di polizia (proprio così)? Veramente una città come Milano, che si vuole "Europea" non ha la capacità di risolvere in modo civile questo problema? Dov'è finita la Milano col cuore in mano?
Che tristezza...

giovedì, dicembre 28, 2006

Il codice da vinci 3

Lo so, sto diventando ossessivo con questa robba qui, ma è più forte di me.
In questi giorni quando esco di caso non riesco a non mettermi a ridere ostentatamente, soprattutto quando passo davanti a qualche edicola. Effetto delle eccessiva libagioni natalizie? No, effetto dei cartelloni che pubblicizzano l'uscita in Dvd nelle edicole in allegato (si fa per dire) ad uno dei più noti settimanali scandalistici (dovrei dire politici, ma non ce la faccio proprio) del Bel paese.
E cosa ci sarà da ridere nel fatto che questo film ce lo vogliano propinare a tutti i costi direte voi?
Niente, assolutamente niente, ma da quando ho visto il seguente video su You Tube è più forte di me....

Diritto alla vita, Diritto alla morte

Difficile dire qualcosa di nuovo o semplicemente sensato su quello che è stato chiamato "il caso Welby". Ci riesce Scott Ronson in questo post pubblicato sul suo blog.
Poco da aggiungere, se non che lo Stato rivendica il possesso della vita dell'individuo, e la Chiesa (o le Chiese, sarebbe più giusto dire), il possesso dell'anima. Da ciò ne deriva che l'individuo non dispone del possesso della sua vita, né della sua anima. Se si suicida, o decide più semplicemente di non portare avanti una vita non più degna di essere vissuta, allora viene condannato doppiamente, dalla Legge e dalla Morale.
Viceversa se, nel fiore dei suoi anni, viene mandato da quelle stesse Istituzioni, a dare e togliere la vita, propria e altrui, dallo Stato riceverà onori, e dalla Chiesa benedizioni.
Peraltro la Legge garantisce il diritto alla vita, ma prevede anche l'eccezione, qualora l'individuo si ribelli all'ordine costituito, come ci ricorda questo arguto articolo su Carmilla

venerdì, dicembre 22, 2006

Berlusconi è un robot!


Stamani, dopo aver fatto colazione, accendo la tele. Passo tra i canali e vado su Canale 5. Stanno trasmettendo il telegiornale delle 8. Vedo una signora infreddolita col microfono in mano e la sovrascritta ci informa che la signora si trova a Macherio. Infatti sta aspettando il presunto arrivo di Silvio Berlusconi, rientrante dalla trionfale tourneé americana, dove lo hanno operato al cuore (stava benissimo comunque, disse l'Emilio).
In realtà la poveretta è stata spedita a Macherio ad aspettare il Capo, ma lei stessa ci informa che forse Berlusconi andrà ad Arcore, e forse, chissà, non arriverà a minuti od entro un'ora, ma magari in tarda serata. E a quel punto mi commuovo per la giormalista, mandata a prendere il freddo per darci dei dettagli di un avvenimento di cui, non solo non ce ne frega un beato, ma neanche esiste, perché il berlusca non ci pensa nemmeno ad arrivare, e anche se lo facesse filerebbe dritto a casa.
Alla direzione del canale un simile servizio non può bastare, sono o non sono una telvisione libera ed indipendente? e allora ci ammanniscono altre immagini, "di repertorio" con la voce registrata del Duce (no, non quello là, quest'altro) che ci spiega delle cose importantissime e condividibilissime.
Per esempio che l'Occidente sta portando i suoi valori di libertà e amore nel Mondo (quindi quelle cose che esplodono sulle teste degli irakeni e degli afgani dei palestinesi e non so di chi altro ancora, non sono bombe a frammentazione piene di uranio impoverito, ma torte di mele e cioccolatini fatti e confezionati con amore)che lui riprenderà la sua lotta liberale (sentivo la mancanza di questa parola) contro il governo che è dominato dall'ideologia dell'estrema sinistra (quel bolscevico di Padoa-Schioppa) e blablablabla.
Ma una cosa mi colpisce: Berlusconi non dice che ha fatto un'operazione al cuore perchè ha dei problemi di salute, ma afferma che "ha portato il motore a fare la revisione".
Strano mi dico, generalmente gli esseri umani non hanno motori o cinghie di trasmissioni, ma organi, sani o malati che siano.
E a quel punto ho una illuminazione decisiva. Berlusconi non è umano. Berlusconi è un robot.
Tutto quadra. Quando si era sentito male sul palco del famoso comizio, si era come spento, ricordando l'HAl9000 di Odissea nello spazio, ma anche il viscido Bishop di Alien.
Poi va a farsi curare negli States. E perchè non in Italia, dove ci sono ottimi specialisti in cardiologia? Semplice, perché sono medici e quindi non saprebbero dove mettere le mani per "revisionare" il motore.
Quini non si trattava di sfiducia verso la medicina italiana, ma necessità bio-meccanica.
Peccato che abbiano cambiato i transistor e le cinghie, ma il software pare sia rimasto lo stesso

lunedì, dicembre 18, 2006

Sbatti il Mostro in prima pagina!

Qualche giorno fa tutti i quotidiani hanno aperto con la seguente notizia: -Strage ad Erba, Tunisino libero per l'indulto massacra moglie figli e un vicino di casa-
Peccato per i nostri giornalisti autonominatisi poliziotti e giudici in tempo reale, che, il tunisino in questione fosse a 2000 km di distanza e quindi, evidentemente, innocente. Anzi, vittima, poiché colpito negli affetti più cari. Certo, il personaggio in questione non è uno stinco di santo, visto che, se dell'indulto ha beneficiato, vuol dire che qualcosa di illegale aveva fatto.
Ma questo non toglie nulla alla pianificata misitificazione dei mass-media, che, come il cane di Pavlov, reagiscono in modo condizionato allo stimolo, a loro volta trasmettendolo ai lettori, che anche loro devono rispondere allo stesso modo, per cui
le parole Strage-Tunisino-Indulto sembrano essere legate da una logica consequenziale ineluttabile e devono portare alla reazione emotiva desiderata, ovvero il disprezzo, se non l'odio, per i tunisini, e per tutti gli arabi e gli stranieri, e la conseguente e logica deduzione che, senza l'indulto, tutto ciò non sarebbe successo.
Non era vero? Ma che importa! Si getta il sasso e si nasconde la mano. Calunniate calunniate, qualche cosa rimarrà.

martedì, dicembre 12, 2006

L'invasione dei Cinepanettoni

Le brevi vacanze di Natale potrebbero essere un periodo propizio per recarsi al cinema. Non si lavora, fuori fa un freddo boia,la tele è ancora peggio di quel che è di solito, e rinchiudersi nel buio di una sala cinematografica può essere una buona alternativa.
Naturalmente bisogna schivare quegli ammorbanti prodotti natalizi, denominati "cinepanettoni", ricolmi di comicità di grana grossa, banali e volgari,e, diciamola tutta, inguardabili, riservati a quel pubblico che non va mai e poi mai al cinema, e quando ci va, vuole vedere le stesse facce e le stesse cose che guarda in televisione.
Dicendo questo so di venire etichettato da snobista, e la cosa non mi dispiace affatto, Sono Snob e me ne vanto.
Mi si dirà: ma anche gli altri, quelli meno snob, i "Normali", hanno diritto a vedere i film che gli piacciono, per quanto questi possono essere o sembrare ignobili.
Benissimo, non nego affatto questo diritto, ma pare che siano il sottoscritto e gli "snob" come me (che sono, nel cinema, l'assoluta maggioranza, perchè se fosse per gli altri al cinema si vedrebbe "l'isola dei famosi", e morta lì) a rischiare di non poter andare al cinema questo Natale.
Infatti, al posto del solito film di Natale, con Boldi e De Sica e comprimari, quest'anno ne avremo due. Già, perché i due hanno litigato, e il risultato non è stato la fine dei film della malefica coppia, ma lo sdoppiamento. Poco male se le pellicole occupassero lo stesso numero di sale che occupavano gli anni passati, ma non è così.
Il "natale" desichiano occuperà la bellezza di 800 sale, e il film con Boldi (intitolato Olè) ne occuperà almeno 500 . Il resto, quel poco che resta delle sale, verrà occupata dalla versione "colta" del cinepanettone, già denominato "cine pandoro" ovvero il nuovo film di D'Alatri "Commediasexi" furba risposta "autoriale" (che cioè strizza l'occhio ad una parte del pubblico "snob") ai sopradetti film.
Peraltro anche questo film, a parte un paio di attori di livello (Margherita Buy e Sergio Rubini in risposta al Massimo Ghini e alla Ferilli sventolati da De Sica) propone personaggi noti del teleschermo, innanzitutto Paolo Bonolis, uno che ha fatto della maleducazione e del sarcasmo gratuito un logo, e, come "bonazza" della situazione (tanto per rimanere al livello del Bonolis) quella Elena Santarelli che ha fatto sfoggio di sè su una delle varie Isole e su calendari che vengono esposti dai barbieri e carrozzieri di tutta la penisola italica.
Tenuto conto che questo film non uscirà in meno di 350 copie, vuol dire che, solo questi tre film, occuperanno circa 1650 sale.
Non ne sono sicuro, ma credo che le sale in Italia non superino le 2000, comprese le sale parrocchiali e quelle dei cineclub puri e duri.
Migliaia di cinefili saranno costretti a girare nel freddo e nella neve, spettinati, macilenti e con gli occhi fuori dalle orbite, come zombie di Romero, mendicando per uno Scorsese,un Cronenberg. un Peter Jackson, o almeno un De Palma d'annata.
Per fortuna hanno inventato i DVD.

E' Morto Pinochet

E' morto Augusto Pinochet, dittatore del Cile dal 1973 al 1990.
Troppo tardi.

domenica, dicembre 10, 2006

Flags of our Fathers


"Le bandiere dei nostri padri", è l'ultimo film di Clint Eastwood (chissà perché non è stato tradotto, i criteri per i quali alcuni titoli vengono tradotti, magari malissimo, ed altri no, rimangono uno dei misteri inspiegabili di oggi).
Il film, tratto dal libro omonimo, narra la storia che si nasconde dietro una della foto più famose della Storia con la S maiuscola, ovvero la foto scattata durante la battaglia di Ivo Jiwa tra truppe statunitensi e giapponesi, una delle battaglie più cruente e sanguinose della seconda guerra mondiale.
Il film narra come quella foto fosse, in buona parte, un falso. E di come quel falso sia stato utilizzato allo scopo di far vincere la guerra. Quella foto era un simbolo.
Il suo valore stava nel messaggio che veicolava, ed il messaggio era che la guerra si poteva vincere. Poco importa allora che i tre soldati protagonisti di quella foto ( i tre sopravvissuti alla battaglia, quantomeno) rientrassero o meno nello stereotipo dell'eroe.
Dovevano essere percepiti come eroi dall'opinione pubblica e che, poi, uno fosse un damerino addetto alle retrovie, il secondo un medico di campo non addetto al combattimento vero e proprio ed il terzo un nativo americano dedito più alla bottigla che alla guerra non importava.
COsì come poco importava se quelli identificati come protagonisti dell'evento fossero o meno i reali protagonisti, e perfino che quell'evento fosse realmente avvenuto.
L'importante era il messaggio che quella foto veicolava.
Ma il film di Clint Eastwood mostra anche la guerra per quella che realmente è, senza indulgere più di tanto in immagini truculente (che pure ci sono). Una guerra che viene combattuta più per amicizia e fedeltà nei confronti dei propri compagni che per gli ideali e la retorica che ne sono la giustificazione.
Il film è, da un lato, una riflessione sul potere dell'immagine nella società dell'informazione, e dall'altro sui profondi legami umani che possono nascere in situazioni che di "umano" hanno molto poco. Su come, più che gli ideali, siano i rapporti umani a contare. Non a caso il regista ne ha girato una versione dal punto di vista dei giapponesi, a sottolineare che, sotto le divise, gli ideali e la retorica, sempre ci sono persone reali.

giovedì, dicembre 07, 2006

Sulla manifestazione del 2 dicembre

Il 2 dicembre a Roma si è svolta una manifestazione "oceanica" ( o almeno così è stata descritta dai giornali e mass-media di regime). Si trattava della manifestazione della sedicente "Casa delle Libertà" ( ogni volta mi chiedo a quali libertà si riferiscano questi signori, poiché già la Libertà è un concetto vago e astratto, figuriamoci poi le libertà che mi suonano un po' simili alle Licenze). Questa manifestazione era stata convocata ufficialmente contro la finanziaria del neo-governo Prodi. In realtà sui manifesti non appariva nessun richiamo alla finanziaria (anche perché, diciamocelo, ma chi dovrebbe lamentarsi di questa finanziaria? Persino Loro sanno che se al governo ci fossero stati loro, avrebbero dovuto aumentare le tasse, e avrebbero fatto manovre di gran lunga più impopolari e "classiste" di quella in atto) ma la dicitura era, a caratteri cubitali " Manifestazione per la Libertà". E poi una foto di Romano Prodi, con un' espressione alquanto buffa.
Proprio così. Evidentemente c'è una qualche libertà, o addirittura la libertà che sarebbero minacciate non dall'austera e minacciosa figura di Stalin, ma da quel vecchio tecnocrate democristiano di Prodi.
Roba da ridere.
Meno da ridere invece quello che si è visto e sentito a quella manifestazione, dove saluti fascisti, bandiere nere e celtiche accompagnavano insulti omofobi e razzisti, come ben descritto da varie testimonianze.
Di fronte a questo spettacolo, ancora una volta sono state desolanti le reazioni della sinistra più o meno radicale od istituzionale, che è riuscita a plaudire alla "grande prova di democrazia" (già il saluto romano è notoriamente sinonimo di democrazia, come lo sono il becero razzismo padano, l'omofobia e il sessismo) dimenticandosi opportunisticamente gli insulti, le minacce e le bastonate (vedi Genova 2001) che i "bravi democratici" hanno riservato alle "nostre"( a questo punto mi chiedo, nostre di chi?).
Come diceva un mio amico, quando si è troppo buoni, si finisce per essere coglioni

sabato, dicembre 02, 2006

Integralismi

Si fa un gran parlare di integralismo islamico, ma ci si scorda che tutte le religioni monoteiste sono portatrici di una visione assolutista, e che di integralisti, fanatici, o semplici bacchettoni all'ennesima potenza ce ne sono fra gli islamici, i cristiani e anche gli ebrei.
A ricordare come stanno le cose è giunta la notizia che diverse associazioni cattoliche, spalleggiate da alcuni parlamentari, tra cui Luca Volonté dell'DC (uno dei tanti spezzoni della fu Democrazia Cristiana) hanno proposto il boicottaggio dell'IKEA, colpevole a loro dire di non vendere presepi di Natale. Ovvia la risposta della casa svedese, che ha ricordato come il presepe non ha mai fatto parte della loro tradizione e che quindi non è mai stata messa in commercio dalle loro filiali.
Non contento di questo il già citato Volontè si è spinto a parlare di un piano volto a "scristianizzare" l'occidente e ha accusato IKEA e altri magazzini italiani di non vendere presepi allo scopo di provocare una "eutanasia culturale" (proprio così) dell'Europa.
Non c'è che dire, Fallaci continua a mietere vittime.

giovedì, novembre 30, 2006

Il labirinto del Fauno



Il labirinto del Fauno ultima fatica del regista Guillermo del Toro ( Blade 2, Hellboy) è uno di quei film che rischiano di passare inosservati,sia per la scarsa promozione, sia per il non essere classificabili in un genere preciso, e che invece meriterebbero ben altra considerazione.
Il film ambientato nella Spagna del 1944, dove ancora la Guerra Civile non si è definitivamente conclusa, narra di una ragazzina tredicenne, Ofelia, che viene portata dalla madre incinta a raggiungere il padre, capitano di un distaccamento franchista impegnato nella lotta agli ultimi ribelli rifugiatisi sulle montagne al confine con la Francia. In realtà egli non è il vero padre di Ofelia. Questi era un sarto, probabilmente repubblicano, ucciso durante la guerra. La madre ha sposato il crudele Capitano franchista soprattutto per ragioni economiche, per realismo, insomma.
A differenza della madre, Ofelia crede ancora nelle favole e in un mondo fantastico. Mondo fantastico che ben presto si farà vivo nei suoi confronti, attraverso la figura del Fauno, leggendaria figura della mitologia pagana, per proporre alla giovanissima Ofelia una via di fuga da una realtà crudele che lei rifiuta.
Così, mentre nel mondo reale gli adulti si uccidono, chi per un vuoto senso dell'onore, chi per un ideale, chi ancora perchè tiene alla propria dignità di persona ( illuminante e bellissima la frase che il Dottore rivolge al capitano, prima che questi gli spari vigliaccamente alla schiena " Ho disobbedito perché non tutti sono come lei, che obbedisce per istinto, senza mai pensare") Ofelia dovrà passare attraverso delle prove di coraggio, alla fine delle quali dovrebbe essere incoronata principessa del regno da cui proviene, quello appunto delle fate e dei fauni.
Ofelia imparerà presto che i veri mostri non sono quelli del sottosuolo e delle leggende, ma quelli in carne ed ossa della realtà ed imparerà ad affrontarli con coraggio, fino al sacrificio finale
il Labirinto del Fauno è un bellissimo film che ricorda, se ce ne fosse bisogno, come il mondo della fantasia, dell'horror, del fantasy non sia affatto una fuga dalla realtà, ma anzi permetta di avere gli strumenti necessari per confrontarsi con il vero orrore, quello del Potere, ben rappresentato dal sadico capitano fascista, splendidamente interpretato da Sergi Lopez (ma tutto il cast è straordinario).
Raramente un film mi ha coinvolto emotivamente come ha saputo fare questo piccolo film, e confesso che, sulla scena finale, non ho saputo trattenere le lacrime.
Il film si candida tranquillamente a miglior film dell'anno nella mia personalissima classifica.
5 stelle su 5

giovedì, novembre 23, 2006

Slither


Slither. Non so cosa cavolo voglia dire: So che è il titolo di un piccolo Horror movie, passato inosservato dalle nostre parti (per dire il vero da parecchie parti). So anche che è uno dei film più piacevolmente imprevedibili e divertenti che mi sia capitato di vedere di recente. Slither ha una classica struttura da science fiction anni 50-60.
C'è un paesino noioso in cui la vita scorre pigra e i locali poliziotti sono più intenti a spettegolare sugli abitanti che non a condurre indagini rischiose. La massima attrazione del posto è difatti la giovane maestrina sposata al riccone del paese.
Poi, L'Evento: qualcosa cade dal cielo e naturalmente non può altro che portare guai al tranquillo paesino e ai suoi noiosi abitanti.
Il film mischia e cita classici e meno classici della fantascienza e dell'horror, da The Blob a L'invasione delgi ultracorpi, da la notte dei morti viventi a Nightmare, passando per Shivers e Basket Case (quest'ultimo non a caso visto che il produttore è Frank Henenlotter) Tuttavia lo fa con molta perizia ed inventiva e, sopratutto, con una buona dose di sana ironia, che evita al film di cadere nella palude del ridicolo involontario ( cosa che succede invece ai film di Rob Zombie, per dirne uno).
Attori bravi e Nathan Fillion su tutti.
Consigliato, a patto di avere lo stomaco forte.

mercoledì, novembre 22, 2006

Ancora sul "bullismo"

Vorrei tornare brevemente sull'episodio già commentato in Piccolo nazisti crescono.
MI ero concentrato sull'aspetto ideologico dell'accaduto.
Dopo aver letto e sentito vare spiegazioni "causali" scondo cui la colpa sarebbe, in ordine sparso: dei videogiochi, del consumismo, dei telefonini e di internet e, della serie "ettepareva", dei film Horror ( ma è possibilie che certi pretesi intellettuali non sappiano che i cosidetti Horror sono favole morali? ). Mi è stato risparmiato il 68, ma forse solo perché non leggo "Libero" e "Il giornale" perché sono sicuro che devono averlo scritto.
Sono convinto che ogni fenomeno sia un prodotto della società, compresa la stupidità umana, che pure è cosa apparentemente naturale. Ora, il problema , la piaga direi, su cui nessuno mette il dito, va un po' oltre alle fesserie di comodo di cui sopra. In realtà, la nostra società, che si vuole democratica e, quindi, basata sull'eguaglianza e sul pacifismo, se non proprio sulla non volenza, è in realtà una società estremamente diseguale e classista, ed estremamente violenta.
Una società in cui conta solo l'avere e non l'essere e le persone vengono giudicate solo in base al successo che hanno, ovvero al denaro che accumulano. Una società in cui i politici di destra e sinistra fanno a gara a chi intitola più strade e piazze ad una cattiva giornalista che è diventata famosa solo per l'odio che è riuscita a fomentare. Una società dove i parlamentari insultano i senatori a vita, oppure le loro colleghe del sesso opposto ovvero Anziani e Donne, guarda caso categorie "deboli".
Una società in cui arroganza, prepotenza e furbizia non sono considerati vizi di cui vergognarsi, ma virtù da esibire.
Dove essere "buonisti" ovvero essere buoni è un insulto mentre essere carogne è un'elogio.
I giovani vengono tirati su in questo contesto, ed in questo contesto imparano che il loro compagno portatore d'handicap è un debole, non diventerà mai un divo della televisione, o un miliardario, e allora giù botte.
Si raccoglie quel che si è seminato.

venerdì, novembre 17, 2006

Democratico? No, Sandinista!


Grande rilievo è stato dato alle cosidette elezioni di mid-term svoltesi negli Stati Uniti d'Anerica, con le quali è stata rinnovato metà del parlamento statunitense. La preannunciata vittoria dei democratici è stata salutata come una grande svolta, nonostante il potere rimanga saldamente in mano all'Imperatore George W. Bush e alla sua accolita di Neo-Con.
E sopratutto nonostante in realtà questa "grande svolta" non sia affato tale. Infatti i due terzi dei parlamentari democratici eletti e della nuova leadership democratica , è favorevole alla cosidetta "Guerra al terrorismo" solo la vuol fare in modo diverso, così come la gran parte dei deputati democratcii non ha nulla in contrario alle nuove leggi americane, che permettono di arrestare chiunque senza prove, senza difesa e senza dirgli perché è arrestato, ed infine processarlo e condannarlo usando come prove le confessioni strappategli in prigionia, senza esclusione di mezzi di tortura. In sostanza, in quello che viene considerato il "faro dell? Occidente" lo Stato si riserva il diritto di rapire i suoi cittadini e torturarli fino a che questi si confessino colpevoli. Altro che "Più grande democrazia del pianeta" Qui,(anzi, lì) siamo in pieno medioevo, malamente masherato da elezioni in cui settori della stessa Plutocrazia statunitense si combattono al solo scopo di conquistare poltrone e cariche pubbliche, che comportano affari per lor e per le lobbies che rappresentano.
Dimenticate dai MassMedia filoYankee si sono svolte, negli stessi giorni, le elezioni in Nicaragua, un paese considerato "Il giardino di casa" dagli USA. Un paese martoriato prima dalla dittatura filoamericana di Somoza, poi, dopo la rivoluzione sandinista, che aveva dato vita ad un interessante esperimento di socialismo democratico ( cosa ben diversa dalla putrefatta socialdemocrazia europea ) dal Terrorismo dei Contras, finanziati e armati da Stati Uniti e da personaggi come il presidente Noriega, a sua volta poi detronizzato dai suoi padroni a stelle e striscie.
Infine è stato sottoposto a 15 anni di "cura" neoliberista, che hanno ridotto il paese (tranne la solita minoranza di sfruttatori e arrichiti) in miseria. E non lo dico per sentito dire, ma perché ho avuto l'occasione di parlare con Nicaraguensi e persone che ben conoscono quel paese.
Queste elezioni hanno decretato la vittoria del Fronte Sandinista dell'Ex Presidente Ortega. con oltre il 40% dei voti.
Ortega è un personaggio dal grande passato ma un po'"sputtanato": è stato invischiato in storie di corruzione, ha annacquato fortemente le sue originarie idee socialiste, ha ceduto alle pressioni della potente CHiesa CAttolica locale per accettare la messa al bando dell'aborto, ecc.
Insomma, come spesso accade. è il meno peggio, e non il meglio.
Non c'è da stuprisi quindi dell'affermazione dei sandinisti rinnovatori, che hanno raccolto un promettente 7% .
Per l'intanto un altro paese latino-americano sfugge all'abbraccio soffocante di Washington e dei suoi economisti liberisti.
Al resto ci penserà il popolo Nicaraguense, che ben sa che solo una possente spinta dal basso può evitare il ritorno di vecchie e nuove oligarchie e aprire ad una democrazia diretta e autogestita sulle'sempio del Chiapas.

martedì, novembre 14, 2006

Piccoli nazisti crescono

Ha fatto scalpore (non troppo, giusto un po' ) un video pubblicato su Google in cui si mostra un gruppo di studenti di circa 15 anni che umilano e picchiano un ragazzo portatore di handicap. Il tutto condito da scritte inneggianti al nazismo tracciate sulla lavagna.
La cosa è stata deprecata ( solo da alcuni giornali e alcuni intellettuali) ed è stata catalogata come "bullismo", con varie letture sociologiche abbastanza banalizzanti. Che sia in crescita il bullismo e modi di fare basati sulla prepotenza, l'arroganza e la violenza è probabilmente vero, e non me ne stupisco, visto che l'esempio che viene dal mondo degli adulti e dalla società "adulta" è quello che è.
Ma non catalogherei questo episodio in particolare come semplice "bullismo".
Il bullo, almeno quello dei tempi miei, agiva per lo più da solo, cercava di guadagnare qualcosa di concreto dalla sua prepotenza, che so, un compito passato o qualche "benefit" di tipo materiale, e aveva poco interesse a pubblicizzare quel che faceva.
Gli autori di questo ignobile gesto invece non paiono interessati a qualche vantaggio materiale. Lo fanno per divertirsi, per così dire. E non tengono affatto nascosto quello che fanno, ma anzi gli danno la pubblicità maggiore che si possa dare ad un episodio del genere, Lo pubblicano su Internet, che ormai è diventato il luogo privilegiato della comunicazione.
Non sembrano proprio degli sprovveduti bulletti.
Non solo, ma lo inquadrano ideologicamente in modo corretto, come dimostrano le ss naziste tracciate a commento. In effetti non si può negare che il nazismo sia stata (e sia) l'ideologia che più di ogni altra abbia promosso la discriminazione e l'odio verso le minoranze, senza distinzione, fino al genocidio totale.
Non so a voi, ma tutto ciò mi ricorda tristemente i video girati dai gruppi affiliati ad Al Qaeda, quelli dove il disgraziato di turno viene esposto davanti a una qualche scritta prima di essere sgozzato o "giustiziato" in altro modo.
Se si compie un gesto, e gli si dà risaltoe pubblicità, vuol dire che quel gesto lo si rivendica.
Esattamente come i terroristi islamici, gli autori di questo gesto rivendicano quello che fanno, e lo fanno vedere a tutti perché altri possano emularli.
Si tratta quindi di un gesto lucidamente nazista, tanto più che gli stessi autori lo hanno collegato a quella esperienza storica, e non a qualcosa d'altro.
L'eventualità poi che , probabilmente, nessuno degli autori del gesto sia collegato a formazioni paranaziste, che pure pullullano in certi ambienti, non rende la cosa meno inquietante, come non le rende meno inquietante il silenzio della politica ufficiale, evidentemente più propensa a scandalizzarsi per le toilette o gli spinelli che per cose di ben altra serietà

giovedì, novembre 02, 2006

Cinema: The Black Dahlia


Parlo di questo film con abbondante ritardo rispetto alla visione, ma non sono mai stato convinto che un film si giudichi d'istinto, non sempre almeno.
The Black Dahlia, ultimo film di Brian De Palma, come tutti sapranno, tratto da un libro di Ellroy ispirato ad un delitto irrisolto, quello di una aspirante attrice, forse anche attrice di filmetti porno, nella Hollywood dell'immediato dopoguerra.
Qualcuno (pochi) soprattutto in Italia, ne ha parlato dopo la proiezione a Venezia come di un ottimo film, se non un capolavoro. Negli USA l'accoglienza è stata molto più fredda, anzi, dal punto di vista del Box Office si può tranquillamente parlare di Flop, e di quelli pesanti: poco più di 20 milioni di dollari raggranellati per un film così costoso e pubblicizzato sono un risultato prossimo al disastro.
Dopo aver visto il film devo dire che si capisce bene perché questo risultato striminzito ed il diffuso scarso apprezzamento, a parte i fans stretti, quelli disposti a digerire qualsiasi cosa da parte di Brian De Palma.
Innanzitutto la trama è confusa e caotica quanto mai, piena di nomi di persone e avvenimenti che non vediamo ma ci vengono riferiti con la voce fuori campo tipica del noir anni 50, solo che qui la cosa è talmente ripetuta da diventare noiosa e quasi parodistica in alcuni momenti. Il ritmo è da un lato frenetico, perché lo spettatore deve stare dietro a mille avvenimenti, ma dall'altro molte scene sono lente e anche abbastanza inutili. De Palma poi infila qua e là alcuni particolari irritanti, come il corvo che va a beccare il cadavere davanti ad una folla di una cinquantina di persone (che sarebbe come pensare che il sottoscritto vada a prendere una fettina di sacher davanti ad un branco di leoni) o la scena nel bar "lesbo" con tanto di canzone cantata da non-mi-ricordo- più-quale-nota-cantante-gay a mò di video musicale, il che ricorda terribilmente quella scena di "omicidio a luci rosse" con i Frankie goes to Hollywood, scena che ho sempre trovato discutibile.
Peggio ancora, c'è anche almeno un errore evidente di regia nel flashback finale che svela la soluzione del caso.
tra gli altri difetti è da segnalareuna scelta deglli attori alquanto discutibile. Josh Artnett è bravino, ma francamente fuori ruolo, troppo giovane per quella parte. Altrettanto fuori ruolo è la pretesa diva Scarlett Johannson, che per giunta non è neanche particolarmente brava e mostra degli evidenti limiti di attrice. Anche Hiilary Swank non pare essere del tutto a suo agio nel ruolo della "dark lady" bisex, ed un confronto con la Sharon Stone di Basic Instinct potrebbe risultare imbarazzante per lei.
La sorpresa più gradevole è Mia Kirschner, che interpreta proprio la Black Dahlia, che compare unicamente come protagonista di provini e filmini rigorosamente in bianco e nero, e che riesce a dare nei pochi minuti in cui appare sullo schermo una intensità al suo personaggio notevole.
Ma quello che soprattutto rimprovero a De Palma è di aver fatto un film molto freddo, quasi frigido, pur essendo la materia del film "bollente". Per esempio il traingolo tra i due poliziotti e la bella bionda interpretata da Johannsson rimane quasi sullo sfondo e non riesce mai a decollare, così come il rapporto erotico tra il poliziotto "buono" e la dark lady interpretato dalla Swank rimane meccanico, senza avere quel fascino morboso che ha sempre caratterizzato il noir, anche quello recente.
A fronte di questo va segnalata una accurata ricostruzione dell'ambiente, alcune scene ben dirette, che ricordano i momenti migliori de "gli Intoccabili", in particolare la famosa scena della scalinata. oltre alle già citate scene con Mia Kirschner.
Certamente il mestiere non manca a De Palma, ma da lui c'è da aspettarsi molto di più di un semplice e sterile esercizio di stile.
giudizio: 2 stellette e mezzo.

domenica, ottobre 22, 2006

Ha vinto il buon senso (una volta tanto)

A proposito della notizia postata l'altro ieri qui sotto:

ROMA, 20 OTT - Ieri pomeriggio le Commissioni riunite Bilancio e Finanza della Camera hanno approvato l'emendamento del deputato della Rosa nel Pugno Maurizio Turco che sopprime l'articolo 32 del decreto fiscale collegato alla Finanziaria. Lo ricorda in una nota lo stesso Turco spiegando che la norma prevedeva che «i soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti». «Ai tempi di Internet, - aggiunge Turco - impedire la libera circolazione dei contenuti informativi dei giornali sarebbe a dir poco un assurdo. Chiedo pertanto che il Governo, qualora decidesse di porre la fiducia sull'approvazione del decreto, recepisca il pronunciamento del Parlamento».(ANSA). Dunque, per il momento, la norma ingiusta è stata soppressa. La nostra battaglia è finita prima di cominciare. Certo, avremmo voluto ringraziare la sinistra per questo. Comunque, meglio una rosa nel pugno, che un decreto nel cuore.

Cosi leggo sul sito Megachip.
Bene, per una volta ha prevalso il buon senso. Però se la proposta è stata ritirata, è perché qualcuno l'ha proposta. Mi piacerebbe sapere il nome del cervellone (o dei cervelloni) Forse lo stesso che ha proposto di tassare i download su Internet ?(eh sì è successo pure questo)
Ah, saperlo..saperlo

giovedì, ottobre 19, 2006

Con la scusa del diritto d'autore...

Un gruppo missionario che raccoglie sul web articoli sulla guerra in
Darfur. Un comitato di quartiere che vuole documentare uno scempio
ambientale archiviando articoli della stampa locale. Un'associazione di
persone colpite da una malattia rara che vuole mettere a disposizione di
tutti una rassegna stampa sui progressi scientifici del settore.
Un'associazione pacifista che vuole denunciare, con prove giornalistiche
alla mano, crimini di guerra e violazioni dei diritti umani.
A partire da domani tutti questi soggetti potrebbero essere costretti a
pagare una "tassa sul macinato" alle associazioni degli editori per
continuare a svolgere le loro attivita'. La sorpresa arriva proprio
dalla finanziaria dipinta come uno strumento di tutela dei "soggetti
deboli", e che in realta' e' servita anche a tutelare le lobby
dell'editoria modificando per l'ennesima volta le norme diritto d'autore
in senso peggiorativo, limitando il diritto dei cittadini alla
realizzazione di rassegne stampa, e penalizzando le forme di uso libero
e gratuito dell'informazione giornalistica a fini culturali.

Così recita un accorato appello del sito pacifista Peacelink.
In sostanza si tratta di una ennesima estensione del "diritto d'autore", o, per megliodire, dell'ennesimo tentativo di limitare, con la scusa del diritto d'autore, la libertà d'informazione, almeno per quei soggetti che non dispongano di ingenti patrimoni e, quindi, di reti televisive e/o catene editoriali. Già c'era stato un tentativo circa 5 anni fa, una leggina approvata da voto bipartisan ( Ma quanto odio questa parola....) per cui i siti che pubblicavano notizie dovevano provvedersi di "direttore responsabile", ovvero di giornalista iscritto all'ordine (a proposito di liberalizzazioni, a quando l'abolizione di tale corporativo ordine)
Se volete protestare potete aderire alla mozione che verrà presentata ai parlamentari.
PS
Grazie ad Erri per la segnalazione

domenica, ottobre 15, 2006

Horror: Morti viventi e Musei della cera


La terra dei morti viventi è un film di cui mi imbarazza parlare. L'imbarazzo nasce dalla mia stima per George Romero, regista del film. Intendiamoci, non metterei il buon George alla pari di registi come Carpenter, Wes Craven, TIm Burton o De Palma, per citare alcuni punti fermi, ma è comunque un regista che ha fatto la storia dell'horror film con la trilogia dei "Living Dead", e che ci ha regalato film inquietanti come "Martin" o macabramente divertenti come "Creepshow", o semplicemente sublimi come "Monkey Shines". E' imbarazzante parlare quindi di un film come "la terra dei morti viventi" quarto e, a questo punto spero, ultimo capitolo della saga iniziata nel lontano 1968 con "Night of the living Dead".
Detto in poche parole è un film in cui niente funziona: Trama, sceneggiatura, personaggi, per non parlare degli attori.
I dialoghi sono piatti che più piatti non si può, le svolte di sceneggiatura assolutamente forzate.
Autoparodistico il personaggio di Dennis Hopper e assolutamente inutile quello di Asia Argento.
Anche sul piano dell'azione il film non va oltre alla sufficienza. Soprattutto se messo a confronto con il remake dell"alba dei morti viventi" film con vari difetti ma sicuramente maggiormente efficace da questo punto di vista.
L'unico comparto in cui il film abbonda, forse pure troppo, è quello del gore (insomma, il reparto sanguinaccio, interiora e budella ). In effetti ogni 10 minuti qualcuno viene fatto a pezzi e divorato. L'impressione è che il povero George, che viene da 15 anni di flop e fallimenti vari, abbia cercato di sfruttare il marchio "Morti viventi" per uscire dall'anonimato, e abbia spinto l'acceleratore sul versante dello splatter, per coprire la mancanza di idee, saccheggiando malamente capolavori come "1997 fuga da New York", a cui diverse scene rimandano, per riuscire a tenere insieme in qualche modo un film a dir poco mediocre. Qualche critico ha parlato di "Romero non conciliato", ma il messaggio politico è talmente scontato e rozzo (nonché ambiguo, in fondo i rivoltosi non muovono un dito, si limitano a farsi "liberare" dal'esercito degli Zombie visto come Deus Ex-Machina della storia) da sembrare anch'esso messo lì per coprire i difetti del film.
L'unico pregio del film è far capire quanto fosse bello (e molto più "romeriano") 28 Giornidopo
Giudizio: 2 stelle su 5 ma non farlo più George!
Dopo un film così deludente, anche un film senza grosse pretese come "The Wax Museum" rappresenta una bella boccata d'aria.
Il museo delle Cere è quel film "teen-horror", famoso soprattutto perché tra gli interpreti c'è la famigerata Paris Hilton.
In realtà, e per fortuna del film, la strombazzata presenza della ricca ereditiera (mai conosciuta una ereditiera povera) si limita a 10 minuti e 4 battute 4, oltre che un inutile (e noioso) striptease e alla scena in cui la pulzella viene finalmente eliminata con soddisfazione generale.
Il film si regge in realtà sulle spalle della ben più brava (e anche bella) Elisha Cuthbert.
La trama non è niente di che, nè lo sono le interpretazioni, con l'eccezione della già citata Elisha, per un'oretta il film si trascina senza dare grandi brividi, però nell'ultima mezz'ora la tensione cresce alla grande ed il finale è tra le cose migliori che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni.
Insomma la dimostrazione che basta una minima sceneggiatura per fare un Horror dignitoso
Giudìzio 3 stelle su 5.

venerdì, ottobre 13, 2006

Politici e Droga

Ha fatto scalpore la notizia che diversi deputati del parlamento italiano, sottoposti a sorpresa ad un controllo antidroga da quei furbi burloni de "le Iene" siano risultati positivi.
NAturalmente è subito scattata la censura sulla trasmissione per presunte questioni di Privacy. Se da un lato considero poco corretti i metodi dei signori de "le Iene", dall'altro non posso non notare l'ipocrisia di chi si fa paladino di principi "morali" che poi per primo disattende.
Peraltro per sapere che i "nostri" politici fanno uso di sostanze psicotrope illegali ( a cui andrebbero aggiunte quelle legali, dagli stimolanti all'alcool agli psicofarmaci) non c'è mica bisogno dell'ormai mitico Tampone.
Dovrebbero bastare le giornaliere dichiarazioni e soprattutto le leggi che propongono e votano.

sabato, ottobre 07, 2006

Telefilm: Angel quarta stagione


E' iniziata sul canale satellitare FOX la quarta attesissima (almeno dai fans ) serie di Angel riuscitissimo spin-off del cult teen-horror "Buffy The Vampire Slayer. E devo dire che per il momento le aspettative non sono andate deluse.
Rispetto alla terza stagione, caratterizzata da diversi momenti di stanca e alcune puntate abbastanza riprovevoli, in questa quarta stagione non c'è un attimo di sosta. Si inizia con Angel chiuso in fondo al mare e la sua liberazione da parte di Wesley poi via via i colpi di scena si susseguono ad un ritmo incessante, forse addirittura eccessivo. Soprattutto quello che colpisce in questa quarta stagione è come tutti i personaggi abbiano un ruolo preciso, e come siano ben delineati i rapporti fra gli stessi. Le atmosfere sono quanto mai cupe e dark, la distruzion di Los Angeles, piombata in una notte eterna e la destrutturazione del nucleo dei collaboratori di Angel procedono inarrestabile e di pari passo... Insomma devo dire che queste prime 12 puntate mi hanno pienamente soddisfatto, a differenza delle prima 6 di Lost 2 stagione, e se penso che dalla prossima puntata arriva Faith, il mio personaggio preferito, mi lecco i baffi che non ho.

martedì, ottobre 03, 2006

Proibizionismo 2- Venere

Sembra incredibile, ma dopo il proibizionismo su Bacco e Tabacco siamo arrivati al probizionismo anche su Venere, ovvero sul sesso.
Infatti il Deputato Nan di Forza Italia ha presentato un progetto di legge, volto, secondo le parole dell'onorevole stesso a limitare la cause che hanno portato "all'aumento vertiginoso di Stupri e violenze sessuali". Questo almeno è quello che dice il Nan, senza peraltro portare prove che vi sia stato veramente un "aumento vertiginoso" di questi reati che, sia chiaro, il sottoscritto condanna con fermezza.
Il punto è che il Nan crede di aver individuato le cause, non si sa bene sulla base di quali teorie o prove. Per il Nostro urge "limitare o sopprimere tutto ciò che possa stimolare tali condotte"
Quindi il nostro identifica i responsabili o per meglio dire i cattivi maestri che condurrebbero i "minori e i minorati" sulla via inevitabile della violenza sessuale.
In primis le edicole, in cui sono esposte coram populum nudità (e vabbé) e poi naturalmente internet, che come sappiamo, è per i bacchettoni attuali l'equivalente del Sabba delle Streghe per i bacchettoni passati.
Secondo il Nan "Con troppa facilita` e senza alcuna discrezione la stessa cosa avviene attraverso quasi tutti i portali di ricerca della rete INTERNET,utilizzata, è noto, soprattutto da giovani."
Risultato di questa demenziale impostazione, dovuto ad evidente crassa ignoranza su cosa è un portale nonchè sulla presunzione di poter stabilire per legge cosa può passare nella testa altrui è il seguente articolo di legge che il Nan propone
1. E`vietato consentire il libero accesso ai siti INTERNET che riproducono contenuti a sfondo sessuale e che divulgano immagini o notizie finalizzate a promuovere o a suscitare fantasie di tipo sessuale.
2. Ai siti di cui al comma 1 si puo`accedere solo dopo avere autocertificato la propria maggiore eta` e avere fatto espressa richiesta di accesso.
3. I siti di cui al comma 1 non possono essere pubblicizzati.

Attenzione non si parla di siti dichiaratamente pornografici, che peraltro già prevedono quanto riportato nel comma 2, ma di siti generici, e si parla non di sole immagini ma addirittura di notizie.
Insomma il 60% almeno di qualsiasi sito o blog o forum.
Peraltro tutto ciò solo per impedire l'accesso ai minori. Ovvia considerazione: se vedere certe cose potrebbe indurre qualcuno a commettere violenza sessuale, perché limitarne l'accesso ai minori? Perchè forse che i maggiorenni non commettono violenza? Anzi ne commettono molte di più.
Non sottolineo più di tanto che questa restrittiva legislazione riguarda internet e non la televisone, il che è abbastanza stravagante, non fosse per il fatto che il partito a cui appartiene il Nostro è, casualmente, il partito di un signore che possiede tre televisioni.
L'ultimo dei tre articoli riguarda i mezzi di comunicazione, che non dovrebbero parlare troppo di queste cose. Insomma un po' di censura in stile ventennio, naturalmente in nome del liberalismo.
In attesa che guardare una foto che stimola un po' troppo la fantasia ( a quando la psico-polizia?) sia proibito, non possiamo che pensare con un po' di nostalgia al Mullah Omar, che la pensava allo stesso modo, però era meno ipocrita.
E di approfittarne prima che sia troppo tardi

Proibizionismo 1- Bacco


Forse per non essere da meno del precedente governo post-fascista, che aveva proibito di fumare nei locali pubblici ( una legge che non esiste nemmeno in paesi di rigidissima cultura come la Germania) l'attuale governo post-cattocomunista ha varato una norma, contenuta nella finanziaria (sic!) che vieta di servire alcolici di qualsiasi genere ai minori di 18 anni.
A parte che non si capisce perché questa norma proto-vetero- proibizionista sia contenuta nella finanziaria (che è un po' come andare in banca e al posto di depositare o prelevare dei soldi, depositare un mazzo di verdura e chiedere un etto di prosciutto, ma vabbé) ma quello che colpisce è come questa inquietante mania proibizionista ormai dilaghi senza più freni.
Come se I problemi d' Italia fossero i minorenni che bevono birra, che comunque la berranno ugualmente, solo lo faranno di nascosto e magari organizzando dei bei festini come si vede nei film e telefilm americani. Chissà che non sia proprio per imitare gli USA che tale norma è stata introdotta?
a noi non resta che ricordare le parole di Charles Baudelaire
"Se non volete essere schiavi martirizzati del Tempo ubriacatevi, ubriacatevi sempre!
Di vino, di poesia o di piacere. A vostro piacimento."
Oppure con Jacques Brel
"C'è odor di birra da Londra a Berlino, c'è odor di birra madonna che buono,
c'è odor di birra da Ostenda a Milano, c'è odor di birra dammi la mano"

mercoledì, settembre 27, 2006

The Filth and the Fury-here's the Sex Pistols!



Finalmente ho visto il documentario di Julian Temple The Filth and the Fury" sul più grande, o forse non più grande, il più importante, forse no, insomma il gruppo Punk dei Sex Pistols.
Uscito qualche anno fa, il film ha avuto, al solito. una pessima distribuzione e pubblicità.
Tiremm'innanz.
Pensato e girato dallo stesso regista di The great rock'n'roll swindle si può considerare come un (tardivo) atto di riparazione di Temple verso i Sex Pistols stessi. In effetti The Swindle era opera totalmente frutto del punto di vista del manager Macolm McLaren, intento a creare il proprio mito di "grande e geniale Manager" capace di manipolare l'intera opinione pubblica di un paese e di portare al successo quattro ragazzotti privi del benché minimo talento.
Th filth and the Furyrimette la verità al suo posto, con uno stile da vero documentario sobrio e ben realizzato, con immagini di repertorio e interviste mixate in modo sapiente. Soprattutto il film inquadra la storia del gruppo Punk all'interno di un quadro sociale e poltico più generale, ritraendo un'Inghilterra in pieno conflitto sociale, un paese in cui disoccupazione. crisi economica e razzismo si fondevano dando vita ad una situazione di emergenza sociale.
In questo quadro i Sex Pistols e la loro musica vengono visti come il riflesso di questa situazione. I Sex ed i Punk dettero solo visibilità, certamente spettacolare, a quella crisi sociale, che di lì a poco avrebbe portato Margaret Thatcher alla guida del governo inglese, con conseguenze che ancora oggi sono evidenti.
Il successo dei Sex Pistols non fu dunque dovuto all'abilità di un manager, che anzi fu probabilmente il maggior responsabile della subitanea e letale crisi nel quale il gruppo piombò con la stessa velocità con la quale aveva afferrato il successo, ma dovuto ad una forma di necessità, di bisogno diffuso. Il bisogno da parte di larghi settori della gioventù inglese di riappropriarsi della musica rock, che gli era stata sottratta dalle grandi e inarrivabili star , ed il bisogno di sfogare attraverso la musica la rabbia e la frustrazione versouna società inglese che non era capace di offrire alcun futuro alle giovani generazioni, e si nascondeva dietro i riti e i miti delle sue istituzioni fatiscenti e decadenti.
Da ciò l'importanza liberatoria della musica e della provocazione SexPistoliana, che rappresentò un tentativo disperato di autoaffermazione.
Interessante , poi, notare, come la reazione ai Sex Pistols e a ciò che rappresentavano non fu certo molto democratica o tollerante: banditi da quasi tutti i locali, censurati da tutte le stazioni radio e Tv, inseguiti da fanatici religiosi ed estremisti di destra, arrestati e multati più volte, i quattro furono costretti a cercare fortuna negli USA, dove, visti come un fenomeno da baraccone e ormai alla deriva, a causa anche della tossicodipendenza di Sid Vicious, decisero di sciogliersi, finendo tutto sommato in gloria, pria di diventare parte di quell'Establishment che avevano combattuto e gli aveva combattuti.

martedì, settembre 26, 2006

Telefilm: Lost finalmente!

E' iniziata da un paio di settimane la seconda stagione di Lost sul canale FOX: Ci avevano lasciato col fiato sospeso con Jake, Kate, il grande ugo Hurley, e quel pazzo di Locke alle prese con la botola con i numeri maledetti, e con il rapimento del piccolo Walt e Michael, Sawyers e l'enigmatico coreano Jin sotto l'attacco degli "altri".
Insomma, i simpatici e gli antipatici dell'Isola divisi in due gruppi ma uniti da un destino enigmatico,
La seconda stagione inizia, necessariamente, con dei colpi di scena, come da tradizione. Colpi di scena non sempre credibili, bisogna dire. Senza spoilerare troppo per chi se li vedrà in chiaro sulla RAI (sempre che esista ancora la RAI) diciamo che il numero di coincidenze e di incontri "straordinari" sull'isola stanno aumentando in modo poco ragionevole. La trovata della botola e di quello che ci sta sotto è una delle cose meno riuscite viste finora. Più interessante la scoperta che ci sono altri superstiti del naufragio. Certo, tra scienziate francesi svitate, gli "altri", i superstiti dell'aereo e i "nuovi" abitanti, quell'isola incomincia ad essere più frequentata di Corso Buenos Aires all'ora di punta, ma tant'é.
Se devo giudicare le puntate, diciamo buona la prima, come sempre quando gli autori si incentrano su Jack, meno la seconda, come sempre quando il noiosissimo Michael (senz'altro il personaggio più stupido della serie) è al centro dell'azione.
La terza è parsa una puntata debole, forse la peggiore vista finora. Per fortuna ci si è risollevati con la quarta, con al centro il mitico Hugo, e Kate che viene scoperta sotto la doccia da Jake, una scena che ha ricordato alla lontana certe docce dei filmetti cochon anni70. Spero di vedere la bella Kate maggiormente al centro dell'azione nelle prossime puntate, senza dimenticare il rockettaro Charles.
Ah dimenticavo che fa il suo quasi esordio nella serie Michelle Rodriguez (si era vista di sfuggita in un flashback nella stagione precedente). Si presenta bene pigliando a pugni quell'antipatico di Sawyer. Insomma fa in cinque minuti quello che i vari Jack, Sahid ecc non sono riusciti a fare in 25 puntate.
Quello che suol dirsi una ragazza tutta pepe!

martedì, settembre 19, 2006

La Jhiad al Papa: una montatura mediatica

Negli ultimi due giorni tutti i mass-media, nessuno escluso, hanno aperto con dei titoloni su una presunta guerra santa che sarebbe stata dichiarata dall'Islam nei confronti di papa Benedetto XVI, a causa di alcune improvvide dichiarazioni di carattere teologico dello stesso in quel di Ratisbona.
Senza entrare nel merito, che non mi interessa ( e peraltro sembra non interessare a nessuno, perchè in realtà nessuno ha pubblicato cosa ha realmente detto Benedetto XVI, il che puzza un po' di cattiva coscienza ) non posso che constatare che si tratta di una enorme e smisurata messa in scena mediatica, uno di quelli che gli esperti di mass-media definiscono media event, ovvero eventi creati dai media.
I gornali parlano di grandi manifestazioni di rabbia del mondo islamico, ma in realtà, nelle foto pubblicate, non riescono a mostrare che qualche signore barbuto con qualche cartello al collo davanti ai resti di qualche pezzo di carta che si presume essere una "effige del santo padre". Con un miliardo di musulmani a disposizione, non sono riusciti che ad inquadrarne una mezza dozzina. Una prova di scarsa perizia professionale, o semplicemente mancanza di manifestanti?
A Teheran, ci informa "La repubblica", si sono svolte manifestazioni di protesta. Per l'esatezza, continua il sinistro giornale, trenta studenti coranici che hanno manifestato davanti al nunzio apostolico ed hanno lasciato uno striscione, con sopra scritto " contro la maleducazione del papa reagiamo con la bontà". un vero inno al terrorismo fondamentalista, non c'è che dire...
Dal momento che le reazioni del mondo islamico si sono limitate a qualche protesta di carattere diplomatico,e a qualche nota polemica di qualche ulema , c'era il bisogno di trovare qualcosa di più forte, e allora non poteva mancare qualche proclama della mitologica AL Qaeda, l'organizzazione colpevole di tutto, compresa l'influenza aviaria e il festival di Snaremo, anche se della sua esistenza reale dubita persino la BBC.
E allora ecco offerto in pasto all'opinione pubblica rimasta orfana dell'Orianona un bel proclama jhiadista che promette la conquista (addirittura) di Roma.
Peccato che uno vada a controllare e scopre che il sito terroristico è un blog tra l'altro ospitato proprio sullo stesso server che il lettore sta leggendo adesso.
Sì insomma i terroristi islamici hanno la loro base in California, proprio negli States della Lotta al terrorismo!
Stravagante vero? Se poi uno legge il blog in questione si rende conto che è opera di uno scervellato che, però, come diceva uno statunitense che ci è simpatico ( non è il solo) ha avuto il suo quarto d'ora di celebrità
Infine, visto che oltre alle chiacchiere ci vogliono anche i fatti, si prende l'unico vero atto di violenza, l'omicidio di una sventurata Suora Missionaria in Somalia, e lo si addebita alla inesistente "rabbia contro Benedetto XVI".
Il problema, per i nostri pennivendoli, è che in Somalia la violenza è , purtroppo per quello sfortunato paese, all'ordine del giorno da una ventina d'anni, e che non c'è nulla che qualifichi quel gesto come frutto di integralismo islamico, o quanto meno, che possa collegarlo direttamente alla esternazione papale. Nessuna rivendicazine, niente di niente.
Insomma si è fatta di un dibattito teologico di cui, a noi come al 99% dei cristiani o musulmani, non poteva sbattere di meno, e si è confezionata una "crisi internazionale" fittizia, giusto per perorare la causa di quella bestialità che va sotto il nome di "scontro di civiltà" e che invece andrebbe più realisticamente chiamato "scontro fra le élites dominanti con la scusa della religione per il controllo delle risorse energetiche del pianeta"
Per chi volesse qualcosa di più serio su cui riflettere consiglio l'ottimo articolo di Sbancor sui fondamentalismi.
PEr gli altri riascoltarsi Imagine dell'indimenticato John Lennon
"imagine there's no heaven, above us only sky"
E bruciate quella carta straccia!

mercoledì, settembre 13, 2006

Libri: Nahui di Cacucci

Cacucci è uno dei miei (pochi) scrittori preferiti. Di lui ho letto una manciata di libri, tra cui "San Isidro Futbol club", raccontino simpatico su calcio, sudamerica e coca (non cola) "Ribelli" e "Oltretorrente", libri di grande passione ideologica e politica, due cose poco di moda oggigiorno, ma sopratutto In ogni caso nessuno rimorso libro che ripercorre l'epopea della cosidetta banda Bonnot, uno di quei libri che ti travolge e ti lascia un segno nel profondo.
Ultima sua fatica Nauhi ennesimo ritratto di una ribelle, di una di quelle persone che non piegano la testa e vivono la propria vita secondo le proprie covinzioni e predisposizioni, e non secondo i dettami della società.
Nata come Carmen Mondragon, figlia prediletta di un generale dell'esercito messicano, che fu tra i protagonisti di un colpo di stato organizzato per "riportare l'ordine" nel Messico di inizio secolo, sconquassato da rivoluzioni, guerre civili, corruzione e dittature, Nahui Olin (così si ribattezzò) fu musa ispiratrice di molti artisti, ed essa stessa pittrice, scrittrice e musicista. Fu una delle prime donne, la prima in Messico, a posare nuda per foto d'arte, nella convinzione che il suo corpo fosse un capolavoro tale da non dover essere celato alla sguardo altrui. Il libro. oltre che narrare la vita sofferta e avventurosa di questo personaggio, ripercorre la storia del Messico di inizio secolo fino agli anni 30, narrandoci miserie e noblità di molti personaggi dell'epoca, dai capi di stato e generali, ad artisti rivoluzionari e cialtroni come il Doctor Atl, ad attrici e cantanti dell'epoca. Tutti personaggi che contribuirono, nel bene e nel male, a quell'epoca tragica e grandiosa, e che Cacucci ritrare a tutto tondo, per così dire.
Sullo sfondo il Messico, un paese affascinante e che Cacucci dimostra di conoscere e amare con grande passione.
Lo stile di Cacucci è, nella circostanza, alle volte un po' troppo magniloquente, ma comunque sempre di grande qualità ed efficace .
Insomma, un libro che mi permetto di consigliare ;-))

lunedì, settembre 04, 2006

Schiavismo nella "democratica" italia!

Pensiamo di essere un paese civile e democratico, ovvero un paese in cui alcuni diritti fondamentali sono fuori discussione.
Uno di questi è il diritto alla libertà, che significa libertà di movimento, libertà di parola, di espressione e di associazione. Non è così. In Italia ci sono persone che non hanno queste libertà. non solo, ma non hanno neanche la minima libertà, Sono, a tutti gli effetti, degli schiavi.
Non ci credete? allora leggete lo sconvolgente articolo dell'Espresso nel quale vengono raccontate le disumane condizioni di vita e di lavoro dei migranti impiegati nella raccotla dei pomodori in Puglia. Da questo ritratto emerge chiaramente, tra le altre cose, come la ignobile legge Bossi-Fini serve non certo a difenderci dalla criminalità o dagli sbarchi dei clandestini ( che sono movimenti di protata storica che è ridicolo dissuadere con delle leggi di tipo repressivo) ma serve a mantenere in stato di schiavitù esseri umani reali, la cui umanità viene negata dalla etichetta di "clandestino", prima, e dalle sprangate e umiliazioni degli schiavisti.
Non solo, ma viene provato in modo netto e, oserei dire, devastante, che il cosidetto "Stato di diritto" è solo una pietosa bugia e paravento dietro il quale l'interesse del più forte prospera e ingrassa, alla faccia dei diritti umani, della dignità del lavoro, dell'eguaglianza di fronte alla legge, della democrazia della libertà e di tutte le belle favolette che ci raccontano dalla nostra nascita fino al giorno della nostra morte.
Credo di essere troppo incazzato per dire altro.
PS
Ringrazio Emiliano dal cui blog ho ripreso la notizia.

domenica, settembre 03, 2006

Cinema: Le colline hanno gli occhi


Una delle novità più fastidiose inventate negli ultimi anni dai gestori di cinema è quella dei posti numerati. Sarà forse utile per chi va al cinema in comitive numerose, e intanto che aspetta che arrivino i ritardatari compra i biglietti e può assicurarsi i posti senza dover distribuire golfini e borsette su 10 file diverse, ma per chi va da solo o in minima compagnia a vedere dei film non particolarmente commerciali in periodi di stanca, non c'è nulla di più deleterio.
Se c'è una cosa bella è infatti poter usufruire di una sala semivuota, per non dire vuota, potersi scegliere un posto bello isolato, e godersi il film, con la stessa tranquillità e solitudine che si può avere in casa propria, però col grande schermo e il Dolby Surround. Cosa che dovrò tenere a mente in futuro è di rifiutare il posto che le signorine alla cassa ti appioppano. Infatti ti propongono puntulamente, sorridendo ambiguamente, un posto a metà sala. Non sapendo cosa lo attende, e per cortesia, il malcapitato accetterà. Si troverà quindi circondato da persone che non conosce, e che hanno come lui accettato tale "cortesia",ma con cui dovrà condividere l'esperienza di vedersi il film. Dovrà quindi sorbirsi commenti e commentini, risate fuori luogo o urla agghiaccianti, per non parlare del continuo sgranocchiare pop corn et similia, e tutto ciò da persone che sono delle perfette estranee, e che mai e poi mai inviterebbe a casa sua, e, per giunta, in una situazione, essendo la sala completamente vuota, che non ha alcuna giustificazione di forza maggiore.
E' con questo stato d'animo leggermente disturbato che mi sono posto alla visione del film "Le colline hanno gli occhi" di Alexander Aja, remake di un film di Wes Craven. FIlm ampiamente derivativo, e non solo per la evidente ragione che si trattava di un remake. In realtà. più che dall'originale ( di cui ho un vaghissimo ricordo, per non dire nullo) il film mi è parso prendere di peso diverse situazioni da due recenti slasher, ovvero Wrong Turn e il rifacimento di Non aprite quella porta, che tra l'altro sono due dei migliori Horror film che abbia visto negli ultimi anni ( e che ho apena rivisto di recente). Dal primo si prende la storia delle mutazioni genetiche e dell'incidente provocato, dal secondo una scena di suicidio e il subplot del neonato rapito e della ragazzina che dà un insperato aiuto.
Nonostante questo, e alcune sbavature di sceneggiatura, devo dire che il film fa il suo dovere, soprattutto negli ultimi 40 minuti, con la giusta dose di tensione e ,tra l'altro, una dose di Gore puro inusuale nel cinema molto sterilizzato degli ultimi anni.
Insomma un discreto remake, probabilmente migliore dell'originale, che consiglio di gustare in perfetta solitudine, magari con una porta cigolante ed una finestra che sbatte scossa dal vento...

giovedì, agosto 31, 2006

L'assassinio di Renato Biagetti: un omicidio fascista

La notte del 26 agosto, a Focene, sul litorale Romano, veniva ucciso a coltellate il giovane Renato Biagetti di ventisei anni, Le scarne e distratte cronache agostane catalogano subito il delitto come conseguenza di "una rissa tra balordi" per giunta "per futili motivi". La verità, dopo qualche giorno, come sempre, viene a galla. Renato non è un balordo, ma un giovane senza alcun precedente penale, con idee di sinistra, che frequenta i centri sociali e le feste come quella da cui stava tornando in compagnia di due suoi amici, Paolo e Laura. Gli amici e i parenti lo descrivono come una persona tranquilla e, istintivamente non violenta. Gli aggressori sono due govanissimi, di cui il più grande. Vittorio, figlio di un carabiniere, si è fatto tatuare una croce celtica sul braccio, sormontato dalla scritta "Forza e onore". In più gira spesso armato di coltello, come quella tragica sera. Insomma, si tratta del classico fascista di borgata, cane sciolto ma non per questo meno intriso di quella retorica della "forza e dell'onore" di cui deve essere talmente convinto da essersela fatta tatuare sul braccio.
La ricostruzione dei fatti non è, al solito, chiarissimo. Quello che è certo è che sono le 5 del mattino e i tre ragazzi escono dallo stabilimento balneare dove è appena finita una festa reggae, qui vengono avvicinati dalla macchina su cui stanno gli aggressori, partono delle minacce e degli insulti, poi Vittorio Emiliani scende e colpisce con sette coltellate Renato.
Difficile dire che si tratti di una rissa, e altrettanto difficile è affermare che non vi sia premeditazione (la strada è a fondo chiuso) Ancora più difficile è sostenere la tesi, che viene subito sposata dai carabinieri e da pressochè tutta la stampa, che non sia un omicidio a sfondo politico. Se uno che ha una celtica tatuata accoltella uno che frequenta centri sociali è difficile dire che non vi sia, almeno in parte, una motivazione politica. Peraltro la politica non ha mai evitato la deriva della stupidità o della follia, anzi.
Il litorale romano è, peraltro, una zona dove la destra più radicale e razzista ha uno delle sue roccaforti. Una zona dove sono frequenti le aggressioni sia nei confronti degli "avversari" politici, sia quelle di stampo razzistico, Proprio la sera prima si era verificata una selvaggia aggressione nei confronti di quattro clochard assaliti e prese a bastonate e sprangate da ignoti aggressori.
Un omicidio forse causale nella sua brutale stupidità e nei suoi protagonisti, ma sicuramente non casuale nella sua logica. Quando si creano dinamiche di odio e violenza diffuse, è del tutto ovvio e quasi inevitabile che, prima o poi, ci scappi il morto.
Un omicido che quindi non esito a definire fascista in quanto, al di là della evidente connotazione politica di chi l'ha commesso, è il frutto di una chiara, per quanto confusa e velleitaria, visione politica della società. Una visione dove bisogna "distruggere il diverso" come recita un aberrante quanto fortunato slogan, dove l'esercizio della forza significa "Onore", e dove ignoranza ed emarginazione sono terreni fertili per l'attecchire della malapianta del razzismo, della violenza e della discriminazione.

giovedì, agosto 24, 2006

Domino: uno spot in salsa Pulp


Per fare un film dovrebbero bastare alcuni elementi di base: una storia, degli attori in grado di recitare, e un regista in grado di mettere per immagini quanto sopra e di realizzare qualcosa che sia comprensibile ed intrigante: Sembrerebbe semplice, ma così non è. Prova di questo è Domino ultimo film di Tony Scott. Gli elementi per fare un buon film c'erano tutti: una storia vera, di una ragazza bene che si mette in testa di fare la cacciatrice di taglie, un cast non stellare ma sicuramente di buon livello (Keira Knightely, il redivivio Mickey Rourke, Lucy Liu, Mena Suvari, Cristopher Walken e persino Tom Waits in un cammeo che forse è l'unica cosa da salvare del film, oltre alle grazie di miss Knightley ). Invece Domino è tutt'altro che un buon film, anzi si candida al mio personale premio di peggior film del 2006 (ma c'è ancora tempo). Questo perché il regista Tony Scott, che viene dalla pubblicità e non fa nulla per nasconderlo, ha preferito sacrificare qualsiasi logica narrativa alla "bella immagine" o comunque ad una estetica, peraltro molto discutibile, per cui ogni scena o quasi viene girata come se fosse il finale del "mucchio selvaggio", Da qui lo spreco di immagini dei nostri tre eroi (eroi?) che camminano al ralenty, oppure di scene con immagini sgranate, che potrebbe essere anche una buona idea, ma che usata ogni tre per due finiscono solo per annoiare lo spettatore. Il tutto condito poi con un montaggio a "cazzo di canguro" nel senso che il montaggio è alla cazzo, ma in più è fatto in modo saltellante, per cui si finisce per non capire niente. Se si aggiunge a questo una trama (trama?) talemente complicata e cervellotica da essere quasi impossibile da seguire (uno dovrebbe mettersi con il block-notes ad appuntarsi tutti i passaggi salienti, che sono almeno una trentina) da far generare il sospetto che sia stata fatta apposta per rendere incomprensibile il tutto, ne risulta un film indigeribile.
Alla fine il film risulta essere una sorta di lungo spot, con alcune scene che, prese a sé stanti, possono anche risultare intriganti e risvegliare la curiosità dello spettatore, appunto come avviene negli spot, ma senza una trama decente nè l'approfondimento psicologico che la materia avrebbe richiesto la pellicola finisce presto per essere noiosa, oltre che evidentemente stupida.
Il Tarantinismo di maniera che affiora qui e là non serve ad altro che come condimento Pulp di un lungo spottone sotto mentite spoglia.
PS. Ripensandoci, mi sono venuti in mente anche alcuni anacronismi delf ilm, per cui mentre la storia sembra ambientata oggi, nel 2005 (Domino riceve persino un premio come migliore cacciatrice del 2002) l'Afgano che fa parte del gruppo vuole ancora liberare l'Afganistan dai sovietici e Domino afferma che adora Pat Benatar, che dubito una ventenne di oggi sappia nemmeno chi sia.

martedì, agosto 22, 2006

W la bici!


Lunedi mattina, di buon'ora (beh, facciamo di discreta ora) ho inforcato la mia bici (un misto di mountain e city-bike) ho preso la pista più o meno ciclabile detta del Naviglio Martesana, e mi sono diretto verso l'Adda. Agosto, la città semideserta e la giornata soleggiata ma non troppo calda o afosa rendevano la giornata ideale per questo giro. La mia intenzione era di giungere fino a Vaprio d'Adda. Sul cammino, dopo circa quattro kilometri, il primo "strano"incontro. Due pecore! Cosa ci fanno due pecore alla periferia di Milano? Probabilmente quello che fanno tutte le pecore. Pascolano.
Proseguo. Poca gente in giro, per lo più anziani, qualche giovane genitore col bambino, e qualche aficionados della bicicletta. Questi ultimi si riconoscono perché sono vestiti di tutto punto e vanno come dei treni. Per dire il vero anch'io sono vestito di tutto punto, ho riesumato la mia vecchia maglietta ciclo amaranto, quella che il commesso mi fece prendere dicendo "deve essere stretta!" e difatti è stretta, cazzo, se è stretta. però, se ci entro, vuol dire che non sono poi così ingrassato (bugia autoconsolatoria). Ho il caschetto in testa, che se uno mi vede pensa che sono uno che se la tira, ma provate voi a cadere e ad esser ricoverati per trauma cranico, e poi vediamo se non vi mettete il caschetto pure per prendere le sigarette ( che poi io non fumo) In quanto all'andare come un treno...figuriamoci. Diciamo che ogni tanto a qualcuno dei fanatici provo pure a stare dietro, e alle volte ci riesco pure, ma so ch n on vale spomparsi per una stupida ed inutile prova d'orgoglio, che tanto sull'albo d'oro del Giro o del Tour non ci vado più, e nemmeno i fanatici che mi superano, del resto...
Vado del mio passo, abbastanza sostenuto perché ho in mente di fare circa una settantina di kilometri, e mica posso aspettare che si faccia sera, però nemmeno voglio morire disidratato. L'acqua ce l'ho, anzi è uno dei dissetanti in circolazione, comunque si beve e tant'é. Nel mio viaggio incontro papere e anatrelle varie, che alle volte stanno addirittura sulla strada, oltre che ai soliti piccioni e qualche cornacchia.
Ad un certo punto, dopo Groppello, mi trovo di fronte ad un bivio, da una parte la strada continua lungo l'argine del fiume, dall'altra scenda per una discesina ( non tanto discesina, scoprirò poi). Dovrei stare sulla strada lungo l'argine, ma non solo non è asfaltata, ma è piena di pietroni e buche. Che faccio, vado dall'altra parte?. Mi viene in soccorso la mia memoria cinematografica: non l'ho visto forse "Wrong turn"? non ho visto "le colline hanno gli occhi"? E se in fondo al sentiero ci fosse una famiglia di cannibali pronta ad assalirmi? Meglio la strada asfaltata e più frequentata.
Giusta decisione.
Non solo non vengo ucciso e divorato ma giungo proprio sul fiume. MA allora dove portava l'altra strada?
Meglio non saperlo.
Qui c'è un grande ponte. Mi viene in mente il ponte sul fiume Kwai.Scendo dalla bici e l'attraverso. Anziani, mamme e bambini sono tra gli altri visitatori. Giungo sull'altra sponda. LEeggo il cartello. Tara Gera D'Adda. Non mi dice niente. Pare che ci sia una bella basilica. Ripasso il ponte e faccio dietrofront, l'ultimo pensiero alla famiglia di cannibali che mi aspettava di là, nel bosco, sulla strada sbagliata.
Ancora trenta kilometri per tornare, ma piano piano, facendo ricorso alle ultime stille di energia (Ok, sto un po'esagerando) ce la faccio, a pochi kilometri dall'arrivo incontro di nuovo le pecore. Si sono spostate un poco più in là e sono una decina. Le saluto. Una bella passeggiata, lontano, non troppo ma quel che basta, dal traffico, dalla nevrosi della metropoli. passeggiando tra gli animali (pochi,ma va bene così) e salutando persone sconosciute.

sabato, agosto 19, 2006

Cinema: Lady Vendetta e London


Lady vendetta di Chan Wook Park è uno di quei film che lasciano lo spettatore medio indeciso sul fatto che si sia di fronte ad un capolavoro o ad una boiata pazzesca per dirla alla Fantozzi. Il film alterna in effetti momenti di altissimo cinema a cadute di tono e di stile, cinematografico e non, piuttosto evidenti. La trama è presto detta: una donna, che si era autoaccusata dell'uccisione di un bambino, esce dopo 13 anni dal carcere e cerca di vendicarsi del vero responsabile dell'omicidio. Il montaggio del film è fin troppo serrato e i continui salti spazio-temporali non facilitano di certo la comprensione dela trama, già piuttosto frammentaria di per sé. Ma se si resiste ai primi venti minuti, e ad una sceneggiatura abbastanza sgangherata, piano piano si riescono ad apprezzare alcuni momenti sparsi qui e là di raffinata arte cinematografica, fatta di inquadrature fisse alternate a movimenti improvvisi, a scene drammatiche sottolineate da musiche originali e indubbiamente ben scelte, ad una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi. La trama è poi, seppur abbastanza schematica come ogni "vengeance film" che si rispetti, e piena di salti logici, molto più varia e complessa del tanto decantato (e sopravvalutato) Kill Bill. Purtroppo il film, come già detto, alterna momenti alti con cadute di tono vertiginose, tanto evidenti da far venire il sospetto che siano volute. Esempio perfetto è l'ultima scena, in cui la protagonista sta per riabbracciare la figlia, la neve cade intorno, una musica dolce e struggente sottolinea il momento e che ti fa il regista? fa dare alla protagonista una testata alla torta che lei stessa tiene in mano.
Il dubbio rimane: arte pura o pura cialtroneria?

Abbastanza sconcertato dalla visione di questo preteso capolavoro mi sono posto alla visione di London , film sconosciuto di cui ignoravo tutto, tranne che la protagonista femminile era Jessica Biel, da me amata dopo averla vista lottare contro una famiglia di cannibali nell'ottimo remake di Non aprite quella porta. Come spesso (ma non sempre) mi succede, il film sconosciuto risulta essere nettamente migliore di quello più conosciuto. La storia è anche qui molto semplice: un ragazzo, devo dire piuttosto sciroccato, e non solo perché fa ampio uso di alcool e stupefacenti, si reca alla festa di addio della sua ex( lei sta per trasferirsi in un'altra città), di cui è ancora follemente innamorato (ed essendo la sua ex per l'appunto Jessica Biel, non sappiamo dargli torto). Ha però la cattiva idea di procurarsi una bella dose di roba e, per giunta, di portarsi dietro la spacciatore, che in realtà è un agente finanziario ancora più sciroccato e disperato di lui. Tutto il film si svolge praticamente nel bagno della ricca proprietaria che ha organizzato la festa, dove i due discutono di tutto e di più, l'esistenza di Dio, il senso della vita, e soprattutto, il loro rapporto con l'altro sesso, che nel caso del protagonista è rappresentato dalla sua ex, appunto la London del titolo ( e io che pensavo fosse la città!) il tutto condito con una serie di flashback ben realizzati (il che dimostra che è possibile variare i tempi del racconto senza far perdere la biglia al povero spettatore) fino alla svolta finale.
Un film del genere si deve basare per forza su delle prove d'attore all'altezza, e bisogna dire che nessuno delude.
Bravo Chris Evans, finora noto come uomo torcia nei fantastici quattro, che dimostra di sapere recitare, brava (oltre che sexy) anche Jessica Biel, perfetta come oggetto del desiderio ma anche capace di tonalità drammatica da attrice vera. Ma l'asso nella manica del film è Jason Statham, già fattosi notare in The Italian Job che dimostra di essere un attore coi fiocchi, dando al suo personaggio uno spessore incredibile. insomma un film bello ed originale, credo che del regista/sceneggiatore Hunter Richards sentiremo ancora parlare, almeno mi auguro, perché in un cinema dominato dalle varie Sofia Coppola c'è bisogno urgente di gente con idee e capacità.

lunedì, luglio 31, 2006

La strage degli innocenti: Perché?

Domenica 30 luglio. E' una domenica come le altre, almeno per noi che abbiamo la fortuna di vivere in paesi che sono in pace, o almeno, che non sono teatro di guerra. Ormai le vacanze sono prossime e l'unica preoccupazione sembra quella di difendersi dal caldo. Come ogni domenica vado dai miei genitori a pranzare. Guardiamo il tg in attesa che inizi il (noiosissimo ) GP di formula 1. E una notizia stravolgente viene a turbare il sonnacchioso pomeriggio domenicale.
A Cana, in Libano, una bomba ( o forse più di una) ha centrato un edificio. Ma l'edificio è pieno di civili, per lo più bambini. Come si verrà a sapere più tardi, molti sono disabili. E' una strage, una infame strage. 60 morti di cui 37 bambini. Una strage che, fatte le dovute proprozioni, non è inferiore a quella delle Twin Towers . Mi verrebbe da gridare, da urlare, ma si sa le convenzioni sociali sono più forti delle emozioni. MI sale il sangue alla testa. Penso di sfogarmi attraverso il blog. Poi ci ripenso: meglio aspettare e vedere se ci sono novità, qualcosa che spieghi l'accaduto. E poi ci sono altri siti che sviscerano i problemi del mondo. Vado avanti con il mio stupidissimo e vacanziero post (quello che leggete qui sotto). Ma stamattina accendo la tv, cerco notizie, e mi incazzo di brutto. però incomincio a riflettere con più lucidità
E allora decido che qualche cosa va detto, oltre l'indignazione e la facile condanna ( non troppo facile se si abita in un paese così conformisticamente filoisraeliano come l'Italia)
E allora mi pongo la domanda: perché questa strage? le risposte più o meno valide che mi vengono in mente sono le seguenti
1) Errore: secondo un video diffuso dai comandi israeliani quell'edificio era il punto di partenza di lanci di missili da parte dei miliziani di Hezbollah. Il problema è che il video non dimostra nulla; può essere un edificio qualsiasi, inoltre gli israeliani si contraddicono dicendo che era da dietro l'edificio che sparavano ( o da davanti? decidiamoci!) Inoltre il video viene tirato fuori almeno 9 ore dopo la strage. Troppo tempo per non pensare ad una affannosa ricerca in qualche archivio. Infine i giornalisti presenti non vedono traccia di rampe di lancio , nè vengono trovati corpi di persone che possano essere miliziani hezbollah, nonostante le immagini vadano in diretta su tutte le emittenti arabe ( e non). Insomma una delle tante bugie israeliane.
peraltro se si sbaglia, si chiede scusa. Ma le scuse, per quanto inutili possano essere in casi come questi, non arrivano.
2) Teoria del "fallo di frustrazione": da calciofilo so che, quando un giocatore o una squadra non beccano palla, o non riescono a fare quello che vorrebbero, se la pigliano con le gambe degli avversari, e cercano di romperne qualcuna.
Tradotto: l'offensiva Israeliana non procede molto bene, anzi, finora il risultato è uno 0-0, per non dire che il mitico esercito con la stella di Davide sta facendo, militarmente parlando, sincera pena: tanti morti fra i civili, ma il potenziale di fuoco di Hezbollah rimane intatto. E le perdite tra i soldati israeliani aumentano. Addirittura le truppe sono costrette a sgomberare un paio di villaggi occupati perché vengono fatti a fettine dal fuoco incrociato. E allora ecco che arriva il "fallo da frustrazione" sotto forma di strage di innocenti. Non potendo sconfiggere chi le armi ce le ha, ce la si prende con chi non ce le ha, ed è troppo piccolo per usarle.
La differenza con il calcio, che per quanto sputtanato è un gioco con delle regole, è che qui si muore, E le regole non ci sono, perché l'arbitro è distratto, o meglio, indossa la stessa divisa di chi compie le stragi oppure ha perso il fischietto. E quindi si limita a "deplorare".
3) L'ipotesi più inquietante: Israele ha fatto quella strage, non per errore, o perché le è scappata la mano per impotenza e frustrazione, ma perché voleva fare la strage. E la voleva fare per la stessa ragione per cui ha voluto questa guerra.
Ricapitoliamo: è da due mesi che l'esercito israeliono fa strage di civili e non, palestinesi. Arrestano l'intero governo di Hamas, stroncando sul nascere qualsiasi possibile trattativa, poi mandano un gruppetto di soldati sul territorio libanese. Questi vengono arrestati (lo so, la versione ufficiale è che sono stati "sequestrati" sul territorio israeliano, peccato sia falsa, come dimostrano i primi lanci di agenzia del 12 luglio). Al posto di trattare uno scambio di prigionieri iniziano a mettere a ferro e fuoco l'intero paese. però non sfondano. E , nonostante i tentativi di coinvolgere Iran e Siria il conflitto rimane circoscritto, Tutttavia Israele continua ad avere l'appoggio USA e l'indifferenza europea ovvero la "luce verde". A questo punto la strage, con la promessa di andare avanti fino a "lavoro finito" (proprio così, uccidere è un lavoro)
Il dubbio allora è questo: e se Israele facesse il "lavoro sporco" per qualcun altro, ovvero cercassi di creare un caos in medio Oriente tale da giustificare l'entrata in guerra degli USA, che così potrebbero finalmente attaccare Damasco e, soprattutto, Teheran?
Certo, un'a strategia rischiosa, e che va perseguita calcolando bene i tempi e i modi, facendo finta di fare una azione limitata, aprendo speranze di trattative e "cessate il fuoco" abbastanza improbabili da non potere essere realizzate, insomma perseguire la stessa strategia che ha portato alla rioccupazione di Gaza, solo che stavolta con ben altre prospettive e ben altri rischi.
Spero francamente di sbagliarmi, ma il timore è che questa sia un'ipotesi tutt'altro che peregrina.
PS
Non ho volutamente messo alcuna foto della strage. Mi è parsa una forma di rispetto verso le giovanissime vittime di questo eccidio. Gli hanno tolto la vita, non togliamoli la dignità.

domenica, luglio 30, 2006

...ma sposano le brune..


Almeno così dice il luogo comune.
Per quanto mi riguarda la lista delle attrici brune che mi sposerei vede in testa, se non altro per ragioni "cronologiche" la simpatica Diane Lane, lanciata nel firmamento delle star da nientepopodimenoche il sommo Francis Ford Coppola, poi sparita per un po', causa matrimonio con Cristopher Lambert (ma chi te l'ha fatto fare, Diane?) ed ora ritornata in auge grazie a diversi film, (tra cui Complice la luna, La tempesta perfetta e qualche commediola sparsa)






Ma come resistere alla charme tutto francese di Emmanuelle Beart, e ai sui occhioni? Figlia di una modella ( ah beh, direte voi) e di un cantautore francese, Emmanuelle si è ritagliata un posto tutto suo nel panorama del cinema transalpino ed europeo. Meno fortunata invece nelle sua rare esperienze oltreoceano, dove continuano ad ignorarla.
Peggio per loro.





Una che non si può ignorare è indubbiamente Angelina Jolie . Figlia di John Voight, indimenticabile protagonista di veri e propri cult movies degli anni 70 come "Un uomo da marciapiede" e l'ossimorico nonché terrifico "Un tranquillo Weekend di paura", Angelina non ha ancora convinto nelle sue quaità di attrice, nonostante un Oscar vinto ( e chi se lo ricorda?). Per altre qualità pare invece aver convinto tutti, in particolare Brad Pitt. Che invidia!




E adesso arriva il turno di lei, anzi Lei, la vera icona di inizio millennio. Giustiziera geneticamente modificata nel cult CyberPunk "Dark Angel", dura ma con un cuore d'oro (battuta cult del serialTv "sotto la sua aria da dura e tutto quel cuoio sado-maso Max è una vera tenerona", poi ballerina di Lap dance che aspetta fedelmente il suo cavaliere senza macchia nè paura (Bruce Willis) che la difenderà in "Sin city" racchiude nei suoi ruoli le contraddizioni delle giovani generazioni. Il suo sorriso è una garanzia di genuinità. E che bel maglione!

sabato, luglio 29, 2006

Gli uomini preferiscono le bionde....


Questo il titolo di un mitico film con l'indimenticata Marylin Monroe.
Chissà poi se è vero. Che Marylin sia indimenticata.
Ma soprattutto, che gli uomini preferiscano le bionde
Per quanto mi riguarda ecco qui
una Sharon Stone al meglio della forma. Indimenticabile anche lei, ma forse per quello era meglio lasciare stare coi basic instinct 2 e 3 e 4. Forse Marylin fece Niagara 2?
Altri tempi.



Ed ecco qui la dolce e raffinata Michelle Pfeiffer, indiimenticabile in Married to the mob (il titolo italiano non me lo ricordo proprio, comunque è quello dove lei faceva la vedova di un mafioso, lui era matthew Modine e la regia di j.Demme) in I Favolosi Baker, in Batman returns e in molti altri film





E di lei che dire, della dolce e bravissima Naomi Watts. Che di lei si innamorano anche gli scimmioni di 12 metri. Anche le scimmie preferisono le bionde?
Per non parlare dei fantasmini giapponesi. ma "i'm not you fucking Momma!"








L'innocenza è una delle caratteristiche delle bionde, almeno così pare.
ma che dire di questa ALicia Silverstone ?
Siamo proprio sicuri che sia "la ragazza della porta accanto"?







Di certo non lo è Rebecca Stamos, femme fatale nell'omonimo film di Brian De Palma, nonchè mutante "cattiva" nei tre capitoli degli X-Men.






E per finire in bellezza, anzi con qualcosa di Bello, in tutti i sensi ecco Maria, Bello Maria, e mi fermo qui con i giochi di parole.
Infermiera in E.R, moglie inquieta in A History of violence e madre inquietante in The Dark.
Spero che continui ad inquietarci a lungo










Oh che sbadato, quasi mi dimenticavo di lei
E come si fa a dimenticare un premio Oscar?
Non si può, almeno in alcuni casi.
E nel caso di Charlize Theron non solo non si può, ma nemmeno si deve,
ecchecavolo!

Sono in vacanza!!

...E finalmente, dopo un anno quasi ininterrotto di duro lavoro. Avrò un po' più tempo per il blog, e per altre cose magari.
LA situazione, guardandosi attorno . è quel che è. Indulti e inciuci vari in arrivo, pensioni tagliate, il Libano, l'immondizia-calcio....C'è una gran voglia di tirare i remi in barca, e pensare ad altro.
Non mi darò al completo cazzeggio, anche se, ribadisco, la voglia è tanta.
Anyway, auguro a tutti di ricaricare le pile, almeno quelli che se lo possono permettere.
E il resto...è vita!

martedì, luglio 25, 2006

Calciopoli: Quando è peggio il tacon del buso...

Così si dice in Veneto per dire quando il rimedio è peggiore del male. Non mi viene inmente altro dopo la scandalosa sentenza che, in pratica, assolve tutti o quasi i protagonisti, dando un buffetto sulla guancia per colpe gravissime.
In effetti si può dire che la montagna abbia partorito il topolino: Di fronte ad uno scandalo di proporzioni gigantesche, in cui è stato provato che almeno gli ultimi due campionati, ( ma i sospetti riguardano gli ultimi dieci campionati) erano stati totalmente falsati, con arbitraggi che aggiustavano questa o quell'altra partita, i responsabili degli arbitri coinvolti e su su fino alle massime autorità sportive,e almeno 4 squadre (ma ce ne sono un altro paio in ballo) coinvolte fino al collo. la CAf ha così sentenziato: Juve in B a -17. fiorentina lazio e milan incredibilmente in A con pene che vanno dai 19 punti della fiorentina ai soli 7 del Milan, per giunta in Champions league, e quindi senza danno economico alcuno, einfine squalifica di pochi mesi a Carraro e Galliani.
TAnto per fare qualche paragone, nell'altro grande scandalo, quello delle scommesse del 1980, in cui tutto verteva su alcune partite forse aggiustate per lucro, ben due squadre, milan e lazio, furono retrocesse e fu squalificato per due anni un certo Paolo Rossi, in aggiunta a giocatori come Manfredonia, Giordano e altri. Nel 1974 una semplice telefonata dell'allora presidente del Verona ad un suo ex-giocatore prima di un Napoli-Verona decisivo per quest'ultima portò alla retrocessione del Verona. L'anno passato il Genoa fu retrocesso in classifica all'ultimo poato della serie B, e quindi in serie C, dopo che aveva conquistato la serie A, il che vuol dire che fu sostanzialmente retrocesso dalla A alla C per una sola partita.
Quisquilie in confronto a quanto avvenuto in questi anni.
Ed il risultato di tutt questo can-can che ha occuapto per mesi i giornali qual'è stato? un buffetto.
Anzi, vengono addiruttura preannunciati altri ricorsi, equinid, altri sconti . D'altro canto come dare torto agli juventini, che sono gli unici a pagar dazio, seppure in modo molto meno duro del previsto, tanto che loor stessi avevano chiesto una serie B con 15 punti di penalizzazione?
E' finita a taralluci e vino, certo non per molti arbitri, squalificati per anni, ma ci si chiede, per conto e per chi agivano quei signori, se poi i mandanti l'hanno fatta franca? Che senso ha prendersela con Tizio, manovalante di Caio, se quest'ultimo viene sostanzialmente assolto?
Scrivevo un paio di mesi fa: "Spero di sbagliarmi, ma alla fine il sistema assolverà tutti perché deve autoassolversi. "
Purtroppo, non mi ero sbagliato di molto

domenica, luglio 23, 2006

Un crimine contro i bambini

C'è un cosa che mi stringe la bocca dello stomaco da un paio di giorni, e non riesco a darmi pace.
Di cosa sto parlando? Ecco di cosa sto parlando...

Guardate bene, questa foto: lo so non è un bello spettacolo, anzi non è uno spettacolo. E' l'immagine di una tragedia. o meglio, di un assassinio. L'assassinio di un bimbo libanese da parte dei missili israeiliani, uno dei tanti causati da quella che in Italia i più coraggiosi hanno osato definire "una reazione eccessiva". Gli altri hanno applaudito in piedi.
Il mio scandalo non nasce dalla ipocrisia e dal criminale cinismo dei nostri (nostri?) politici e giornalisti.
O meglio, non solo da quello.
La mia angoscia nasce da questa altra foto:

Qui vediamo una bambina israeliana (in realtà sono almeno due) mentre mette la sua firma, sorridente, su una di quelle bombe. Una di quelle bombe che, tra qualche ora, o giorno, o settimana, ammazzerà qualche altro bambino, da qualche altra parte, libanese o palestinese.
I bambini sono innocenti, si dice, ed è vero. Fanno quel che gli si dice di fare. Quello che gli adulti gli dicono di fare. Ma gli adulti non sono innocenti, sanno cosa stanno facendo. Sanno a cosa servono quelle bombe e sanno cosa vuol dire far mettere una firma o, magari, qualche bel pensiero di retorica patriottica su una bomba dalla mani di un bambino.
Significa farlo partecipare a qualcosa di più grande di lui, che non conosce. Signifca invischiarlo moralmente in un omicidio.
Significa fare di lui un individuo abituato alla guerra e alla violenza, Significa abituarlo alla guerra, in modo che domani sia pronto ad andare a combatterla, ad uccidere e a morire.
Non mi interessa qui stabilire se anche gli arabi o altri fanno lo stesso. Non mi interessa perché non mi interessa stabilire chi siano i"buoni" o i "cattivi".
Voglio solo dire una cosa; che chi fa questo, chi coinvolge bambini in una guerra, chi li rende indifferenti o addirittura contenti della morte di altri bambini dovrebbe essere bandito dal consesso umano per sempre.
punto e a capo.
Già, ma quale "consesso umano"?

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