Come saprete tutti, anche chi segue poco o nulla di cinema, è uscito nei Cinema la ennesima versione "Live Action" ovvero interpretata da attori in carne ed ossa, di uno dei classici della Disney, quei film girati magari decine e decine di anni orsono in versione cartone animato.
Questo film ha raccolto una serie di giudizi negativi pressoché unanimi, persino la critica "ufficiale" ne ha preso le distanze, visto che solo il 40% delle recensioni (dati del sito Rotten Tomatoes ) hanno dato un giudizio positivo del film, laddove per positivo si intende anche una tiepida sufficienza, e spesso con la motivazione che il film, per quanto bruttino, non sia il peggior Live action (Pinocchio ed il remake di Peter Pan guidano questa infame classifica). Su ImDB le recensioni degli spettatori danno addirittura una media inferiore a 2 su 10, francamente una esagerazione in negativo.
Da un punto di vista finanziario "Biancaneve" rischia di diventare un flop storico: costato quasi 400 milioni di dollari ne ha finora incassati neppure la metà, e teniamo presente che degli incassi totali solo un terzo circa arriva nelle tasche dei produttori.
La colpa di questo flop è stato fatto ricadere quasi per intero sulla scelta della protagonista, interpretato da Rachel Zegler, e sulle sue continue dichiarazioni provocatorie e arroganti che avrebbero indisposto il pubblico. Ancora si è sottolineato che scegliere una attrice "latina" per la parte di una che dovrebbe avere la pelle come la neve sia stato sbagliato ed infine, fra le critiche più sentite (e più stupide, ovviamente) il confronto fra la bellezza della regina (interpretata da Gal Gadot) e quella di Biancaneve sarebbe troppo evidentemente a favore della prima. Questa critica è inconsistente, non solo perché nel film non si parla poi di bellezza esteriore ma interiore, ma perché obiettivamente non vi è un "miss match" fra la Gadot e la Zegler dal punto di vista estetico. In una precedente versione sanguinolenta e per adulti "Biancaneve ed il Cacciatore" la distanza estetica fra la Regina cattiva (Charlize Theron) e Biancaneve (la slavatissima e sopravvalutata Kirsten Stewart) era di gran lunga superiore, eppure nessuno se ne lagnò. Peraltro la interpretazione della Zegler viene ritenuta da molti critici come l''unica cosa da salvare.
In realtà, al di là di tutte queste motivazioni, e al di là di una trama che è stata considerata discutibile, la indignazione che questo film ha creato ed il suo miserrimo risultato economico non sono spiegabili semplicemente con motivazioni di carattere estetico -cinematografico, ma sono il risultato di una lunga discesa del cinema mainstream (e non solo) dal campo della narrazione cinematografica, a quello della stolida propaganda ideologica, che ha piegato la settima arte a puro mezzo di propaganda di una determinata ideologia, quella denominata woke, e che viene rimarcata solo in alcuni casi, ma è presente nella maggioranza dei prodotti cinematografici degli ultimi 10 anni.
Diciamo che, quando si toccano e si modificano storie con le quali siamo cresciuti da bambini o adolescenti, con la scusa di renderle adatte ad una "audience moderna", che non esiste se non nei progetti di controllo tecnocratico dell'immaginario collettivo, allora la reazione diventa più veemente e pochi accettano cambiamenti che invece vengono fin troppo accettati in altri casi.
Abbiamo però visto decine di film, generalmente remake, sequel o reboot o requel o come altro venga chiamata quella grande industria del riciclaggio cinematografico, in cui le storie originali vengono prese e piegate alle esigenze della propaganda ideologica, e in cui quindi le donne, specie se giovani, sono sempre perfette, superintelligenti, superaltruiste, epperò narcisiste, sanno sparare con mitra che non avevano mai visto prima in vita loro come fossero marines superaddestrati, picchiano uomini che sono il doppio di loro, e inventano macchine per trasferirsi nel tempo a 16 anni di età.
Viceversa i maschi (salvo ceh siano minoranze etniche e omosessuali, ma neppure sempre) sono stupidi, meschini, codardi, mammoni e stupratori (come viene ben riassunto nel mediocre Barbarian).
Questo tipo di propaganda non nasce da esigenze narrative o da sentimenti positivi come si può ingenuamente pensare, ma da una precisa organizzazione economica del cinema di oltreoceano.
La DEI (Diversity, Equity Inclusion) è una organismo privato (si badi, privato, non pubblico) che finanzia esclusivamente film che rientrino nelle categorie di cui sopra, ovvero veicolino messaggi e rappresentino la diversità e l'inclusione, ovvero l'ideologia Woke. Non solo ma un film, per poter essere candidato all'Oscar (e sappiamo quanto conti sul piano commerciale questo) deve aderire a delle precise indicazioni, ovvero avere nel suo cast un certo numero di minoranze di vario genere e una adeguata rappresentanza femminile. In altre parole, La Cosa, di John Carpenter, dove vi erano solo maschi (con qualche PoC) oggi non potrebbe essere candidato, forse non potrebbe neppure venire prodotto, e sarebbe di certo considerato "sessista".
Ma la selezione avviene a monte, nella scelta degli sceneggiatori che non vengono scelti sulla base della loro esperienza, capacità e talento, ma sulla base di un modulo che viene compilato e dove bisogna indicare a quale "genere" (non sesso) si appartiene, a quale etnia, e anche eventuali disabilità.
Quindi la "equità" (che è poi una forma alquanto esplicita di discriminazione) diventa un modo per favorire in sede si stesura di sceneggiature rappresentanti di minoranze che poi, scriveranno sceneggiature prive di qualità (spesso facendosi aiutare dalla AI) per accontentare gli investitori che si aspettano un certo tipo di messaggio.
"un tempo parlavamo di quale storia avremmo dovuto raccontare che potesse interessare il pubblico, oggi si parla solo del messaggio da veicolare" si è lamentato un anonimo sceneggiatore americano. Questa sitauzione viene peggiorata dal ricorso sempre più evidente alla AI, che rielabora script già noti inserendoli alla meno e peggio in un contesto narrativo che dovrebbe essere nuovo, creando da un lato un'aria di deja vu, ma dall'altro facendo scadere la qualità del prodotto, che diventa troppo meccanico e freddo. Non c'è da stupirsi che le storie risultino scontate e cotemporaneamente piene di buchi di sceneggiature e vere e proprie assurdità.
Questa situazione viene notata dal grosso pubblico solo quando i creatori (si fa per dire) entrano in determinati terreni minati, le saghe alla Star Wars, ad esempio, il cosidetto universo MCU, fino ai remake delle fiabe per bambini, fra tutti il campo minato più pericoloso. E allora, solo allora, ecco che ci si accorge di una situazione generalizzata, che peraltro si esprime con il crollo generale delle vendite dei biglietti cinematografici, e con sempre più frustrazione verso prodotti considerati più un veicolo di propaganda che di intrattenimento.
L'aria però sta cambiando, le elezioni americane, che non sono la causa ma il sintomo, hanno mostrato che certe esagerazioni (che poi si trovano ben evidenti al di là dello schermo cinematografico e dello schermo televisivo) hanno ormai i mesi, se non i giorni, contati.
E' inevitabile che i produttori cercheranno di evitare altre enormi perdite finanziarie. e che quindi aggiusteranno il tiro nei prossimi tempi, e magari si possa tornare a vedere al cinema film, anche con contenuti, ma fatti con rispetto del pubblico e delle storie che si raccontano.