domenica, giugno 05, 2011

Milano, Napoli, Cagliari: l'italia s'è desta.

I risultati del secondo turno delle amministrative hanno del clamoroso, in sé e sopratutto in rapporto al fatto che sono avvenute in un paese come l'Italia, da sempre restio a qualsivoglia tipo di cambiamento (tranne quello degli allenatori di calcio).
Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli , Zedda a Cagliari; vittorie non solo sorprendenti per i nomi, ma anche per il modo netto e limpido con le quali si sono realizzate.
In tutti questi tre casi i neo sindaci sono persone giovani, o, come nel caso di Pisapia, fuori dagli apparati dei partiti. Sono persone appartenenti a quell'area che veniva definita, con una punta di disprezzo, "sinistra radicale".
Esprimono la voglia dei cittadini, o almeno di quella parte che li ha votati, di tornare a contare, di tornare a dire la propria. Sono il risultato di anni di controinformazione sui blog e sulla rete (che non appartiene solo a Beppe Grillo, che tra l'altro esce ridimensionato da questo turno elettorale, dal punto di vista politico prima che da quello numerico) di voglia di partecipare e di essere, appunto, cittadini, e non sudditi.
La situazione che conosco meglio è quella di Milano, una città ipnotizzata da 18 anni, prima dai leghisti (ma quello era in certa misura voto di protesta) poi da 12 anni di affarismo con contorni sempre più disciplinari/razzisti.
La sinistra aveva fatto il possibile per spianare la strada a queste vittorie del centro-destra, scegliendo come candidati sindaci imprenditori più preoccupati di isolare Rifondazione comunista che di battere l'avversario, oppure prefetti che poi hanno dimostrato che potevano tranquillamente essere candidati altrui. Questa volta invece è stato scelto, attraverso le primarie, un candidato autenticamente di sinistra. Molti dicevano che era troppo di sinistra, che con lui si sarebbe andati incontro ad una ennesima sconfitta, e quel vecchio babbione di Massimo Cacciati aveva addirittura affermato che la scelta sarebbe dovuta cadere sull'ex sindaco Albertini.
Per fortuna, dopo tante bastonate, il tafazzismo ha lasciato spazio alla coerenza ed al progetto, cose senza le quali si può anche vincere qualche volta, ma non si fa molta strada. Per cui sono state messe da parte le divisioni, cosa quasi miracolose, e si è fatta propaganda porta a porta, strada per strada, come vuole tradizione e buon senso.
Si è presentato un progetto dettagliato e credibile, anche a livello di zone di decentramento.
Certo i 5 anni (ma io allungherei la cifra) di malgoverno hanno contribuito, così come il calo di immagine di Berlusconi, che ha voluto pure intromettersi, anche se è difficile dire quale sia stato l'effetto di questa intromissione .
Infine, le divisioni interne allo schieramento avversario ed una campagna elettorale giocata tutta sull'attacco becero all'avversario, senza riuscire a proporre nulla di valido sul piano delle idee hanno fatto il resto.
Però non bisogna togliere i meriti di questa vittoria alle migliaia di volontari che hanno fatto propaganda per la città, nè tantomeno ai dirigenti.
Adesso viene il difficile: riuscire a mantenere almeno parte delle promesse e cercare di raddrizzare il timone della politica di una città che negli ultimi anni è diventata sempre più fredda ed invivibile, e che è ostaggio di consorterie che non sarà facile sradicare. Auguri neo-sindaco, ne hai bisogno...

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