mercoledì, novembre 28, 2007

Dexter



Dexter è una delle serie TV più insolite, coraggiose e disturbantiche siano mai state girate. Narra infatti le gesta di un serial Killer "buono" o per meglio dire, che sta dalla parte dei "buoni", ovvero Polizia e Legge.
Di questo telefilm avevo già parlato qualche mese fa al tempo dell'ultimo telefilm festival in termini critici.
Pur ribadendo buona parte delle critiche al tempo fatte, ovvero che l'idea su cui si basa il telefilm è tirata per i capelli, discutibile sul piano narrativo e morale, devo ammettere che questa serie è fatta veramente bene.
Accipicchia se è fatta bene.
E mi sta prendendo sempre di più....

giovedì, novembre 22, 2007

Britney floppa



Questa notizia non ve la sta dando nessuno, quindi ve la dò io. Non che sia essenziale, che si può vivere anche senza, però...
Però dopo tanto parlare di ritorno sulla scena musicale di Britney Spears, dei suoi guai, dei suoi figli, e dopo un lancio in grande stile (che avrebbe voluto essere in grande stile) di singolo e disco era interessante vedere se ancora fosse la regina del Pop, se ancora avesse il carisma che le permetteva di stazionare per mesi in testa alle classifiche.
La risposta è nei numeri, che alle volte possono essere impietosi.
Se ha fatto notizia che, per la prima volta, il disco di Britney non avesse iniziato dal numero 1 delle classifiche USA, ma solo dalla posizione d'onore, tenuto alla distanza dal ritorno degli Eagles (che hanno venduto più di 700.000 copie in una sola settimana, cose d'altri tempi) ancora più clamoroso è quanto successo in seguito.
Il disco non solo non ha guadagnato posizioni, ma le ha perse inesorabilmente.
E' infatti passato alla settima posizione la settimana successiva per precipitare alla 23ema. Non meglio il singolo "Gimme More" che ha conquistato la terza posizione per poi scendere rapidamente.
In Europa va pure peggio: male in Inghilterra dove il cd è sceso dalla posizione 13 alla 36, ed il singolo è 13esimo, Peggio in Italia, dove dal sesto posto è sceso alla posizione 23 per precipitare addirittura alla 43, preceduta da dischi usciti ormai da mesi o di artisti pressoché sconosciuti. In Spagna addirittura pare non pervenuta.
Insomma un flop di quelli "sanguinosi".
Evidentemente la scelta affrettata da parte della casa discografica di spingerla a realizzare un disco a tutti i costi con materiale scadente, la pessima esibizione agli MTV Award (se non erro il nome) il bruttissimo video accompagnato da una canzone quasi inascoltabile non sono state scelte felici.
Ed il pubblico, stanco di capricci e gossip, ha voltato le spalle alla ex star del pop.
Intanto al primo posto USA dei singoli e dei Cd c'è Alicia Keys, e la cosa non mi spiace affatto.

martedì, novembre 20, 2007

E' arrivato Il telemetallaro!


Girando sulle emittenti satellitari sono capitato su una di quelle che mandano in onda video musicali. Per dire il vero guardo soprattutto queste emittenti, in particolar modo quando devo ingannare il tempo. E girando in cerca di qualche video commestibile e/o qualche canzone caruccia (qualcuno c'è, per esempio l'ultimo di Kyle Minogue, video elegante e sorprendente buona canzone, e quello di Alicia Keys) mi sono imbattuto in tale Pino Scotto.
Costui è, mi è parso di capire, una specie di santone del metal più duro e puro. L'ho pure visto una volta su un palco ad urlare sguaiatamente dentro un microfono mentre dei tizi zazzeruti come lui facevano finta di essere una band di rispetto.
Non immaginatevi però un tipo simile a Axel Rose o a Steve Tyler.
Direi che siamo di più dalle parti del ragionier Fantozzi, seppur lungocrinuto.
Il tipo in questione tiene una trasmissione in cui parla, è il caso di dire, a ruota libera. Talmente libera che, generalmente, non si capisce assolutamente di cosa stia parlando, o di quale sia il suo pensiero, sempre ammesso che abbia un pensiero.
Le sue frasi stereotipate si dividono in due categorie: quelle positive, e quelle negative. Nel primo caso dice cose tipo : Veramente ragazzi è roba forte, VAsco? cosa dire di VAsco, non c'è niente da dire, è un grande che altro si può dire? ragazzi veramente è roba forte"
Per la seconda categoria invece le affermazioni sono " veramente, è uno schifo ragazzi, ma dove andremo a finire, ragazzi, cioè veramente, fanno tutti schifo è uno schifo ragazzi..."
Ad uno che chiedeva cosa sne pensasse della legge che limita l'uso di alcoolici per evitare le "stragi del sabato sera" ha risposto farfugliando "sono cose pazzesche ragazzi, gente che si mette le bottiglie in tasca,dappertutto, ma penso che la legge sia da rivedere, ragazzi è pazzesco, cioè io rivedrei non solo quella legge ma tutte le leggi italiane, avete capito ragazzi?"
Ma questa descrizione non rende giustizia allo stile del Nostro, che è diciamolo, leggermente al di fuori dello stile oxfordiano come si può notare dal video.
La capacità di lanciare insulti è in effetti inversamente proporzionale a quella di articolare discorsi con un minimo di logica.
A me il tipo in questione fa ammazzare dalle risate, almeno quei 5 minuti che riesco a sopportarlo, però in effetti ho la sensazione che ci sia poco da ridere.
Che nel caravanserraglio televisivo ci sia posto anche per il tele predicatore Metallaro è un conto, ma il problema è che c'è gente che lo prende sul serio, che si rivolge a questi come veramente fosse una persona la cui opinione possa rivestire una qualche importanza, che sia portatore di una qualche, per quanto allucinata e stravolta, verità.
E ancora una volta si conferma una vecchia teoria, che qualsiasi idiota, posto davanti ad una telecamera, diventa un'opinion leader.

venerdì, novembre 16, 2007

Il triangolo nero- Un manifesto di intellettuali e artisti

Il Triangolo Nero è il titolo di un Manifesto-Appello contro la violenza verso i Rom, i Rumeni e le donne firmato da un nutrito drappello di scrittori, intellettuali ed artisti.
E' stato proposto da Proposto da:* Alessandro Bertante, Gianni Biondillo, Girolamo De
Michele, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Helena Janeczek, Loredana
Lipperini, Monica Mazzitelli, Marco Philopat, Marco Rovelli, Stefania
Scateni, Antonio Scurati, Beppe Sebaste, Lello Voce, Wu Ming.
Tra gli altri hanno firmato Massimo Carlotto, Gad Lerner, Fulvio Abbate,Carlo Lucarelli.

Questo Manifesto è stato, come al solito, censurato dalla "Grande Stampa" che ne ha pubblicato stralci infinitesimali e non significativi. Ho ritenuto opportuno dargli visibilità, per quanto mi è possibile.
Ecco il testo integrale:
*
IL TRIANGOLO NERO
Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori, artisti
e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne*


La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne
d'allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane
suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una
nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando
"emergenze" e additando capri espiatori.

Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L'omicida è sicuramente un
uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per
fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella
vita. L'odioso crimine scuote l'Italia, il gesto di altruismo viene
rimosso.

Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata
e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No:
della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali;
della prima si deve sapere che è italiana, e che l'assassino non è un
/uomo/, ma un /rumeno/ o un /rom/.

Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con
spranghe e coltelli alcuni rumeni all'uscita di un supermercato,
ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che
rimangono senza nome, senza storia, senza umanità. Delle loro
condizioni, nulla è più dato sapere.

Su queste vicende si scatena un'allucinata criminalizzazione di massa.
Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell'ordine sgomberano la
baraccopoli in cui viveva il presunto assassino. Duecento persone, tra
cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.

E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono
rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini
devono essere espulsi dall'Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e
di sinistra gareggiano a chi urla più forte, denunciando l'/emergenza/.
Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalità
(1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli più
bassi dell'ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati
commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto
Eures-Ansa 2005, L'omicidio volontario in Italia e l'indagine Istat 2007
dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci
la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni
ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il
responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il
marito o il compagno: la famiglia uccide più della mafia, le strade sono
spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto.
Nell'estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal
padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra
culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare,
era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne.
Falso: la violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di culture
altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione
e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l'aspetto
fisico e la disponibilità sessuale spacciandoli come conquista. Di
contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic
Forum sul Gender Gap, per quanto riguarda la parità femminile nel
lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell'influenza
politica, l'Italia è 84esima. Ultima dell'Unione Europea. La Romania è
al 47esimo posto.
Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?

Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i
rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che
impegnarsi nelle vere cause del panico e dell'insicurezza sociali
causati dai processi di globalizzazione.

Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso
viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare
le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all'assistenza
sanitaria, al lavoro e all'alloggio dei migranti; che è più facile
mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case,
piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.

Succede che sotto il tappeto dell'equazione rumeni-delinquenza si
nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.
Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima
di un omicidio bianco.
Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a
prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita
organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini
italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza
sessuale che è sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).
Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver
"delocalizzato" e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da
fame ai lavoratori.

Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo
giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d'ora di popolarità.
Non si chiedono cosa avverrà domani, quando gli odii rimasti sul terreno
continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra
convivenza e solleticando quel microfascismo che è dentro di noi e ci fa
desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si
esprime con parole e gesti rancorosi, mentre già echeggiano, nemmeno
tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi
da fuoco.

Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto,
come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in
Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente,
nell'ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che
promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà,
dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali
e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo
uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.
Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell'intolleranza il
triangolo nero degli asociali, il marchio d'infamia che i nazisti
applicavano agli abiti dei rom.

E non sembra che l'ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra
contro i poveri.

Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci
appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la
dismissione dell'intelligenza e della ragione.
Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.
Essere rumeni o rom non è una forma di "concorso morale".
Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.

Nessun popolo è illegale.


Per chi volesse aderire e sottoscrivere può farlo qui

lunedì, novembre 12, 2007

Un altro omicidio di Stato


L'omicidio di Gabriele Sandri da parte di un poliziotto dal grilletto facile, rischia di passare come un fatto legato alla cosiddetta violenza da stadio, e di essere così mistificato nel suo significato.
Il fatto che l'ucciso stesse recandosi ad una partita è un fatto del tutto casuale, ed è servito sì alle frange degli ultras più facinorosi ( e più palesemente legate all'estrema destra) di scatenare disordini, in particolare a Roma, ed altresì servirà al solito "giro di vite" repressivo, già si blatera di vietare le trasferte ai tifosi, come se il fatto che esistano dei poliziotti psicolabili che sparano e ammazzano sia legato al trasferimento di persone da una città all'altra a causa delle partite di calcio. Ma una rissa, peraltro di scarsa gravità, può accadere dappertutto, davanti ad un pub o ad una discoteca (anzi in quest'ultime la cosa è abbastanza frequente).
Il fatto da sottolienare è che, per l'ennesima volta, un cittadino italiano è stato ammazzato da un rappresentante delle cosidette forze dell'ordine.
Non è il primo, e non sarà di certo l'ultimo.
In Italia c'è una lunga, lunghissima ed interminabile catena di morti legate all'uso ed abuso delle armi (e non solo) da parte di Polizia, Carabinieri, Vigili Urbani etc.
I morti ammazzati durante manifestazioni sono, dalla caduta del Fascismo ad oggi, almeno 415.
Un elenco, peraltro parziale, di questi morti è contenuto nel sito della Fondazione Luigi Cipriani.
Oltre a questi morti, per così dire "politici", vanno conteggiati i morti "casuali", quelli dovuto ad azioni per contrastare la criminalità, vera o presunta, o per "errore", come nel caso di Sandri.
Un computo di questi casi relativo agli anni tra il 1975 ed il 1989, raccolto dal centro di Iniziativa Luca Rossi ( un militante di Democrazia Proletaria ucciso da un agente di Polizia in circostanze alquanto singolari) dà la cifra di 254 morti e 371 feriti. SI tratta di cifre vecchie che, se aggiornate, darebbero risultati ancora più agghiaccianti.
Da notare che solo nel 10% dei casi la vittima aveva una qualche arma che poteva giustificare la reazione violenta delle forze dell'ordine.
Il ricorso poi alla forza ed alla violenza negli ultimi 5-6 anni da parte delle forze di Polizia è sicuramente aumentato, basti pensare alla mattanza di Genova, alle cariche durante le manifestazioni anti-Tav, al caso Aldovrandi, alle cariche e ai pestaggi davanti al Morini, punte di un Iceberg di dimensioni ben maggiori.
Ma non c'è da stupirsi, questo è il risultato della politica dell'emergenza e della sicurezza, politica che è l'espressione della graduale ma continua trasformazione dello Stato Liberale, verso uno stato Neo-autoritario, in linea con le esigenze delle nuove Elites dominanti, quelle dei tecnocrati e della grande finanza internazionale.

sabato, novembre 10, 2007

L'ossessione securitaria e l'isteria antiromena

Se fossi un extraterrestre, capitato a causa di un guasto della mia astronave in quello che un tempo molto lontano era chiamato il Belpaese, penserei che l'Italia sia in preda ad una vera e propria ossessione, ossessione che sta portando a dei chiari ed innegabili segnali di delirio psicotico, paranoia acuta e psicosi collettiva.
Da un punto di vista alieno alla realtà, e quindi oggettivo, non si può pensare altro a proposito di quello che è seguito al delitto di Roma, perpetrato da un Rom ( e non un Romeno) ai danni di una donna italiana.
In quei giorni, e in quelli successivi, ci sono stati altri episodi di cui si è parlato e altri di cui si è taciuto. Una studentessa inglese uccisa a Perugia, due uccisi e 7 feriti a Guidonia dove un ex-ufficiale dell'esercito si è divertito a fare il tirassegno, un figlio che uccide la madre e va tranquillamente a lavorare, un ex-pugile che stermina la propria famiglia (5 uccisi).
Ma di un solo episodio si è parlato e straparlato fino a farlo diventare una specie di dimostrazione esemplare di una tesi precostituita, cioé di quello di Roma, in cui l'assassino era uno straniero, e la vittima un'italiana.
Questo singolo episodio è stato montato ad arte e ha portato a una quasi crisi internazionale,a deliranti richieste/proposte da parte di politici italiani di espulsioni di massa, a richieste e decreti legge incostituzionali per fronteggiare un'emergenza (l'ennesima emergenza)la pubblicazione di statistiche false e fuorvianti per supportare tesi improponibili e chi più ne ha più ne metta.
La confusione di termini, le semplificazioni e i dati parziali estrapolati dal contesto servono alla bisogna, ovvero all'obiettivo di dimostrare che "la gente si sente insicura e quindi c'è una emergenza".
Se guardiamo ai dati reali la teoria in voga ora che gli stranieri in quanto tali ( portino criminalità risulta essere semplicemente una fanfaluca razzista e xenofoba.
Basta leggere la sintesi del rapporto del Ministero dell'interno per scoprire che "A un 5% di immigrati regolari in Italia è ascrivibile, infatti, un tasso del 5% di criminalità, con un rapporto tra le percentuali pari a quello rilevabile per i reati commessi da cittadini italiani.".
Insomma è nero su bianco che gli immigrati regolari sono criminali esattamente quanto gli italiani, né una virgola in più nè una virgola in meno.
Ovviamente la percentuale si alza enormemente tra chi non è in regola visto che il fatto stesso di non essere in regola è diventato un Reato penale, laddove dovrebbe essere soltanto un reato amministrativo.
Ma passiamo alla questione omicidio, il delitto sicuramente più grave e odioso, da cui si può capire se vi sia, in un paese, una situazione di emergenza criminalità o sicurezza.
Bene, consultando il rapporto sulla criminalità del Ministero degli Interni (scaricabile in PDF dal sito dello stesso) si viene a sapere che gli omicidi volontari sono passati dai 1901 omicidi del 1991 ai 601 del 2005, il che significa che oggi gli omicidi sono un terzo di quelli che erano nel 1991, nonostante il numero di cittadini stranieri sia da allora aumentato vistosamente.
Se poi consideriamo che gli omicidi non sono tutti da collegare al crimine organizzato o alla cosiddetta "microcriminalità" ma naturalmente ne fanno parte anche i crimini per altri motivi tra cui quelli all'interno del nucleo familiare, questi sì in aumento, abbiamo una visone diversa del problema.
Consultando le tabelle si scoprono altre cose, per esempio che per quanto riguarda il movente, sempre nello stesso periodo, i delitti da criminalità organizzata calano da 340 a 121, quelli da furto/rapina da 120 a 53, mentre quelli familiari/passionali crescono in cifra assoluta da 97 a 192, diventando il primo genere di delitto in Italia. Si grida all'aumento della criminalità, ma invece bisognerebbe allarmarsi per il deteriorarsi dei rapporti familiari ed interpersonali, sempre più basati sulla violenza, in particolare quella dell'uomo sulla donna, come sottolineato da questo articolo
con interventi di Wu Ming1 ed altri a cui rimando per approfondire l'argomento.
Ma tornando un attimo alla questione omicidi, si è affermato, per giustificare l'isteria, che "i Rumeni compiono il 15% degli omicidi commessi da stranieri". Questa frase è stata scritta, tanto per rendersi conto dei tempi in cui viviamo, da Corrado Augias su "La Repubblica", ovvero non da un giornalistucolo qualsiasi su un giornaletto di provincia, ma da una persona di cultura, autore di svariati saggi e, si presume, di acuta intelligenza, sul più diffuso ed autorevole quotidiano italiano.
Bene, questa frase, non significa e non dimostra nulla. In effetti come ha scritto Wu Ming in un altro blog : "Il 15% degli stranieri arrestati per omicidio è composto da romeni, va bene, ma il 15% di cosa?
Il 15% di 74.
Di 74 omicidi commessi da stranieri in Italia nell’anno 2006.
Ergo: una decina di romeni arrestati per omicidio.
Su circa un milione di romeni presenti in Italia.
Cioè *un romeno su centomila* è arrestato per omicidio.
Un numero irrisorio, a dir poco ridicolo.
Stessa situazione per gli stupri: i romeni sono il 16% di 62 arrestati stranieri per stupro.
Cioè, anche in questo caso, una decina di stupratori.
In un paese dove si commettono sette stupri al giorno, quasi tutti commessi da italiani in famiglia.
Su queste cifre irrisorie si basa la falsità che porta al pogrom. Su questa non-emergenza è scattata l’isteria di un’intera nazione.
"
Isteria che si è manifesta attraverso le dichiarazioni deliranti dei vari Fini- Casini, (una coppia comica degna del duo Gianni-Pinotto) che hanno proposto l'immediata espulsione di 200.000 (o 250.000) stranieri, non si sa bene scelti sulla base di cosa ( Ogni anno vengono espulsi tra l'altro più di 80.000 stranieri).
Che queste siano parole dette in libertà, senza collegare il cervello e rivolte a persone che qaundo ascoltano hanno il cervello altrettanto scollegato è comprensibile riflettendo un attimo su Cosa questo comporterebbe se attuato, ovvero mobilitazione dell'esercito, rastrellamenti casa per casa, creazione di campi di concentramento (i CPT non basterebbero di certo) treni piombati con "danni collaterali" (leggi morti ammazzati) inclusi.
Certamente esistono sacche di povertà estrema e, quindi, di criminalità da monitorare con attenzione, e ci vuole, nel caso, una più severa applicazione della legge, ma quello di cui non c'è assolutamente bisogno è la diffusa isteria accompagnata dalla demonizzazione di intere popolazioni, che in Italia, lavorano, pagano affitti da capogiro per vivere in appartamenti miserrimi, vengono sfruttati, e ogni tanto qualcuno di loro muore cadendo da impalcature, senza che la famiglia riceva un solo euro, o qualche giornale trovi la notizia abbastanza interessante da meritare la pubblicazione.
Altre riflessioni interessanti le trovate qui e qui

mercoledì, novembre 07, 2007

Joss ed Eliza di nuovo insieme!



No, non mi sto dedicando al gossip, e nemmeno è il titolo di una telenovela.
Per chi avesse poca dimestichezza con la serie Tv "Buffy l'ammazzavampiri" Joss è Whedon, il creatore della serie, ed Eliza è Eliza Dushku, già Faith (ovvero l'ammazzavampiri "cattiva", nonché concorrente della protagonista, nella stessa serie e nel suo spin-off, Angel.
La notizia, che sta facendo ovviamente il giro della rete, è che a breve ci sarà una nuova serie televisiva, che per la prima volta rivedrà insieme due protagonisti del più cult dei telefilm degli ultimi dieci anni.
Certo non è il famoso spin-off annunciato a suo tempo con Faith protagonista, ma insomma, è quanto più si avvicina, e potrebbe pure essere migliore.
La nuova serie si chiamerà DollHouse e pare che racconti di un gruppo di persone tenute dentro una casa (Dollhouse). Queste persone vengono usate per delle missioni, hanno personalità, abilità etc che vengono "riscritte" di volta in volta prima di ogni missione, sono come dire delle "lavagne umane".
La trama può ricordare vagamente cose come Nikita o "Dark Angel".
La serie sarà prodotta dalla Fox, cosa abbastanza strana se si pensa che la Fox non ha lasciato buoni ricordi a Whedon, avendogli cancellato la serie Firefly (con qualche ragione, a mio avviso) e nemmeno ad Eliza, avendole chiuso Tru Calling (con meno ragioni, IMHO)
La serie stavolta sarà prodotta dalla stessa Eliza Dushku, e vedrà altri sceneggiatori di Buffy/Angel all'opera, tra i quali Tim Miner, a cui si devono alcuni degli episodi migliori delle sopracitate serie.
Per il momento sono assicurati 7 episodi (pochini, diciamolo) che potrebbero essere trasmessi negli States a partire da questa primavera.
Sciopero degli sceneggiatori permettendo, naturalmente.
Io, per mia parte, sto già salivando all'idea.


Stavolta se quelli della Fox fanno gli Str...non avere pietà, Faith!

martedì, novembre 06, 2007

Addio, Barone Liedholm



E' morto all'età di 85 anni Nils Liedholm.
Giocatore di calcio prima ed allenatore poi, è uno di quei pochi personaggi sportivi che hanno lasciato un ricordo indelebile.
Il suo nome è legato sopratutto a due società di calcio italiane, il Milan e la Roma.
Con il primo giocò da calciatore per molti anni, vincendo quattro scudetti e formando con i suoi compatrioti Green, Nordhal, il leggendario gre-no-li, un terzetto di campioni che fece la storia del calcio italiano (e svedese) degli anni 50.
Successivamente conquistò con il Milan il decimo scudetto della storia rossonera, con una squadra che schierava un Rivera trentaseienne ed un centravanti, tale Stefano Chiodi, che passò alla storia per non aver segnato un solo gol su azione in tutto il campionato.
Alla Roma ebbe esperienze solo da allenatore, ma non per questo meno esaltanti: la prima esperienza a Roma fu a metà degli anni 70, in cui prese per mano la "Rometta" di allora e la condusse ad un inaspettato terzo posto. Qualche anno dopo, lasciato il MIlan campione d'Italia, ci riprovò a Roma, questa volta con altre ambizioni.
La Roma di Liedholm era composta da campioni quali Conti, Pruzzo, il capitano Di Bartolomei ed un geniale brasiliano che si chiamava Falcao. In più sfoggiava un gioco insolito per il calcio italiano di allora, fatto di catenaccio e asfissianti marcature ad uomo. La zona di Liedholm, un calcio fatto di tanti passaggi, gioco d'attacco e divertimento, fece epoca. Con quei giocatori e quel gioco Liedholm vinse uno storico scudetto nella stagione 1982-83,e sfiorò l'impresa epica l'anno successivo portando la squadra giallorossa ad un passo dalla conquista della Coppa Campioni, persa alla lotteria dei rigori.
Poi tornò a Milano, nel Milan che si preparava a trasformarsi da società di calcio ad industria del divertimento con l'arrivo della presidenza Berlusconi.
Anocra a Roma, per un terzo posto sorprendente, con il lancio di tanti giovani, tra cui Giuseppe Giannini, detto il principe. Da lì in poi i risultati incominciarono a mancare e il "barone" come venne chiamato per la eleganza nel portamento e la classe che lo contraddistingueva, si fece da parte, dedicandosi alla vinificazione nella sua tenuta del Piemonte.
Di lui mi rimangono impresse le sue battute, ironiche e sorprendenti come quando dichiarava che "Avellino è squadra più forte del mondo"o "Barbadillo è forte quasi come Pelé"
O come quando, per giustificare qualche gol sbagliato dai suoi giocatori diceva " terreno era umido ha sbagliato i tacchetti" sempre con il suo incredibile accento svedese.
La sua ironia era infatti impagabile, come quando a chi domandava quale fosse stata la sua migliore partita da calciatore rispondeva "la finale Svezia Brasile"
-Ma avete perso 5 a 2! - chiedeva sbalordito l'intervistatore
-Sì, ma io sono uscito sull'uno a zero per noi- rispondeva Nils.
Insomma un personaggio del calcio antico, quando era ancora principalmente uno sport e non un'industria, da vivere o guardare con il sorriso sulle labbra e la battuta pronta.
Per questo lo ricordo, con affetto e nostalgia.
Che la terra ti sia lieve Barone Nils.

domenica, novembre 04, 2007

Videologia 11: The Cure - Lullaby



The Cure sono stati forse i più famosi rappresentanti di quella corrente musicale (e non solo) denominata "DArk".
In questo video raggiungono forse l'apice dell'espressività Dark. Robert Smith, il cantante, è nel suo lettino assalito da incubi di ogni tipo e specie, ragnatele che scendono da ogni dove, il tutto sottolineato da una musica incalzante e ossessiva.
Alla fine è inghiottito da una strana entità.
Molto, molto inquietante.

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