venerdì, dicembre 11, 2015

L'OMS e la carne cancerogena: tanto fumo per pochissimo arrosto

Il 26 ottobre il mondo dell'informazione ha rilanciato una sorta di annuncio Shock. All'ora di pranzo radio e televisioni hanno "informato" italiani ed occidentali della ennesima presunta "verità":  le carni lavorate danno di sicuro il cancro e probabilmente anche le carni fresche secondo l'OMS"?Ma quale è la evidenzia scientifica dietro a questa roboante affermazione? Dovremmo crederci  o possiamo guardare alla cosa con un po' di sano scetticismo,?
Attenzione non sto dicendo che sia una di quelle falsità  che viene chiamata “bufala”. Effettivamente l’OMS ha posto la carme lavorata fra le sostanze che sono “certamente” cancerogene, ed ha messo (da tempo) la carne rossa fresca fra le “probabili” sostanze cancerogene. E fino a qui non ci piove. Però ci sono altre cose che andrebbero dette ed analizzate prima di credere a quella che è, nei fatti, una sorta di campagna terroristica che con la scienza  e la medicina centra molto poco. Innanzitutto se vogliamo verificare la credibilità di una affermazione dobbiamo vedere da chi proviene, se la fonte è credibile. E’ credibile l’OMS? Secondo il senso comune sì, perché come L’ONU, l’IPCC, la FAO, La Banca Mondiale ed il Fondo Monetario internazionale sono grandi organizzazioni burocratiche rappresentative dei governi e delle industrie.
Secondo me invece no, proprio per gli stessi motivi. L’ONU, ad esempio, ha avvallato l’invasione dell’IRAK sulla base delle presunte prove portate da USA e UK e fabbricate dai servizi segreti italiani, prove che si sono poi rivelate del tutto false. L’IPCC ha fornito previsioni sul riscaldamento globale basate su dati falsi e che poi sono state smentite dai fatti etc etc. In quanto all’OMS ha preso soldi da varie multinazionali. (1)
Tuttavia il fatto che l’OMS o alcuni componenti dello stesso non siano particolarmente affidabili non significa che non bisogna tenere presente quello che dicono- E allora cosa dicono realmente?

Dicono(lo dice la IARC, per l’esattezza) che dopo anni di dubbi, dovuti a scarsità di prove hanno deciso che “probabilmente la carne rossa è carcinogena, basata su   una “limited evidence” ovvero moderata(scarsa) prova che lo sia ma su  “strong mechanistic evidence” ovvero forti prove di tipo meccanicistico (proprio così!). Invece per le carni processate (ovvero in qualche modo conservate, facendo deì modi di conservazione un solo fascio) vi sono prove sufficienti che vi sia un effetto carcingoneo per quanto riguarda il tumore colonrettale. Il rischio relativo sarebbe del 18% per ogni 50 grammi consumati (2)
Ricordo che le sostanze, di qualsiasi tipo vengono infatti classificare in 3 categorie “possibili” “probabili” e “sicure”. Questa distinzione in categorie non si basa sul grado di pericolosità teorico, ma sulla certezza scientifica. Per fare un esempio le statine (farmaci anticolesterolo) provocano nei topi un aumento dei tumori del 1500% di rischio relativo in più. Cioè per ogni topo che sviluppa un tumore senza prendere quel farmaco ce ne sono 15 che sviluppano un tumore dopo aver assunto il farmaco. Però sono esperimenti su animali e non danno certezze, quindi la sostanza viene catalogata fra le possibili. Le probabili sostanze sono quelle in cui vi sono stati esperimenti anche sugli uomini e hanno dato risultati ambigui, non sufficienti. Le sostanze classificate sicuramente sono quelle che, secondo la IARC o L’OMS sono, sicuramente cancerogene, a prescindere dal loro grado “reale” di pericolosità. Può essere 1% o 1000%, ma per l‘OMS è uguale.
Se leggiamo più approfonditamente vediamo che le prove su cui poggiano le certezze sono alquanto fumose si dice infatti (3) A majority of the Working Group concluded that there is sufficient evidence in human beings for the carcinogenicity of the consumption of processed meat. Chance, bias, and confounding could not be ruled out with the same degree of confidence for the data on red meat consumption, since no clear association was seen in several of the high quality studies and residual confounding from other diet and lifestyle risk is difficult to exclude. The Working Group concluded that there is limited evidence in human beings for the carcinogenicity of the consumption of red meat.
There is inadequate evidence in experimental animals for the carcinogenicity of consumption of red meat and of processed meat. In rats treated with colon cancer initiators and promoted with low calcium diets containing either red meat or processed meat, an increase in the occurrence of colonic preneoplastic lesions was reported in three and four studies, respectively.”
Quindi le cose sono ancora diverse. Solo una maggioranza degli scienziati ha concluso che vi sono le prove della cancerogenità delle carne conservata. Sulla carne rossa non vi è nemmeno una associazione chiara (associazione, non correlazione!) nella maggior parte degli studi e non è possibile escludere altre cause confondenti. Infine non vi è nemmeno una adeguata evidenza negli esperimenti sui ratti, nemmeno a dargli delle sostanze cancerogene…
Siamo quindi nel campo delle ipotesi non suffragate da dati certi ed inopinabili, ma che tuttavia sono ritenute ugualmente convincenti.

Vediamo di conoscere questo tipo di tumore, il tumore colonrettale.
Questo tumore è il terzo più diffuso, tuttavia pare in netto calo. Secondo le statistiche cala, almeno negli Usa, del 3% all’anno con un calo decennale di ben il 30%. Vuol dire che tra 30 anni sarà ridotto al 10% attuale. colpisce quasi esclusivamente glianziani, più gli uomini che le donne.  Negli Usa la popolazione di colore è colpita il doppio delle persone di origine asiatiche o del pacifico e almeno il 50% in più dei bianchi non ispanici (4) Le cause sono soprattutto di tipo genetico, difatti se un soggetto ha un parente colpito dal male, le probabilità raddoppiano, con almeno due parenti quadruplicano (5)la malattia colpisce soprattutto le persone anziane sopra i 75-80 anni. Il 40% dei casi per le donne si trovano nella fascia di età oltre gli 80 anni (le donne sono colpite meno, ma vivendo più a lungo è ovvio che si verifichino più casi dopo gli 80 anni)
Ora diamo uno sguardo alla diffusione a livello mondiale di questa malattia.



Questa cartina e diagrammi mostrano che è vero (almeno una volta!) quello che viene detto dalla informazione mainstream: è una malattia che colpisce soprattutto (ma non unicamente)gli abitanti dei paesi più ricchi, ma questo per una ragione molto semplice: essendo una malattia che colpisce soprattutto ultrasettantenni e ancora più ultraottantenni è ovvio che la sua incidenza, in paesi dove,mediamente, a stento si arriva a 50 anni, sia molto più bassa. Peraltro va notato che l’america centrale ed il Messico, pur essendo consumatori di carne di maiale (e presumo insaccati) sono molto bassi nella classifica, mentre la Micronesia, paese in cui si consuma pesce, non è molto staccato dai paesi più ricchi . Il sud Europa non ha meno casi del nord europa, anzi tra gli uomini ne ha qualcuno in più, e quindi la mitica dieta mediterranea tirata in ballo dal ministro Lorenzin, non pare servire a molto.
La media più alta è di 42,1 caso ogni 100.000 persone, nei paesi Oceanici, come vedete una frequenza non altissima, la mortalità, nei paesi sviluppati è di circa un caso su tre, quindi 15 su 100.000.


La metodologia seguita in larga parte di questi studi è alquanto discutibile, infatti questi tipi di studi vengono fatti con dei questionari. Se volete capire come sono questi questionari eccovene uno (6)
L’osservazione non è di tipo oggettivo ma soggettivo, è il soggetto stesso che stabilisce cosa e quanto ha mangiato. Ora non credo che ci sia bisogno di dimostrare che le persone, oltre che ricordare male ed essere disattente rispetto al mangiare, possono anche mentire volutamente, o essere indotti a mentire. La psicologia sociale ha già chiarito da tempo questi meccanismi, in cui l’individuo si conforma al gruppo, infatti tendiamo a cercare l’approvazione altrui, ed inevitabilmente siamo indotti a pensare come la maggioranza, ovvero la nostra opinione, anche involontariamente, tende ad adeguarsi. Ora da anni sentiamo dirne di tutti i colori sulla carne rossa, e seppure non basata su sufficiente evidenza scientifica(lo dice persino la IARC!) molti di noi hanno introiettato il pregiudizio “mangiare carne è male” e quindi, posti di fronte ad una autorità scientifica, cercheranno di non fare brutta figura e soprattutto si adegueranno a ciò che pensano debba essere il comportamento “giusto”. Quindi è molto probabile, per non dire certo, che una percentuale non piccola di persone abbia dichiarato consumi di carne minori di quelli reali, tranne forse i salutisti convinti ed i menefreghisti assoluti, quelli che, probabilmente, avranno anche stili di vita maggiormente a rischio e che quindi faranno risultare questo genere di ricerca assolutamente poco affidabile.
Detto questo cosa vuol dire un rischio relativo del 18% tradotto in soldoni? Vuol dire che su 40 casi su 100.000 che grossomodo colpiscono gli uomini italiani, circa il 20% sarebbe provocato da un consumo alto (50 grammi al giorno, ma probabilmente ce ne vuole molto di più) quindi 8 casi su 100.000(*), insomma uno ogni 12.500. se consideriamo la mortalità allora sarebbe uno ogni 33.000 persone. questo significa che, su 100.000 persone forti mangiatrici di inasaccati 99.992 NON si ammaleranno e 99.997 Non moriranno di questo male.
Non una cosa apocalittica, diciamolo.
Ma è credibile questa stima della pericolosità delle carni conservate (**), ed è credibile l’aver messo nella stessa categoria anche la carne rossa fresca ?
Secondo una meta analisi (ovvero una analisi che viene condotta analizzando un insieme di analisi precedenti, e che quindi è più affidabile di una singola ricerca perché corregge gli eventuali errori statistici o metodologici) condotta nel 2010 “L’associazione è debole in grandezza (sotto il 20%)….e non si può stabilire con certezza l’effetto indipendente del consumo di carne processata sul cancro colonrettale viste altri fattori confondenti di tipo dietetico e di stile di vita… Therefore, the currently available epidemiologic evidence is not sufficient to support a clear and unequivocal independent positive association between processed meat consumption and CRC.(7) La percentuale di rischio relativo che questa metanalisi ha stabilito è del 16%, appena il 2% in meno di quella di IARC/OMS. Può un cambiamento percentuale così minuscolo cambiare così radicalmente la valutazione scientifica?
Direi di no, teniamo presente che gli scienziati, generalmente, considerano che,per essere scientificamente valido, e cioè per poter essere considerato una causa indipendetne, un rischio relativo deve almeno arrivare al 100%. Per il fumo il rischio è del 1500%-2000% per cento ed è legato a vari tipi di cancro...
Prendiamo ora la più grande analisi che sia stata fatta, ovvero lo studio EPIC (8) Questo studio è stato fatto per scoprire se la carne rossa biana o conservata che sia abbia una qualche relazione con qualche malattia. Già qua dovremmo riflettere sulla mancanza di obiettività di questo tipo di ricerca. Ricordo che, contrariamente a quanto sostengono questi ricercatori, non esiste nessuna ricerca scientifica che provi che i i vegetariani abbiano meno tumori o tantomeno vivano più a lungo degli onnivori. Nemmeno il famoso studio sugli avventisti “vegetariani” (non tutti lo sono in realtà) prova questo. Gli uomini hanno qualche infarto di meno ma sia uomini che, sopratutto donne, hanno più tumori.(9) Ed uno studio fatto nei paesi orientali suggerisce una forte correlazione fra tumori e dieta vegetariane fra le donne mentre fra gli uomini suggerisce una relazione con un maggiore tendenza all’infarto (10) Non solo ma in questi studi viene mostrata che fra le donne un maggior consumo di carne rosse diminuisce e non aumenta la mortalità per tutte le cause.
Ovviamente se cerchiamo di dimostrare a tutti i costi che una cosa fa male, presto o tardi qualcosa salta fuori. Tuttavia da questo studio , condotto su quasi mezzo milione di persone (quanti soldi sprecati per nulla!) non emerge assolutamente nulla.
Infatti se guardiamo la tabella5 della ricerca Epic scopriamo che:
Un aumento del consumo di carne rossa non è associato né per le malattie cardiovascolari né per i tumori e nemmeno per i tumori del tratto digestivo (quello che è l’argomento di questo articolo)
Se prendiamo i dati che riguardano l’associazione (associazione con correlazione) tra i timori ed il consumo di rossa abbiamo che chi consuma 10 gr. al giorno ha una associazione di 1.04, consumarne da 80 fino a 159.9 grammi ha una associazione di 1.03. insomma decuplicare il consumo non porta nessun rischio,ed ovviamente tutti abbiamo presente che fumare 15 sigarette o mezzo litro di wishy è ben differente che fumare una sigaretta o bere un bicchierino al giorno . Per quanto riguarda il tratto digestivo le cose non cambiano anzi, da 0.81 di associazione per u nconsuno inferioire ai 10 gr si sale a 0.88 per 80-159.9 grammi, insomma non solo non ci sarebbe associazione ma addirittura sarebbe protettivo. I ricercatori tuttavia tirano fuori una associazione calibrata del 1.03 ,per 100 grammi al giorno che non si sa da dove provenga ma è comunque nel campo della semplice variazione statistica. Solo al di sopra dei 160 gr abbiamo una associazione di circa il 20%,ma riferendosi ad un numero di casi che è di circa l’uno per cento del campione (chi è che mangia 2 etti e passa di carne rossa al giorno?) è ovvio che non è rilevante statisticamente e che la percentuale sia dovuta solo al caso (se lancio una monetina solo 10 volte difficilmente avrò 5 teste e 5 croci, potrei avere anche 8-9 volte testa o viceversa, su mille lanci la percentuale dovrebbe avvicinarsi al 50% ma difficilmente sarà precisamente quella) Quindi si può dire, basandosi su questi dati, che Non vi è alcuna associazione fra consumo di carne rossa e cancro di alcun tipo.
Prendiamo allora la famosa e bistrattata carne processata. Le cose qui cambiano ma non molto. Per quanto riguarda i tmori in generale vi è una leggera ascesa da 0.96 a 1.08 per le categorie sopra considerate, ma anche aumentando a più di 160 gr il consumo giornaliero l’associazione (1.15) rimane non significativa. Per quanto riguarda il tratto digestivo le cose si fanno più interessante.
Infatti fra chi consuma meno di10 gr ed chi ne consuma fra i 50-80 gr vi è un aumento dell’associazione da 1.09 a 1.37…significativo peccato però che nello scaglione successivo, quello che va da 80 a 160 gr la associazione si dimezzi addirittura scendendo ad un deludente 1.18. In sostanza parrebbe che raddoppiare il consumo faccia calare le probabilità di malattia…Ovviamente andando nello scaglione più alto abbiamo un aumento ad 1.58. (vedi sopra) tuttavia i ricercatori danno una associazione osservata di solo 1.04 e calibrata di 1.09…deludente vero?
Va ricordato che chi consuma più carne sopratutto processata, generalmente fuma e beve anche di più, alle volte molto di più, e mangia poca frutta e verdura (ammettendo che il consumro di frutta e verdura possa prevenire il formarsi di tumori, teoria che a me appare più mitologica che scientifica)
Curiosamente, il consumo di carne di pollo, verso il quale  nessuno osa puntare l’indice, risulta avere una associazione per 50 grammi di consumo del 1.21 osservato e addorittura del 1.32 calibrato! 
Ora mi si dirà:ma se gil scienziati cercano un collegamento fra consumo di carne e malattie qualcosa ci sarà... bene, in realtà esistono anche ricerche su altri cibi e qualcosa viene sempre fuori, una associazione positiva o negativa emerge sempre, alle volte sia positiva che negativa per lo stesso alimento! L'affermare quindi che un cibo "fa bene" o " fa male" non ha nulla di scientifico ma è solo una di quelle pseudo verità scientifiche che servono ai giornali per propagandare determinati cibi a detrimento di altri, in realtà non vi è nessuna prova che, per esempio. il consumare frutta eviti l'infarto e mangiare salato lo faccia venire, eppure tutti credono a questo, come un tempo si credeva che i gatti neri portassero sfrortuna o, in tempi più recenti, che masturbarsi rendesse ciechi o l'omosessualità fosse una malattia.
Se però avete ancora dei dubbi allora ecco uno studio condotto per anni in Inghilterra su Vegetariani e non vegetariani in cui emerge che i vegetariani hanno qualche caso di tumore in meno dei non vegetariani ma hanno ben il 39% in più di tumori colonrettali, cosa ancora più straordinaria se si considera che i 3/4 dei vegetariani considerati sono donne che sono meno colpite da questo tipo di malattia
Sarebbe interessante approfondire anche come vengono condotti gli esperimenti sui ratti ed il legame (anche qui presunto) fra carne alla griglia o barbecue (non sono proprio la stessa cosa!), e cancro (sempre al colon retto anche se abbiamo visto che non esiste nessuna associazione fra l'una e l'altra cosa,per cui cuocere in un modo o in un altro non dovrebbe cambiare nulla) ma direi che per il momento mi basta. In sostanza non mi pare che dall’analisi nel dettaglio delle principali ricerche emerga qualcosa che meriti tutto l’hype mediatico che si è scatenato, e mi pare che gli scienziati dovrebbero riversare le proprie energie (ed i soldi delle ricerche che impiegano) in altre direzioni, In realtà gli scienziati seri indagano le questioni legate alla genetica, dal momento che è ormai dimostrato come vi sia una precisa relazione fra genetica e sviluppo dei tumori (oltre che inquinamento, la regione Campania ha avuto un aumento negli ultimi anni di tumori dovuta probabilmente alle varie discariche a cielo aperto). E anche per quanto riguarda il tumore colonrettale è verso questa ipotesi che si stanno orientando gli studi (11) (12).
In conclusione non crediamo a tutto quello che ci viene propinato come "verità scientifica", soprattutto in un campo come quello della alimentazione, dove le variabili sono infinite e i metodi di ricerca poco affinati, e, infine, gli osservatori ,spesso, non sono imparziali.
Alla fine non posso altro che essere d'accordo con quanto sostiene un noto debunkatore di teorie pseudoscientifiche in questo articolo 

PS
In aggiunta a quanto detto ho scoperto una ricerca realizzata in italia fra il 1992 ed il 1996, Secondo questa ricerca il tumore al colon retto è associato al consumo di cereali per il 70% (in particolare la farina bianca) per gli zuccheri puri per il 40%, meno significativo le patate al 20% Hanno funzione di prevenzione vegetali e pesci, poco la frutta mentre Uova e carni di vario tipo risultano ininfluenti nel bene e nel male. ecco il LinK

Note
*) ho calcolato sul totale teorico di casi ogni 100.000 persone. In realtà la cifra è più bassa, poichè i 40 casi includono già quel 20% teorico di  persone che si sono ammalate a causa del consumo di carne conservata, quindi in realtà bisognerebbe ridurre del 20% il numero base da cui partire, in sostanza si tratta di circa 6-6,5 casisu 100.000, ma ciò non cambia il senso di quello che ho detto.
**) Nelle carni conservate hanno incluso di tutto, e la confusione è aumentata per via delle cattive traduzioni dall'inglese. Il problema sarebbe dato dai conservanti, quindi tutti quei tipi di carne conservate in altro modo, dalla affumicatura, alla seccatura, a conservanti che non siano nitrito o nitrato di sodio, non sarebbero da includere. Così come la nostra salsiccia, che è carne fresca conservata dentro un budello, infatti ha una scadenza a breve, non è da confondersi con i sausages, che sono quelli che noi chiamiamo wurstel, o la pancetta fresca, che non ha conservanti. Anche certi prosciutti nostrani che vengono cotti non hanno conservanti.

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