domenica, febbraio 25, 2007

A cosa serve la critica?


La critica è da sempre una delle categorie (e delle attività) più arbitrarie e discutibili. Proprio in quanto la critica pretende di dettare scale di valori in base a supposti criteri oggettivi che, peraltro, non vengono mai esplicitati in quanto tali. A questo si aggiunga il vizio diffuso nel giornalismo italiano attuale di spacciare opinioni per fatti e di basarsi su luoghi comuni e pregiudizi, che in quanto tali non vanno nemmeno dimostrati, ma soltanto richiamati attraverso ammiccamenti e sottointesi. Il che, tra l'altro, ha il considerevole vantaggio di evitare di dover argomentare le proprie opinioni.
Il tutto, spesso, si accompagna a vero e proprio disinteresse verso l'oggetto della critica stessa e, quindi, inevitabilmente su una chiara dose di incompetenza.
Qualche mese addietro mi colpì una recensione di Roberto Nepoti di Repubblica du "V per Vendetta" in cui il "critico" dimostrava di non aver visto il film, ed in compenso di non aver letto il fumetto, e comunque di non averci capito nulla. Però era in grado di parlarne male.
Un ulteriore recentissimo e solare esempio di questo è la presentazione del concerto di Shakira a cura di tale g.pe.in Tutto Milano inserto di La repubblica.
Prima di addentrarmi nell'analisi del testo voglio ricordare brevemente quali sono i luoghi comuni di riferimento del critico musicale medio.
1) Una cosa è di valore solo e in misura dell'essere noioso e pretenzioso. Non tutto quello che viene considerato di valore è noioso. Però aiuta notevolmente.
2) Ciò che è di successo va considerato "commerciale" e quindi, guardato con sospetto. Però questo non è un parametro assoluto, perché se fa parte della categoria 1 allora diventa una misura della valididtà artistica. Se invece chi ha successo lo ottiene senza aver il permesso da parte del "critico" allora è segno automatico di prodotto mediocre
3)Infine, a discendere dal primo, quell'atteggiamento velatamente maschilista(la stragrande maggioranza dei critici sono uomini) per cui, se l'artista in questione è di sesso femminile, attraente e, per giunta, non fa nulla per nasconderlo (insomma non canta avvolta in un Burqa, condicio sine qua non per essere presa sul serio dal critico medio) allora proprio non va bene. Il fatto che Elvis fosse soprannominato "the Pelvis" non precisamente per le sue riletture di Kant ed Hegel non sfiora la mente del nostro.
Vediamo ora la presentazione di cui sopra: g.pe. fa capire subito come la pensa e attacca: " E' una sorta di titanica epopea dei sensi l"Oral fixation" tour di shakira la reginetta del pop latino che dall'America all'Europa sta collezionando "Sold Out" con il suo ammiccante show a base di innocue canzonette e danza del ventre per giovanissimi fan del corpo sciolto"
Come si può notare i tre criteri di cui sopra sono tutti rispettati in queste poche righe: "l'ammiccante", "l'epopea dei sensi"e "la danza del ventre" si riferiscono al punto tre, il riferimento al sold out soddisfa la condizione 2 e le "innocue canzonette" soddisfano il punto 1.
Non si può non notare, peraltro, che i giudizi sono tutt'altro che oggettivi: tra i "giovanissimi fan del corpo sciolto" vanno annoverati anche lo scrittore Gabriel Garcia Marquez ed il presidente del Venezuela Hugo Chavez, che forse giovanissimi non sono (e da dove g.pe. tragga la certezza che i fans di Shakira siano tutti "giovanissimi" non è dato sapere) e la definizione di innocua canzonetta, è oltre che banale, (mi si faccia sapere quali opere del pop non siano innocue canzonette, in definitiva) anche fasulla. In effetti How do you do e Timor hanno avuto problemi con la censura rispettivamente nei paesi medio-orientali e in Indonesia.
Dal che si può arguire che non siano state considerate "innocue".
Se è poi vero che Shakira ama esibirsi in balletti vari (peraltro perchè sa farlo, il che è una qualità, non un limite) è anche vero che la maggior parte dei pezzi sono lenti o ballate che non comportano alcuna danza del ventre.
Ma per sapere questo bisogna fare lo sforzo di informarsi. Perché mai quando si può procedere per ammiccamenti e ritirare ugualmente lo stipendio a fine mese?
Non sapendo nulla di Shakira, si preferisce denigrare gli spettatori.
ma proseguiamo...
"Tutto esaurito da tempo anche martedì 27 al Datch forum di Assago ...malgrado i prezzi non certo da saldo..."
Notasi il riferimento ai prezzi "non da saldo". Per quali ragioni il concerto di una popstar che, oggettivamente, è tra le più richieste dal mercato, debba avere "Prezzi da saldo" non è dato sapere. Peraltro lo stesso g.pe. presntando il concerto di Sting agli Arcimboldi, ovvero di una popstar in decadenza da 20 anni, non si lamenta dei prezzi che sono mediamente più cari di 20 Euro rispetto a quelli di Shakira (vedi punto 2).
"Ma la minuta e peperina (sic!)Shakira, pur non essendo un genio, raccoglie i frutti di una campagna promozionale organizzata su vasta scala"
Ci siamo! il complotto delle multinazionali per imporre una "minuta e peperina" che "non è un genio".
Certo, Shakira non è un genio.
Albert einstein era un genio. RIta Levi di Montalcini è un genio. Peraltro nemmeno Sting e gli altri idoli dei critici sono dei geni, checché ne pensi g.pe.
Il dubbio che il successo di Shakira dipenda, almeno in un buona misura, non dalla "vasta campagna promozionale" che ovviamente c'è, come per tutti quelli che raggiungono il grande successo internazionale, ma da qualche briciola di talento , per esempio una voce oggettivamente singolare e potente, la capacità di mixare generi musicali in modo inusuale nel panorama internazionale,delle buone canzoni, dei testi originali e doti di performer eccellenti, non sfiora nemmeno il cervello del "critico" impegnato ad applicare i propri teoremi "a prescindere".
il resto lo risparmio.
Come si noterà la grande assente di questa presentazione è la musica, ovvero quella che dovrebbe essere l'oggetto del discorso.
Come canta Shakira, che musica fa? compone lei le canzoni o che? Nulla di tutto questo viene detto.
Eppure basta andare sul sito di Wikipedia di cui sopra oppure direttamente sui siti dedicati alla Cantante Colombiana per saperne abbastanza,anzi, molto di più.
E a questo punto mi chiedo. Ma a cosa serve la critica?
P.S.
E al concerto ci sono andato, poi....
Il pubblico era tutt'altro che giovanissimo, direi mediamente attorno ai trenta, comunque di tutte le età, con, mi è parsa, una certa prevalenza del genere femminile.
A parte qualche esemplare di "fighetto comune" direi che era mediamente il pubblico che si trova ai concerti rock, certo non ho identificato fans dei Rammstein, se per quello...
Aspetto Sociologico a parte il concerto è stato veramente ottimo, oltre le mie aspettative. Scenografia scarna ed efficace, solo nelle due ultime canzoni Shakira si è vestita da odalisca con l'aggiunta di 6 ballerine anch'esse "odaliscate".
Un intermezzo con le musiche di Eric Satie e un balletto, un vestito (splendido) per l'esecuzione di "No" , e per il resto un jeans, una maglietta e piedi nudi, anzi descalzos. Una Band molto affiatata e molta grinta ed energia, in aggiunta ad una splendida voce ed a molta capacità comunicativa, cosa che dal vivo fa veramente la differenza. Forse non il miglior concerto che abbia visto, ma uno dei più divertenti senz'altro.
E' tutto.

sabato, febbraio 24, 2007

Ma davvero?

E' caduto il governo Prodi.
O, più che caduto, direi che si è suicidato.
Sti cazzi.
Morto un Papa se ne fa un altro.
Caduto un governo se ne fa un altro (purtroppo!)
Tuttavia qualche domanda impertinente mi viene alla mente.
Ma davvero il governo cade per colpa di un paio di senatori della cosidetta "sinistra radicale"? ( e di un paio di senatori a vita, più uno strano personaggio eletto con, ovvero da, Di Pietro e passato silenziosamente dall'altra parte)
Ma davvero era necessario caricare di tanta importanza un voto su una mozione generica riguardante la politica estera?
E se era così importante, perché non mettere la fiducia? Il precedente governo ha governato sul voto di fiducia, pur avendo numeri molto più ampi.
E non è per caso che si si è voluto far cader il governo oggi sull'Afganistan per non farlo cadere domnai sui Dico?
E già, perchè tra poco sarebbe iniziato l'iter parlamentare sui Dico, ed esiste una ferma opposizione dei cosidetti teo-dem.
Questo avrebbe potuto far cadere il governo e. quindi, rappresentare un grosso ostacolo sulla via del nascente "Partito democratico".
Una nuova maggioranza allargata al centro probabilmente dovrà rinunciare a tale progetto.
E guarda caso nei 12 punti proposti da Prodi, i 12 punti irrinunciabili (alcuni abbastanza stravaganti) i Dico non appaiono.
E, guarda caso, pure il senatore a vita Giulio Andreotti, da sempre uomo del Vaticano, si è astenuto, sostenendo che non aveva capito l'importanza del voto...
Ma davvero è tutta colpa della "sinistra radicale"?

giovedì, febbraio 22, 2007

Cronache da Vicenza



Le cronache dei giornali sono ormai talmente omologate e liofilizzate da non avere ormai quasi nessun rapporto con gli eventi che vorrebbero descrivere.
Ben altra impressione si ha quando si legge un resoconto da chi quell'evento lo ha vissuto. Credo interessante la seguente cronaca della manifestazione di Vicenza da parte di uno che li c'era ( e ci vive) inoltratami da un amico vicentino.

Difficile dimenticare dopo la pacifica manifestazione di Vicenza del febbraio scorso, l’allarmismo lanciato dai telegiornali che annunciavano: “Una Vicenza da paura”. Difficile è poi spiegare ai vicentini barricati in casa, il grande spettacolo di colori e suoni che è stata la più imponente manifestazione popolare che il vicentino abbia vissuto. Passato l’evento, appare discutibile soprattutto quel “deserto” che si notava osservando i palazzi di viale Milano, Mazzini fino a Campo Marzio, con persone trincerate dietro le persiane e alcuni negozi chiusi con le assi di legno. Cittadini e macchine che parevano dissolti. Le “mosche bianche” scese a curiosare, raccontano di un corteo: “Come non se gavea mai visto così spetacoeare in sità!”. Una Vicenza che si è però mostrata cristallizzata da un evento che l’ha nettamente dominata, con una festa dai colori carnevaleschi, in cui la presenza dei bambini (che hanno aperto il corteo), attenuava ogni differenza ideologica. Toccante scrutare i volti corrugati dei vicentini e non, sfilare fianco a fianco coi giovani. Con il rullare dei tamburi dei centri sociali (qui miracolosamente morigerati), alternarsi al ritmo delle bande musicali venute fin dalla Val di Susa per dar man forte alla causa. Riverente l’esempio offerto dagli agenti di sicurezza, discreti sebbene presenti in forze. Nobile la presenza di attori e artisti socialmente impegnati. Coraggiosa la testimonianza (da vera ovazione popolare), di alcuni comitati americani giunti per dire “meno colonialismo e più solidarietà”. Bello notare i bambini salutare dal balcone i loro genitori che sfilavano. Piacevole è parso anche sentire il rumore di “coperchi e pignatte”. Sorprendente l’aver visto qualche prete e un gruppetto di giovani suore; scout e molte associazioni cattoliche sfilare vicino alle diverse bandiere politiche. Annusare la scia di profumo lasciata dalle pipe e qualche spinello. Curioso non aver visto i politici diventare protagonisti. Tante e diverse le bandiere, incluse quelle americane mai disprezzate. Simboli rispettati. Segni certo, ma anche una parte di fortuna, dirà qualcuno; ma i fatti testimoniano tutto ciò che alla vigilia non si era pronosticato. Della “Vicenza da paura” che si voleva, oggi viene da pensare invece che siano certe notizie a spaventare veramente. A dircelo è l’opinione semplice quanto storica di una nonna vicentina di 95 anni, che dall’alto del suo poggiolo di viale Mazzini, ha assistito alla lunga sfilata in carrozzina (nella foto): “Gnanca quando ze finio ea seconda guera mondiae –dice l’anziana-, gò visto così tanta zente pae trade dea me sità. Ea zè sta nà festa che ga dimostrà come in fondo nea vita bisognaria essere sempre così uniti par aiutarse e vivere mejo tuti ”.


Testo e foto di Antonio Gregolin, grazie a Luca della Jonas.

domenica, febbraio 18, 2007

Stanno a Rosicare....


A margine della manifestazione di Vicenza contro l'allargamento della base militare USA che ha visto un'ampia partecipazione (80.000 secondo la Questura, 200.000 secondo gli organizzatori) e senza nessunissimo incidente (nonostante gli auspici del Ministro degli interni Amato) L'ex-presidente del consiglio Berlusconi ha commentato "Giorno Triste per la democrazia!.
Vero: troppa gente, nessun incidente, e nemmeno un saluto romano! Che tristezza...
Arriva anche puntuale il commento del Pontefice sui Dico "Frutto di una lobby".
Vero: una lobby costituita dalla stragrande maggioranza degli italiani.
Stanno a rosicà....

sabato, febbraio 17, 2007

Supernatural



Martedì scorso è iniziata su RAI2 la serie Tv "Supernatural" che, come preannuncia il titolo, è una serie di carattere soprannaturale. La prima puntata, il Pilot, come ogni Pilot che si rispetti, presenta i protagonisti e la storia, lo scopo che li muove: Si narra di due ragazzi che, da piccoli (uno era letteralmente in fascie) hanno assistito alla morte della madre ad opera di una entità misteriosa. Da allora il padre è diventato un "cacciatore" di mostri soprannaturali, Anche i figli lo aiutano, anche se il più giovane dei due pare più interessato a costruirsi un futuro attraverso il conseguimento della laurea ed il fidanzamento con una bella ragazza che non a rincorrere demoni e fantasmi. La morte della ragazza, che ricalca del tutto la morte della madre, lo convincerà definitivamente della necessità della sua missione.
Come prima puntata non c'è male, anche se non mi è piaciuto particolarmente l'incipit e il finale era abbastanza telefonato (e poi, forse, non del tutto necessario). La storia, che vedeva un fantasma di donna in cerca di vendetta, non era male, con alcuni momenti realmente inquietanti.
Tra i due protagonisti da segnalare Jensen Ackles, già noto per il suo ruolo di Alec nel bellissimo "Dark Angel" e per una parte anche in "Smallville". Qui mi pare doppiato un po' meglio, tra le altre cose.
Supernatural va in onda subito dopo le puntate della seconda stagione di LOST.
Non vorrei rovinare la visione ad altri, ma a me la seconda stagione(trasmessa in anteprima su FOX) è parsa inferiore alla prima, pur rimanendo sempre su livello di qualità molto elevati.
Comunque due Tf da seguire.

Le Curve come Specchio della società italiane

Dopo i fatti di Catania sembra essere risuonato in Italia un nuovo tipo di allarme sociale: La violenza negli ( o meglio fuori dagli) stadi.
La colpa di questo problema viene fatto ricadere unicamente sugli Ultras,, ovvero quei gruppi organizzati, spesso in modo paramilitare e con ideologie adeguate allo scopo (si va dal vetero stalinismo dei tifosi livornesi al neonazismo dichiarato di diversi gruppi ultras, cosa che unisce stranamente tifoseria per il resto irriducibilmente nemiche, milanisti con interisti, romanisti con laziali) presidiano le curve ma, soprattutto, si rendo protagonisti di scontri (tra di loro, con la polizia, con chi capita) e di devastazioni che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno nulla a che vedere con ciò che accade sul campo di gioco, per cui anche un noiosissimo 0-0 può essere caratterizzato da scontri violentissimi (come accadde nel 1994 subito dopo un Roma-Brescia che lasciò i taccuini dei giornalisti sportivi vuoti, ma riempì per giorni quello della cronaca giudiziaria).
Ma veramente si può pensare che la colpa di tutto sia di ragazzi di 17 anni (questa l’età dell’indiziato dell’omicidio dell’agente di Polizia Filippo Raciti) ?
Se si analizzano i fatti non bisogna nascondersi dietro il dito. Le curve sono indubbiamente incunaboli di molti comportamenti socialmente “devianti”. Consumo e spaccio di sostanze stupefacenti, ricorso alla violenza e alla intimidazione, persino prostituzione(come denuciato a suo tempo da "l'Unità" e "l''espresso", sono cose che si ritrovano facilmente nelle curve italiana. E sono anche parte del fascino che queste esercitano su una parte non piccola della gioventù italiana.
Sicuramente la curva e i gruppi ultras nascono da una esigenza di socializzazione presente nelle società tardo e postindustriali. L’ultimo grande movimento generazionale che ha attraversato la società italiana è stato quello dell’ormai lontano 77. Certo c’è stato anche Genova nel 2001, ma si è trattato di un appuntamento transgenerazionale, in cui , sebbene l’apporto di fasce di età giovanili sia stato importante, non erano presenti tematiche specificatamente giovanili. Né si può sostenere che vi sia un movimento generazionale attualmente. In questo deserto ideologico e di conflitto, in una società che esalta il giovanilismo ma in cui i giovani sono, percentualmente, sempre di meno sul totale della società, in cui il precariato o la disoccupazione sono la più frequente condizione del giovane, e in cui la categoria tra i 16 e i 25 anni è solo un target commerciale, non stupisce che la curva sia diventato il maggiore, se non l’unico referente di molti giovani.
Nella curva trovano infatti un simulacro di società, una forte identità, esclusiva nei confronti di tutte le altre identità e, quindi, terreno fertile non solo alla violenza nei confronti degli altri, ma terreno fertile per il razzismo e le ideologie conseguenti.
Non a caso I gruppi Ultras si richiamano, nel nome e nel codice comportamentale, a gruppi o esperienze militari o militariste o di guerriglia.
Il concetto di contrapposizione, che è implicito nello sport agonistico, viene portato alle estreme conseguenze nella pratica del grippo Ultras. Lo scontro con gli avversari non è confinato al simulacro della partita di calcio, ma viene praticato ed esaltato nei fatti. Secondo il codice Ultrà lo scontro deve avvenire con delle regole, ma sovente, soprattutto negli ultimi anni, queste regole sono saltate con esiti drammatici (come nel caso dell’uccisione del tifoso del Genoa Spagnolo).
D’altro canto spesso l’ultras si scontra con la polizia, chiamata a fronteggiare le calate domenicali dei “Nuovi barbari”. Naturalmente i torti e le ragioni non stanno tutte da una parte in questi casi, checché ne dicano i mass-media schierati sempre “a prescindere” dalla parte delle forze dell’ordine. Anche qui ci sono stati casi in cui i disordini sono stati causati da interventi spicci e non sempre giustificati dei “tutori dell’ordine”, a volte anch’essi coinvolti nelle faide campanilistiche tra le varie frange Ultras.
La violenza insomma, esiste da ambo le parti.
In generale la violenza esiste nella società, anche se una delle pretese della società che si autodefinisce democratica, è quella di governare attraverso il consenso e non attraverso l’imposizione. Motivo per cui le guerre in cui, sempre più spesso, le democrazie risultano coinvolte vengono giustificati con l’appellativo di “missioni di pace” come se potessero esistere guerre non violente!
Ben al di là di questa retorica la violenza dei rapporti di produzione e di dominio è ben visibile per chi abita in zone dove disoccupazione e crimine più o meno organizzato la fanno da padrone, o da chi lavora senza alcun tipo di sicurezza nel futuro.
Tenuto conto di questo, e tenuto conto che Raciti non è certo la prima vittima del pallone (solo un s ettimana prima era stato ammazzato a calci e pugni Licursi, un dirigente di una squadra dilettantistica) bisogna chiedersi come mai Il Moral Panic che si è scatenato si si scatenato proprio ora.
Certo il fatto che sia morto un poliziotto ha avuto la sua palese importanza, difficilmente si sarebbero avute le stesse reazioni se a morire fosse stato proprio un ultras ( e la storia lo dimostra)
Il puntare il dito contro le curve serve anche alle componenti del calcio e alla Politica a far dimenticare le proprie responsabilità e quelle più generali.
Il mondo del calcio italiano esce (esce?) infatti da uno dei periodi più travagliati della sua storia, peraltro mai particolarmente pulita, la famosa “calciopoli”. Questo scandalo, che peraltro ha sorpreso ben ipochi dei tifosi e degli addetti ai lavori, ha dimostrato quello che molti sussurravano da tempo, ovvero che i campionati di calcio negli ultimi 10 anni erano più o meno decisi a tavolino.
Ma non solo i campionati, ma anche le campagne acquisti delle società di calcio erano controllate da una “cupola di potere”. Da tutto ciò il calcio italiano si è tirato fuori grazie ad una insperata (e un po’ fortunata) vittoria ai Mondiali e con delle sentenze piuttosto accomodanti. Questo non è bastato però a far recuperare crediblità al calcio, come dimostrano il crollo degli spettatori in tutti gli stadi.
Sull’altro lato il neo Governo Prodi, in calo di consensi per una finanziaria che ha visto eccessivi tagli alla spesa pubblica e ad alcune scelte di politica estera discutibili (vedi Afganistan e Vicenza) deve dimostrare di saper affrontare meglio del (dei) precedenti governi “L’emergenza Stadi”.
Certo, alcuni dei provvedimenti adottati dai governanti del calcio e dello Stato sfiorano il ridicolo involontario, come chiudere al pubblico le porte del Torneo giovanile di Viareggio, torneo frequentato non certo da pericolosi ultrà ma da genitori e fidanzate dei ragazzi impegnati sul campo di calcio, altri sono l’applicazione tardiva di norme che dovevano essere applicate anni fa, altre sono pura demagogia (come sospendere le partite notturne per una settimana, tra l’altro la gran parte dei morti si è avuta di pomeriggio, il già citato Spagnolo morì alle 13 del pomeriggio, così avvenne per Paparella ed altri).
Peraltro è proprio dalla classe politica che sono giunti negli ultimi anni dei pessimi esempi, in quanto ad educazione e civiltà. Basti pensare ai telefonini lanciati contro avversari politici (la curva opposta, verrebbe da dire) in Parlamento (tanto paga Pantalone!) o agli insulti sessisti di cui sono state fatte oggetto le parlamentari dopo l’approvazione della legge sulla fecondazione assisitita (legge già vergognosa di per sé)
E come fanno a lamentarsi del razzismo delle curve chi alimenta ogni giorno il razzismo, chi costruisce i CPT e vota leggio come la Bossi-Fini e dedica piazze e via ad una scrittrice dichiaratemente razzista come Oriana Fallaci?
Né migliore esempio viene dai dirigenti del calcio e dagli opinionisti, dediti a spargere veleni e polemiche insensate e pericolose.
Le curve sono insomma sì (anche) il ritrovo del tifo più becero razzista e violento, ma anche l’inevitabile prodotto e specchio di quello che è la società italiana.

domenica, febbraio 11, 2007

Censura su Youtube

Ho scoperto, abbastanza di recente, il servizio di Youtube.
Si tratta di un enorme portale in cui gli utenti possono caricare, ricercare e vedere video di ogni tipo. Si va dal filmino casalingo, da forme alternative di informazione, a pezzi tratti da trasmissioni televisive a video ufficiali di gruppi rock, a riprese amatoriali e professionali di concerti, a video creati dagli utenti miscelando parti di telefilm o film, o partite di calcio ecc.
Un enorme serbatoio di creatività e comunicazione libera.
Libera?
In realtà non molto. Mi capita sempre più spesso di non trovare video perché cancellati. la scritta non lascia dubbi. cancellati per un reclamo di Viacom.
Non solo vengono cancellati i video ma vengono sospesi gli account, in quello che appare più essere una stategia terroristica che non la difesa di presunti diritti di copyright.
Sì perché ditemi un po' a chi gliene deve fregare di un video degli In Tua Nua del 1987, o di un concerto dal vivo dei Lords of the new church del 1983?
Così, dopo aver scoperto un fantastico portale in cui si ritrovavano cose rarissime e altrimenti non vedibili, mi ritrovo a constatare che , ancora una volta. gli interessi commerciali hanno la meglio sulla libertà di circolazione delle informazioni che dovrebbe essere il vero spirito, la vera anima della rete.

mercoledì, febbraio 07, 2007

L'etica del Punk (e i superdotati del rock)

Ogni tanto salta su qualcuno e ritira fuori il trito argomento del "i punk non sanno (sapevano) suonare" "come erano meglio i gruppi di prima" " i tre accordi del punk" e blablabla.
Non credo che la musica Pop ( nel senso più ampio del termine) vada giudicata sulla base del numero di note che compongono una composizione (e poi voglio sapere chi le sa contare) o sulla difficoltà tecnica dell'esecuzione o che.
L'inno di Mameli o Bandiera rossa sono canzone , diciamo bruttine se non decisamente brutte, eppure hanno un significato maggiore della più bella opera lirica.
Le canzoni del primo Bob Dylan o di Woody Gutrie sono musicalmente scheletriche, a dir poco.
Eppure comunicano ancora a distanza di tanto tempo in modo diretto e violento emozioni e pensieri.
Viceversa tanto "bella musica", tecnicamente sopraffina non ha mai comunicato molto
Mi ricordo un concerto dei Weather Report dove, ogni tot minuti, ognuno dei componenti del gruppo aveva il suo spazio per il proprio assolo personale, fino a che toccò a Jaco Pastorius bassista del gruppo, che già uno con un nome così non passa di certo inosservato. Bene, il nostro Jaco passò cinque minuti del tempo in un assolo di chitarra basso, che non è proprio come cinque minuti di assolo di chitarra, o di batteria che, ok, sono una palla terribile, ma un qualche senso ce l'hanno (forse). Invece cinque minuti di assolo di basso sono una cosa intollerabile. Francamente avrei trovato più sensato che Jaco si fosse abbassato i pantaloni e si fosse felicemente masturbato, che tanto valeva.
Mi viene in mente un'altro aneddotto: quando suonarono gli Emerson, Lake e Palmer, uno di quei gruppi che, come si diceva un tempo "sanno suonare"ad un certo punto uno dei tre mise su una specie di musica preregistrata o campionata. Uno del pubblico esclamò "Ma questo lo so fare anch'io!"
Insomma al musicista iperspecializzato veniva delegato il compito di stupire l'ascoltatore facendo qualcosa di straordinarimanete difficile, ancorché fine a se stesso, volto a confermare e perpetuare nell'ascoltatore la credenza che la musica andasse delegata a degli specialisti sopraffini.
L'etica della musica punk, invece, sostiene al contrario che la valdità di un mezzo espressivo non sta nella sua specializzazione ed astrusità, ma al contrario alla possibilità di riproduzione della stessa. La musica rock doveva smetterla di essere una religione officiata da Druidi e Chierici, e tornare ad esprimere emozioni comprensibili, "terra a terra".
Questa è la essenza dell'etica Punk,e tutta qui sta la sua importanza, non certo nell'essere un "genere musicale" perchè se una cosa che il Punk si è sempre rifiutato di essere è di essere un genere. Quella è stata una invenzione dei critici e dei catalogatori, una invenzione riuscita talmente bene che, alla fine,(un paio d'anni) ci hanno creduto anche i punk, irrigidendosi in divise, musicali e non, che ne hanno decretato la sostanziale morte in quanto movimento rivoluzionario, ovvero basato su un'etica.
E il resto è noia....
PS
Oggi su "La Repubblica" Carlo Verdone racconta un aneddoto, con la sua solita aria da coatto dei benpensanti: secondo Verdone mentre era a Londra una signora lo invitò a casa sua a vedere le riproduzioni (anzi i calchi!), si presume fedeli, dei falli di Jimi Hendrix e Frank Zappa. "La loro reputazione era veritiera" prosegue il Carlo nazionale " ma quello di Zappa era più lungo".
Da ciò apprendiamo che, oltre che superdotati musicalmente, le vere rockstar lo sono sessualmente. Sopratutto se di origini sicule.
Meengghiaa.

domenica, febbraio 04, 2007

L'avete ammazzato

Alla fine ci siete riusciti.
L'avete ammazzato.
L'avete ammazzato con i troppi soldi.
Con i titoloni sui giornali.
Con la troppa televisione.
Con la sudditanza psicologica.
Con Calciopoli
Con i procuratori.
Con gli sponsor.
Con le finte polemiche.
Con gli striscioni razzisti.
Con la guerra per bande.
Con le risse televisive.
Con i finti decreti antiviolenza.
Con l'indifferenza.
Con il razzismo.
Con i passaporti falsi.
Con il calciomercato.
Con le relazioni pericolose.
Con la violenza.
Il gioco più bello del mondo è morto.
Requiescat in pacem.

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