domenica, giugno 10, 2012

Bossi+ Berlusconi = Beppe Grillo!

Mi rendo conto che sto facendo una cosa molto pericolosa; mi accingo a criticare Beppe Grillo, che è uno po' come criticare il Papa o Vasco Rossi, tutti vorrebbero farlo ma nessuno osa. Ma, diceva George Orwell, la libertà è dire quello che gli altri non vogliono sentirsi dire. Di Beppe Grillo e del suo movimento ho parlato diverse volte su questo blog (basta digitare il suo nome nell'apposito motore di ricerca in alto). Alle volte bene alle volte meno. Ho detto già nel 2010 che i risultati elettorali premiavano il movimento 5 stelle, ma ho anche detto della debolezza e della ambiguità di detto movimento , e delle ambiguità del Grillo nazionale. Che le prese di posizione di Beppe Grillo siano spesso discutibili, nella forma e nella sostanza, è cosa già nota, come va riconosciuto all'ormai ex comico di avere puntato il dito contro ingiustizie e sprechi, anche se seguendo logiche e modi non sempre chiari e condivisibili. Negli ultimi 5-6 mesi tuttavia Grillo ha assunto una serie di atteggiamenti e reso una serie di dichiarazioni che lo avvicinano molto ai modi di fare dei 2 leader che ho citato. Affermazioni come " il governo vuole dividere gli italiani fra quelli che pagano le tasse e quelli che non le pagano" è,innanzitutto una, sciocchezza, perché gli italiani sono divisi, non dal governo, ma dal loro comportamento, tra coloro che pagano e coloro che evadono, così come sono divisi tra persone oneste e furfanti, fra ricchi e poveri, fra proletari e borghesi, etc etc. Dall'altro canto è espressione di una ideologia che ricorda quella del Berlusconi, quella del è legittimo non pagare le tasse. Grillo magari giustifica questo con sparate sinistrorse e parapacifiste tipo "paghiamo le tasse per comprare gli F35" ma le tasse si pagano anche e prevalentemente per altre ragioni, come avere scuola e sanità pubblica, pensioni decenti etc etc, e se non si ha questo non è solo perché si spendono soldi in spese militari ( che un partito serio proporrebbe quindi di ridurre o abolire con serie proposte di riforma) ma perché le tasse sono mal distribuite e l'Evasione fiscale pesa sulla spesa sociale. Aggiungiamo altre uscite, come quella sulla mafia che non strangola i cittadini, cosa evidentemente falsa ed ignobile. Oppure quella sul non dare il voto agli immigrati, uscita xenofoba che fa il paio con quella sul "delinquente Prodi" che aveva permesso a un milione di Romeni (che Grillo considera tutti delinquenti potenziali, evidentemente) di invadere il Bel Paese. Le similitudini di queste dichiarazioni con quelle Berlusconiane e Bossiane su immigrati e mafia saltano agli occhi anche di un non vedente, ed è evidente che Grillo ha capito che deve prendere i voti del blocco berlusconiano- Bossiano in crisi di rappresentanza e di idee. Difatti il successo (indubbio ma alquanto esagerato dai mass-media) delle ultime comunali indica come i voti siano sopratutto arrivati da quello schieramento. Moltealtre cose avvicinano Grillo a Berlusconi e Bossi. Come il primo, egli proviene dal mondo dello show-business televisivo, la differenza è che l'uno stava dietro e l'altro davanti alle telecamere. Come il secondo,invecem parla alla pancia prima che alla testa delle persone, ed è seguito da dei fan tanto adoranti quanto intolleranti a qualsiasi critica o dubbio (gli insulti piovuti sul povero Claudio Fava perché aveva osato criticare la sparata filo-mafiosa ne sono un esempio lampante) Anche Grillo è tutt'altro che chiaro sul programma ed è più impegnato a definire i "nemici" che non le priorità da raggiungere. Per Berlusconi i nemici erano i"comunisti" ,la Sinistra, nonché quei tre o quattro magistrati che gli rompevano le uova nel paniere e quei 4 giornalisti non allineati. Per Bossi i "terroni" ,gli extracomunitari e" Roma ladrona". IL Nostro ha come sostanzialmente unico obbiettivo la "Casta" ovvero gli altri politici, quelli che occupano quei posti a cui tanto aspira. Poi certo anche i mitici e favolosi "poteri forti" ma anche Bossi e persino il Berlusca ogni tanto li citavano. Peraltro parlare di invisibili nemici è una cosa molto di comodo. Riprendendo una tradizione tipica del qualunquismo Grillo afferma che il M5S non è di destra né di sinistra e vuol far credere che una volta scacciati i ladri dal tempio, questo tornerà magicamente ad essere un posto sacro. Grillo, con grande semplificazione, presume che basterebbe sostituire gli attuali partiti politici con un solo partito politico (il suo) per ovviare a tutti i mali della politica. Questo ricorda molto la teoria iniziale della lega, per cui la Lega avrebbe rappresentato tutti i cittadini, poveri o ricchi, di destra o sinistra, laici o cattolici, purché padani. tanto che furono indette persino delle elezioni padane con decine di liste quantomai folcloristiche, tra i quali spiccavano tra gli altri, gli "anarchici padani" per le elezioni del tanto famoso quanto inutile Parlamento padano, sito in quel di Mantova, che nessuno mai ha saputo quali storiche decisioni abbia preso. Grillo divide le persone in "persone perbene" e persone non perbene. i primi sono quelli che militano o sono vicine al suo movimento, poi ci sono tutte le altre. Alla fine anche lui divide le persone quindi, come è del tutto ovvio (partito significa di parte e chiamarlo movimento mistificandone la forma e le finalità non cambia di una virgola la realtà dei fatti) e lo fa non in base a dei dati più o meno oggettivi (esempio la divisione di classe o di religione, o di etnia, da sempre basi dei partiti) ma in basse al suo esasperato soggettivismo. Dal partito azienda personale di Berlusconi passiamo ad un altro partito azienda, e non c'è da stupirsi che dietro a tutta questa operazione politico-mediatica (il web al posto della televisione ma usata nel medesimo modo) vi sia tale Casaleggio, esperto di marketing giù in forze alla Telecom (uno dei mitici poteri forti che Grillo cita quando gli fa comodo). Ci sarebbe da deprimersi a veder come questo paese ripete sempre gli stessi ma errori ma come dicevano gli Area "gli Dei se ne vanno, gli arrabbiati restano".

lunedì, giugno 04, 2012

il mio no alla parata militare del 2 giugno

In questi giorni ci sono stati appelli e raccolte di firme in rete per chiedere al presidente Napolitano di fermare la parata e le celebrazioni, in modo da concentrare risorse e uomini in Emilia Romagna, colpita dal terremoto. Naturalmente la richiesta, come era ampiamente prevedibile, non è stata accolta, anche se ha costretto i vari lacchè di regime ad evoluzioni sofistiche sul perché non fosse possibile annullare la parata, e perché fosse giusto tenerla. Probabilmente costoro avevano anche ragione sul fatto che ormai l'ingranaggio era già stato messo in moto da tempo e non fosse possibile fermarlo. Così come è vero che le risorse veicolate non sarebbero state così enormi. Io personalmente non credo però che non bisognasse fare la parata per risparmiare i soldi per i terremotati. Penso che una parata militare per celebrare la Repubblica, che fu istituita attraverso un referendum popolare, sia semplicemente insensata. E poi la Repubblica è nata dalla resistenza, che è nata proprio dalla lotta armata contro le istituzioni militari del precedente regime. E' nata dalla sconfitta di un regime che si basava sulla retorica degli "8 milioni di baionette", del "chi muore in guerra è vissuto assai", del se avanzo seguitemi se indietreggio ....fatemi fuggire. Detto in due parole: la repubblica fondata sul lavoro e che ripudia la guerra NON può essere celebrata con una parata militare. Punto. Anzi no, come va di moda dire adesso. Assolutamente.

venerdì, giugno 01, 2012

Cosa succede a chi fa il suo dovere in Italia, oggi.

ecco una informazione che non troverete sui giornali, e che riposto senza cambiare nulla da una pagina di Facebok chiamata opinioni, informazioni, emozioni "Umberto Rapetto non è più un colonnello della Guardia di Finanza. Ufficialmente e formalmente si è trattato di dimissioni. In verità, pare che desse parecchio fastidio ai “poteri forti”, alla politica e alla criminalità organizzata. Per questo è stato “gentilmente invitato” a farsi da parte. “Chiedo scusa a tutti quelli che mi hanno dato fiducia, ma sono stato costretto a dare le dimissioni“, ha scritto su Twitter l’ex colonnello. ”Qualche modulo e una dozzina di firme sono bastati per cancellare 37 anni di sacrifici e di soddisfazioni”, ha aggiunto il militare qualche ora dopo. Parole più che eloquenti. Ma chi è Umberto Rapetto? Per i più si tratta di un nome insignificante. Eppure siamo di fronte a un super esperto di informatica e lotta alle frodi. Autore di numerose pubblicazioni, è anche docente universitario. Gli Stati Uniti ce lo invidiano. Le sue competenze e la sua intensissima attività hanno consentito al nostro Stato di individuare migliaia di evasori fiscali. Peccato che poi le somme concretamente recuperate sono minime. Per cinque anni, Rapetto ha seguito tutti i componenti delle organizzazioni che gestivano il gioco d’azzardo in Italia senza pagare le imposte. Finchè un giorno, dopo cinque mesi di duro lavoro, ha chiuso il dossier, facendolo arrivare ai carabinieri: ha fatto arrestare quindici persone. Rapetto si è presentato in giudizio con migliaia di pagine di prove e con conti precisi: le società dei videopoker sotto accusa devono allo Stato di 98 miliardi, 456 milioni, 756 mila euro. Cifra mostruosa, superiore persino alle ultime quattro manovre finanziarie messe assieme. Gli imputati che sono stati tutti condannati penalmente hanno patteggiato, anche se Rapetto era contrario: il colonnello sosteneva che dovevano restituire fino all’ultimo centesimo di euro. Alla fine i giudici si sono rivolti alla Corte dei Conti la quale ha preso atto della condanna penale della Cassazione e ha imposto agli imputati il pagamento di appena 2,5 miliardi di euro. Lo sconto è di quelli che nemmeno nel più pazzo dei supermercati: 96,5%! Qualcuno ne ha parlato in tv? Ovvio che no, la farfallina di Belen, i dettagli delle cenette simpatiche di Arcore o il sole in Primavera sono argomenti ben più importanti. Non è così? In sintesi, l’attività del colonnello Rapetto consente di accertare 98 miliardi e mezzo di evasione fiscale ad opere delle società che operano nel gioco d’azzardo. E che fa lo Stato? Concede uno sconto del 96,5%! Già, perché se a non pagare le imposte è un piccolo imprenditore o un normale cittadino, si interviene con i carri armati. Se a a evadere sono le grandi società, si va coi guanti, c’è il super premio. Quel premio che non c’è stato per Rapetto. Costretto a dimettersi perché faceva fin troppo bene il proprio mestiere. Proprio sicuri che una Repubblica in cui l’immoralità è la norma debba essere festeggiata? Fate voi."

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