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venerdì, settembre 30, 2022

La protesta più stupida di sempre

 


Il Liceo Manzoni uno dei licei classici più famosi di Italia è stato occupato. Per protestare contro i tagli all'istruzione?, Contro la ormai imminente terza guerra mondiale? contro il carovita, la crisi energetica o l'attacco che viene portato alla Scienza e alla Cultura dalla politica ? No, niente di tutto questo. Come ha detto una studentessa dall'aria tutt'altro che sveglia "per protestare, diciamo, contro la supervittoria di Giorgia Meloni e del governo di destra (sic!).

Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Chi mi conosce e anche chi non mi conosce, capisce al volo dalla lettura di qualche post che il sottoscritto è di idee diametralmente opposte a quelle di Meloni e C.  Mi ricordo da ragazzo che alcuni bulletti che si autodefinivano "camerati" infastidivano me e mio fratello perché ci impegnavamo in una attività decisamente "sovversiva": la partecipazione ai tornei di scacchi presso i locali della parrocchia del quartiere...

Al di là dei ricordi personali su quello che era l'atteggiamento di larga parte della destra giovanile dell'epoca, so perfettamente cosa è stato il fascismo come movimento storico, ma so altrettanto bene che esso è legato a situazioni di 100 anni fa, non ripetibili oggi, esattamente come il comunismo (come movimento non come utopia, che è altra cosa) e quelli dei 2 rispettivi fronti che si fronteggiano ormai ridotti a poche decine mi fanno venire in mente quelle rievocazioni storiche in cui i partecipanti si vestono da guerrieri romani o galli o normanni eccetera e se le suonano di santa ragione (per finta in realtà).

Non mi piacciono la Meloni e la destra, e peraltro forse mi piace anche meno la "sinistra" attuale, ma quello è un risultato elettorale, ti piaccia o non ti piaccia lo devi accettare, caso mai puoi organizzarti per opporti al governo quando ci sarà e attuerà dei provvedimenti negativi, non preventivamente prima che faccia qualcosa. O magari dovresti protestare contro i vertici dei partiti di sinsitra, visto il loro evidente fallimento politico. 

Ed è veramente stravagante che questi ragazzi si mobilitino sul nulla e non su cose molto più importanti, sulle quali stanno tutti belli zitti, dal momento che ormai si "sciopera" solo sulle fesserie che i padroni , quelli veri, quelli di Davos e della (dis)Unione Europea utilizzano come specchietti per allodole per gli utili idioti, dal cambiamento climatico ai non meglio precisati "diritti" di qualche minoranza privilegiata e si trascura quello che realmente dovrebbe essere fonte di interesse e preoccupazione per i giovani studenti e non solo. Parliamo del Grande Reset con tutte le sue nefaste conseguenze, della censura e del controllo sulla informazione, parliamo della guerra, parliamo del controllo sociale, parliamo della crisi economica gigantesca che si profila. Per i  giovani si sta preparando un futuro distopico, fatto di controllo, persino sui loro corpi (a questo serve la teoria gender) disoccupazione, medicalizzazione esagerata, cibo a base di insetti, miseria e mancanza totale di reale democrazia e non certo per colpa del successo elettorale di Meloni, che casomai è una risposta confusa e velleitaria alla crisi epocale dell'Occidente, non certo la sua causa né il rimedio.

Un consiglio, studiate, leggete e aprite le vostre menti, prima che ve le chiudano con il mastice. Per sempre.

domenica, giugno 15, 2014

Elezioni europee e locali: l'ambiguo trionfo di Renzi

I risultati elettorali delle europee e delle elezioni locali sono state accolte con grandi peana e strombazzamenti da parte di "adetti ai lavori",nonché militanti ed elettori del PD e simili.
A me pare sinceramente una lettura molto superficiale e poco equilibrata.
Vediamo il perché.
Il PD renziano ha raccolto il 40,8% alle Europee e guadagnato una trentina di comuni rispetto alle precedenti elezioni del 2009, ha rintuzzato lo sbandierato quanto improbabile sorpasso dei populisti nostrani webguidati da Grillo e Casaleggio Associati, e sbaragliato quel che rimane del fu centrodestra, diviso in 5 tronconi diversi e con l'exleader carismatico relegato al raccontare barzellette agli anziani ricoverati.
Già questo ci fa capire che il PD non aveva avversari credibili, ma anche  con questa premessa ed un appoggio dei media mai visto in precedenza, i dati visti nel dettaglio sono tutt'altro che univoci.
In effetti il 40,8% si riferisce al 58% scarso degli aventi diritto al voto, ovvero è meno del 24% reale.
Il primo partito (ammesso che si possa considerare tale) è di gran lunga quello astensionista, seguito dal PD con il 24% e da Grillo con circa il 13%. Sommando astensioni e Grillo abbiamo quindi un 55-56% di voti di italiani che NON si riconoscono nel sistema politico attuale.
E' un fatto questo, non un opinione.
Se andiamo a vedere le elezioni locali, il PD subisce gravi e storiche sconfitte a Livorno (guidati da un renziano) e Perugia, oltre che Padova (ma questa ci sta) Strappa invece alcune roccaforti (come Begamo) ai resti del centrodestra. IL miglioramento rispetto al 2009 è evidente, ma è altrettanto innegabile che vi siano delle ombre, e che bisognerebbe tenere presente che nle 2009 la situazione era ben altra. Allora Berlusconi era saldamente a Palazzo Chigi mentre il centrosinistra si leccava ancora le ferite per la batosta del 2008. Insomma si è migliorati rispetto ad un disastro.
Però le sconfitte a Livonro e Perugia dimostrano un fatto: che gli elettori, di destra o sinistra, non votano più o quasi per appartenenza, e si riconoscono scarsamente nei partiti politici. Chi più chi meno votano per ciò che potrebbe (potrebbe) rappresentare un cambiamento, oppure non votano affatto. Da questo punto di vista lo stesso successo del PD di Renzi è facilmente spiegabile. Difatti Renzi, a torto o a ragione (secondo me a torto, per ragioni che analizzerò a parte) è riuscito ad incarnare questa volontà o speranza di cambiamento. Gli elettori che lo hanno votato hanno perciò dato una fiducia a Renzi, considerandolo  più credibile dei suoi avversari. Si tratta però di una fiducia momentanea, a tempo, che potrebbe facilmente non essere rinnovata più avanti. Per questo il cantare vittoria o credere che a Renzi ora sarà tutto più facile è semplicistico ed illusorio.

giovedì, novembre 01, 2012

Ma chi ha vinto le elezioni Siciliane ?

Come sempre, dopo le elezioni, tutti tirano i dati dalla loro parte:- "ha vinto il candidato del PD Crocetta, quindi ha vinto il PD, anzi Bersani ed ha perso Renzi" -Al contrario ha vinto Renzi- - ma no, ha vinto l'UDC! - ma no! L'unico vincitore, anzi trionfatore, è Beppe Grillo ed il suo "partito-movimento" cinque stelle- -Ma no, ha vinto l'astensione- No ti sbagli chi si astiene perde sempre!- E bla bla bla.... IO dico che è buona cosa guardare i fatti ed i fatti dicono che solo il 47% degli aventi diritto (diritto non dovere) al voto ha esercitato tale diritto, con una diminuzione della percentuale dei votanti attorno al 20% rispetto alle precedenti regionali. Che tolte le schede bianche e nulle si scende al 45%. Insomma che il 55% NON ha Votato. Lo dico più chiaro su 100 siciliani 55 non hanno votato. dei restanti 16 circa hanno votato per Crocetta, 12 per Musumeci, meno di 9 per il candidato di Grillo, e poco meno di 7 per Micchiché. Chi ha vinto? Mi verrebbe da dire Nessuno ha vinto ma Ulisse mi sa che è fuori dai giochi da un bel po'....

domenica, giugno 05, 2011

Milano, Napoli, Cagliari: l'italia s'è desta.

I risultati del secondo turno delle amministrative hanno del clamoroso, in sé e sopratutto in rapporto al fatto che sono avvenute in un paese come l'Italia, da sempre restio a qualsivoglia tipo di cambiamento (tranne quello degli allenatori di calcio).
Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli , Zedda a Cagliari; vittorie non solo sorprendenti per i nomi, ma anche per il modo netto e limpido con le quali si sono realizzate.
In tutti questi tre casi i neo sindaci sono persone giovani, o, come nel caso di Pisapia, fuori dagli apparati dei partiti. Sono persone appartenenti a quell'area che veniva definita, con una punta di disprezzo, "sinistra radicale".
Esprimono la voglia dei cittadini, o almeno di quella parte che li ha votati, di tornare a contare, di tornare a dire la propria. Sono il risultato di anni di controinformazione sui blog e sulla rete (che non appartiene solo a Beppe Grillo, che tra l'altro esce ridimensionato da questo turno elettorale, dal punto di vista politico prima che da quello numerico) di voglia di partecipare e di essere, appunto, cittadini, e non sudditi.
La situazione che conosco meglio è quella di Milano, una città ipnotizzata da 18 anni, prima dai leghisti (ma quello era in certa misura voto di protesta) poi da 12 anni di affarismo con contorni sempre più disciplinari/razzisti.
La sinistra aveva fatto il possibile per spianare la strada a queste vittorie del centro-destra, scegliendo come candidati sindaci imprenditori più preoccupati di isolare Rifondazione comunista che di battere l'avversario, oppure prefetti che poi hanno dimostrato che potevano tranquillamente essere candidati altrui. Questa volta invece è stato scelto, attraverso le primarie, un candidato autenticamente di sinistra. Molti dicevano che era troppo di sinistra, che con lui si sarebbe andati incontro ad una ennesima sconfitta, e quel vecchio babbione di Massimo Cacciati aveva addirittura affermato che la scelta sarebbe dovuta cadere sull'ex sindaco Albertini.
Per fortuna, dopo tante bastonate, il tafazzismo ha lasciato spazio alla coerenza ed al progetto, cose senza le quali si può anche vincere qualche volta, ma non si fa molta strada. Per cui sono state messe da parte le divisioni, cosa quasi miracolose, e si è fatta propaganda porta a porta, strada per strada, come vuole tradizione e buon senso.
Si è presentato un progetto dettagliato e credibile, anche a livello di zone di decentramento.
Certo i 5 anni (ma io allungherei la cifra) di malgoverno hanno contribuito, così come il calo di immagine di Berlusconi, che ha voluto pure intromettersi, anche se è difficile dire quale sia stato l'effetto di questa intromissione .
Infine, le divisioni interne allo schieramento avversario ed una campagna elettorale giocata tutta sull'attacco becero all'avversario, senza riuscire a proporre nulla di valido sul piano delle idee hanno fatto il resto.
Però non bisogna togliere i meriti di questa vittoria alle migliaia di volontari che hanno fatto propaganda per la città, nè tantomeno ai dirigenti.
Adesso viene il difficile: riuscire a mantenere almeno parte delle promesse e cercare di raddrizzare il timone della politica di una città che negli ultimi anni è diventata sempre più fredda ed invivibile, e che è ostaggio di consorterie che non sarà facile sradicare. Auguri neo-sindaco, ne hai bisogno...

lunedì, aprile 05, 2010

Le regionali? Le ha vinte Beppe Grillo!


Chi ha vinto le elezioni regionali?
Come avevo previsto Berlusconi non le ha vinte, ma non avendole perse in modo netto, sta rovesciando la frittata come suo solito andando in giro a dire che"la gente è con lui" e che proseguirà per la sua strada
Invece va detto chiaro e tondo che i risultati per il PDL sono tutt'altro che buoni: i numeri parlano chiaro: la coalizione governativa ha perso in 7 regioni su 13; aggiungiamo che in Piemonte ha vinto per una manciata di voti e grazie alla presenza del Movimento dei Grillini, che sicuramente ha portato via più voti alla concorrenza, e che nel Lazio, oltre a godere del pesante intervento a suo favore da parte delle alte gerarchie vaticane, la candidata Polverini era appoggiato dall'UDC, quindi non era esattamente la coalizione governativa. In ogni caso il progetto di conquistare almeno 8 regioni è andato a farsi friggere.
Se poi guardiamo ai dati dei singoli partiti il PDL è sceso a poco più del 26% dei voti, un vero crollo dal 35% delle europee e dal quasi 38 delle politiche 2008. Per giunta su un numero di votanti che è stato inferiore al 65%. Anche calcolando che l'assenza del listino PDL nel Lazio abbia tolto un paio di punti abbondanti al risultato finale rimane un calo di parecchi punti e pone il PDL a rischio sorpasso nei confronti del PD.
Per giunta incassa la sconfitta di ben due ministri del governo, Brunetta a Venezia e Castelli a Lecco, ed è difficile sostenere allora che la gente appoggi il governo entusiasticamente.
Il PD ha perso però una grossa occasione e si è dimostrato, ancora una volta di più, un partito in coma vigile. In effetti il cambio di segreteria da Franceschini a Bersani non pare aver portato ad un rilancio della presenza territoriale del PD, anzi il Paritone ha subito forse ancora più del PDL l'astensionismo, e ha perso voti verso IDV e Grillini, e anche verso SeL in Puglia.
Per quanto riguarda gli altri, l'IDV ha confermato i voti delle europee, Sinistra e Libertà ha fatto un risultato straordianario nelle Puglie e buono nelle regioni centromeridionali, ma è quasi inesistente al nord, La Federazione della Sinistra resiste ormai solo in qualche roccaforte della Toscana e dell'Umbria, socialisti, verdi e e radicali farebbero meglio a smettere di presentare liste che disperdono solo voti e anche l'UDC ha fatto un buco nell'acqua.
La destra estrema non va da nessuna parte, compresa quella meno estrema di Storace, che al di fuori del Lazio è irrilevante.
Chi ha vinto allora?
Molti dicono la Lega, ed è vero, però anch'essa non guadagna realmente voti, solo ne perde meno nei confronti dell'astensione e guadagna importanza all'interno del governo.
In un turno elettorale caratterizzato da disillusione e scontento, scontento verso tutti i protagonisti della politica italiana, chi emerge è il movimento 5 stelle di Beppe Grillo che condiziona il risultato finale del Piemonte, raccoglie un quasi incredibile 6% in Emilia Romagna e sfiora il 2% complessivo pur nel totale silenzio dei Media tradizionalie e presentandosi in poche regioni.
Insomma, dal lunedì scorso Beppe Grillo e C sono un soggetto politico di cui si dovrebbe tenere conto. Non è un giudizio di valore il mio, ma di fatto; personalmente non simpatizzo per tale movimento, cche trovo ambiguo e confuso, esattamente come il suo leader o ispiratore che dir si voglia, ma è un fatto che una parte piccola, ma significativa dell'elettorato l'abbia scelto e, un domani, anche quel 10% che si è rifugiato al momento nell'astensione, lo potrebbe scegliere.
In fondo anche della Lega Nord si diceva che fosse una cosa folkloristica....

sabato, marzo 27, 2010

Regionali? Trionfo o tonfo per Mister B. & Co.?


Domani e dopodomani si terranno le elezioni per il rinnovo dei consigli regionali di 13 regioni.
Qualche mese fa Berlusconi e i maggiorenti del PDL si dicevano sicuri di un loro trionfo, puntavano esplicitamente a conquistare almeno 5 regioni, per un totale di 7 a 6, ma qualcuno si spingeva oltre, pronosticando addirittura ribaltoni nelle regioni storicamente rosse come la Liguria.
I sondaggi però si sono fatti man mano meno trionfali, vuoi per i vari scandali che hanno coinvolto vari personaggi vicini al governo, in particolare Bertolaso, vuoi perché l'opinione pubblica è stata informata attraverso la protesta delle carriole a L'Aquila, che il miracolo di cui il governo si era vantato per mesi non era tale, vuoi per la crisi economica che continua a mordere i redditi e la vita di milioni di italiani (la gran parte, diciamo).
Ed ecco che lo stesso Berlusconi si è fatto più prudente, arrivando a dire, dapprincipio, che contavano i voti totali e non il numero di regioni, poi, che bastava strappare un paio di regioni al "nemico" (Calabria e Campania in particolare) e, infine, che ne bastava anche una sola.
Evidentemente sanno qualcosa che noi non sappiamo, ma che, ad occhio e croce possiamo intuire. Mi è capitato di ascoltare diverse persone, che sapevo votare per il Centro destra, decise a non votarlo più ( e parlo anche di elettori leghisti).
Questo non fa una statistica scientifica, però tanti elementi messi assieme danno un quadro della situazione.
Se il Capo in persona si è mosso, andando prima in Campania, poi in Piemonte ed infine nel Lazio per sostenere i candidati, vuol dire che la paura è tanta.
A mio modo di vedere però Berlusconi ha clamorosamente sbagliato, ed è forse la prima volta, tattica.
In effetti politicizzare eccessivamente quelle che sono soltanto elezioni amministrative è un errore, come è sbagliato che il Presidente del Consiglio si metta a fare campagna elettorale, dando l'impressione di essere più preoccupato dei risultati elettorali che non dell'attività di governo.
Inoltre il sovrapporre la propria faccia e personalità a quella dei vari candidati non può che suonare come una mancanza di fiducia nelle capacità dei candidati stessi, e questo non fa buona impressione.
Inoltre questo tipo di tattica si basa sull'assunto che solo il grande capo goda del carisma necessario a convincere gli elettori,e di più si basa sulla convinzione che la fiducia verso di esso sia altissima, cosa che, da quanto sento in giro, non è per nulla vera.
Anche questa censura invocata ed ottenuta contro i vari Santoro non ha fatto di certo un bell'effetto, come pessimo è stato il risultato di quella sparata, ma sarebbe meglio chiamarlo delirio, per cui il Governo avrebbe guarito i malati di cancro entro i prossimi tre anni.
Vedremo quale sarà l'effetto di questa tattica nelle urne elettorali, di certo se Berlusconi uscisse almeno non indebolito, non farà altro che continuare sulla strada finora intrapresa, mentre una sua sconfitta, un ridimensionamento delle sue liste, potrebbe aprire nuovi scenari.

martedì, aprile 21, 2009

Referendum: Ebbasta con sto' risparmio!

Tiene banco, da un paio di settimane, la questione se e in quale data dovrebbe svolgersi l'ennesimo (ed inutile, a parere di chi scrive) referendum a tema elettorale.
Pare che tutto il discorso verta sul fatto se si debba accorpare o meno il referendum al turno elettorale delle europee, piuttosto che al secondo turno delle elezioni locali, oppure addirittura fare una terza data in mezzo alle due.
Qualcuno, già che c'è, vorrebbe rimandare di un anno il referendum.
Tutto il dibattito verte esclusivamente sulla questione del risparmio; i favorevoli all'accorpamento dicono che così si risparmierebbero 400 milioni di Euro, i contrari che invece il risparmio sarebbe solo di 10, o forse solo di un milione di euro.
A me di questo referendum importa pochissimo, visto e considerato (come direbbe Giampiero Galeazzi) che tutti i referendum elettorali degli ultimi 15 anni non hanno cambiato nulla, se non in peggio, però questo modo di dibattere ed affrontare il problema mi fa incazzare, non tanto tanto, visto il mio scarso interesse per la questione, ma un pochino sì.
In effetti è da almeno una ventina d'anni che, tutte o quasi le volte che c'è un referendum, ampi settori della classe politica, o della cosiddetta informazione, o di lobby da loro ben rappresentate, invitano i cittadini a non andare a votare, ad andare al mare etc, oppure compiono raffinate strategie di boicottaggio e disinformazione tendenti a far sì che il popolo sovrano, già pigro e bue di suo, si comporti in modo ancor più pigro e bue e, insomma, non disturbi il manovratore.
Si è iniziato con il referendum sulla caccia, che per una manciata di voti non ottenne il Quorum (perché i referendum siano validi è necessario voti il 50& degli aventi diritto)e si è finito con quello sulla legge 40.
Ancora più disgusto mi procura il fatto che, quando invece si tratta di elezioni politiche, allora gli stessi, le cui remunerazioni dipendono dall'esito delle elezioni, invitino a votare anche i moribondi, e paventino in continuazione il "rischio dell'assenteismo", cioè di non venire eletti.
Quello che una classe politica democratica seria dovrebbe fare, invece, è tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati ed invitarli ad esprimere la propria volontà secondo il convincimento raggiunto che potrebbe anche essere quello di non votare affatto, ma sulla base di un ragionamento e di una convinzione seria, non di una furbata o dell'invito a starsene a casa propria.
Ed è quindi il diritto degli italiani ad esprimersi quello che andrebbe tutelato, non il risparmio. Se questo diritto costasse di più, sarebbe comunque da tutelare.
Eppure non c'è nessuno tra i politici che faccia questo semplice ragionamento, che dica questa semplice verità.
Anche da queste cose emerge la mancanza di credibilità di una classe politica arruffona.

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