Tiene banco, da un paio di settimane, la questione se e in quale data dovrebbe svolgersi l'ennesimo (ed inutile, a parere di chi scrive) referendum a tema elettorale.
Pare che tutto il discorso verta sul fatto se si debba accorpare o meno il referendum al turno elettorale delle europee, piuttosto che al secondo turno delle elezioni locali, oppure addirittura fare una terza data in mezzo alle due.
Qualcuno, già che c'è, vorrebbe rimandare di un anno il referendum.
Tutto il dibattito verte esclusivamente sulla questione del risparmio; i favorevoli all'accorpamento dicono che così si risparmierebbero 400 milioni di Euro, i contrari che invece il risparmio sarebbe solo di 10, o forse solo di un milione di euro.
A me di questo referendum importa pochissimo, visto e considerato (come direbbe Giampiero Galeazzi) che tutti i referendum elettorali degli ultimi 15 anni non hanno cambiato nulla, se non in peggio, però questo modo di dibattere ed affrontare il problema mi fa incazzare, non tanto tanto, visto il mio scarso interesse per la questione, ma un pochino sì.
In effetti è da almeno una ventina d'anni che, tutte o quasi le volte che c'è un referendum, ampi settori della classe politica, o della cosiddetta informazione, o di lobby da loro ben rappresentate, invitano i cittadini a non andare a votare, ad andare al mare etc, oppure compiono raffinate strategie di boicottaggio e disinformazione tendenti a far sì che il popolo sovrano, già pigro e bue di suo, si comporti in modo ancor più pigro e bue e, insomma, non disturbi il manovratore.
Si è iniziato con il referendum sulla caccia, che per una manciata di voti non ottenne il Quorum (perché i referendum siano validi è necessario voti il 50& degli aventi diritto)e si è finito con quello sulla legge 40.
Ancora più disgusto mi procura il fatto che, quando invece si tratta di elezioni politiche, allora gli stessi, le cui remunerazioni dipendono dall'esito delle elezioni, invitino a votare anche i moribondi, e paventino in continuazione il "rischio dell'assenteismo", cioè di non venire eletti.
Quello che una classe politica democratica seria dovrebbe fare, invece, è tutelare il diritto dei cittadini ad essere informati ed invitarli ad esprimere la propria volontà secondo il convincimento raggiunto che potrebbe anche essere quello di non votare affatto, ma sulla base di un ragionamento e di una convinzione seria, non di una furbata o dell'invito a starsene a casa propria.
Ed è quindi il diritto degli italiani ad esprimersi quello che andrebbe tutelato, non il risparmio. Se questo diritto costasse di più, sarebbe comunque da tutelare.
Eppure non c'è nessuno tra i politici che faccia questo semplice ragionamento, che dica questa semplice verità.
Anche da queste cose emerge la mancanza di credibilità di una classe politica arruffona.
Blog di Pablo, continuazione ideale delle Pablo Pages. Qui si parla di tutto un po', secondo l'estro del momento: politica attualità, cinema, musica sport e cazzeggi vari....Presumo che chi capita qui sia mio amico, o almeno conoscente, altrimenti va bene lo stesso :-))
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