martedì, giugno 30, 2009

Il golpe in Honduras e lo strabismo dei media

In queste ore in Honduras sta succedendo qualcosa di molto grave, che non succedeva da tempo. Un golpe militare per rovesciare un presidente democraticamente eletto ed impedire il diritto di voto nel referendum costituzionale ai cittadini onduregni.
Di quel paese, come di molti altri, non si hanno notizie particolareggiate e di solito, quando si parla di Latinoamerica, i media fanno colore e dicono sciocchezze, quando non fanno della vera e propria disinformazione.
I massmedia hanno riportato la (falsa) notizia secondo cui il presidente Zelaya voleva fare un referendum per farsi rieleggere, sul modello di Chavez, che in Occidente è considerato un demonio.
In realtà le cose sono ben differenti: Zelaya voleva riformare la costituzione, scritta nel 1982 quando vi era una dittatura, e per far questo aveva indetto un referendum consultivo, che avrebbe casomai dato un parere non vincolante sulla eventuale convocazione ed elezione di una assemblea costituente che avrebbe quindi creato una nuova costituzione.
Si tratta di un processo di tipo democratico per nulla differente da quello che abbiamo avuto in Italia dopo la fine del regime fascista, del tutto legittimo, anzi, direi necessario.
Il golpe sta impedendo questo, ma i cittadini onduregni stanno andando a votare e manifestando, nonostante la repressione, il taglio della elettricità, la chiusura dei giornali.
I nostri mass-media, che si stanno stracciando le vesti per l'Iran, la brutale repressione etc etc,( a ragione per carità) non solo stanno dando scarsa rilevanza a quanto accade, ma addirittura stanno rovesciando le frittata, cercando di far passare l'idea che in fondo il presidente se l'è cercata (vero, se disturbi le oligarchie, quelle ti fanno un colpo di stato, naturale!) che è Chavez che minaccia la guerra (falso: Chavez ha detto che avrebbe difeso la sua ambasciata che è stata assalita, insieme ad altre, dai golpisti) ed addirittura ci si spinge a simpatizzare per il golpista Micheletti, con la patetica motivazione che sarebbe italiano e "tifoso dell'Atalanta" (sic!).
Lo si chiama addirittura presidente, nonostante non sia riconosciuto da nessuno, nemmeno gli USA, che si sono distanziati, almeno ufficialmente, dal Golpe, e quindi è da ritenersi, casomai, un usurpatore a tutti gli effetti.
Purtroppo non è la prima volta che i media occidentali ed italiani dimostrano un totale strabismo davanti a fatti del tutto simili, guardando solo in una direzione ed utilizzando pesi e misure rigorosamente diversi a seconda dei paesi.
Per quanto mi riguarda, come sono dalla parte degli Iraniani che difendono i loro diritti sono altrettanto dalla parte degli Onduregni che difendono la loro democrazia

martedì, giugno 23, 2009

La lezione dei ragazzi iraniani

Confesso la mia ignoranza sull'Iran e su quanto sta succedendo in quel paese,
Parlo di ignoranza nel senso che dell'iran so, più o meno, quello che sanno tutti, ovvero molto poco.
Di quel paese so che c'era una dittatura filoamericana, quella dello Scià, che dopo una rivoluzione incruenta, fu sostituita da una dittatura del clero scita, guidata dal principio dall'Ayatollah Komeini, dittatura che dura tutt'oggi, anche dopo la morte di komeini.
Questa dittatura, o se preferiamo regime, non è monolitica, ma consente una certa dialettica interna, tanto che ogni tanto ci sono delle elezioni con diversi concorrenti.
Che questa dialettica, per quanto limitata all'interno dei confini ideologici della "repubblica islamica" non sia puramente di facciata lo dimostra in fondo anche quanto sta accadendo, anche se quanto sta accadendo non mi è affatto chiaro.
Ci sono stati dei brogli elettorali? E se sì ( e ormai pare confermato persino da fonti interne al regime) quanto hanno influito sul risultato finale? quanto sono stati decisivi? E perché l'opposizione riformatrice, sapendo come funzionano le cose, non si è mossa prima, chiedendo l'invio di osservatori internazionali?
Ed infine, quale sbocco possono avere le proteste?
Non mi piace per nulla Admenijhad (o come cavolo se ciama), ma diffido anche del suo avversario, di uno che manda (in)-coscientemente i propri seguaci "al martirio" mentre lui sta al calduccio mi viene istintivamente da diffidare, anche perché, alla fin della fiera, condivide con il suo avversario la stessa cultura di fondo, le stesse responsabilità e, probabilmente, la stessa brama di potere.
Temo molto che i ragazzi ed i giovani che scendono nelle strade siano strumentalizzati per giochi di potere che poco o nulla hanno anche vedere con le loro idee, con le loro ispirazioni, con la loro voglia di libertà.
Ma nonostante ciò, anzi forse proprio per questo, non posso che simpatizzare per loro, non posso che ammirare il loro coraggio e la magnifica ostinazione con cui sfidano il regime.
Non posso non sperare che la loro protesta disperata possa sortire qualche effetto.
Tra chi usa solo bastoni e violenza e chi usa la propria ragione e la propria voglia di libertà la scelta è obbligata.
Non posso che ammirare chi rischia la propria vita, la propria gioventù, e si mette in gioco fino alle estreme conseguenze.
I giovani iraniani stanno dando a tutti noi, ormai assuefatti a tutto e molli come fichi, una grande lezione civile ed umana.
Una lezione di dignità e di libertà.
Ascoltiamola....

sabato, giugno 20, 2009

La voce di Shakira

Quando sono un po' giù
quando sono incazzato
quando sono triste
Quando ne ho le scatole piene di tutto e tutti.
C'è una cosa che mi tira su
Una cosa che mi dà la forza, che mi rilassa, che mi dà la carica.
Questa cosa è la voce di Shakira
Una voce che sembra aver viaggiato sulle ali di un condor, e aver scavalcato le montagne andine, aver varcato gli oceani, superato i deserti. le steppe e le foreste per arrivare fino a me.
Una voce che esprime amore, sentimento, passione, rimpianto, tristezza ed allegria, speranza e nostalgia.
E tutto il dolore, la rabbia. la malinconia, tutto l'orrore del mondo,tutta la stupidità e la miseria umana svaniscono .
E rimane solo la sua voce
la voce di Shakira.





mercoledì, giugno 17, 2009

A proposito di leader Arabi

Parliamo della visita del Colonnello Gheddafi in Italia, ricevuto in gran pompa magna dal Sultano locale, che ha avuto incredibili onori, compresa la Laurea Honoris Causa (non è ben chiara quale sia questa Causa per cui abbia ricevuto la Laurea, ma vabbé, non credo sia importante), e di cui si sono cantate le lodi, senza che nessuna voce, o quasi, si levasse ad infrangere tale unanimisimo.
Avendo ormai i miei annetti, e non essendo ancora del tutto rincoglionito, mi sono ben ricordato di come la stampa italiana, nonché i politici, trattavano Gheddafi a metà circa degli anni 80.
Gheddafi allora era considerato un dittatore sanguinario, un pazzo pericoloso, un terrorista ed uno squilibrato al limite dello psicopatico. non c'era un attentato od un fatto di sangue relativo al Medio Oriente di cui i Media e i politici non incolpassero, direttamente od indirettamente, il Rais libico.
All'epoca il leader arabo più affidabile veniva indicato quasi unanimemente nella figura di un certo Saddam Hussein, leader incontrastato di un paese, l'Iraq, di cui si sapeva poco, ma che doveva essere un gran bel paese, dal momento che veniva retto da una persona che i nostri giornali indicavano come il "presidente Laico dell'Iraq", quindi non un fanatico religioso, ma anzi uno che si opponeva, armi in mano, al fanatismo islamico, che aveva nell'Iran la più evidente realizzazione.
In effetti l'Irak di Saddam era talmente affidabile che aveva aggredito l'Iran, e sostenuto da un po' tutti i paesi occidentali, prometteva di far crollare "l'odioso regime degli Ayatollah".
Mi viene in mente anche un piccolo aneddoto: qualche anno dopo, ma non troppi, ebbi l'occasione di ascoltare un ottimo cronista di esteri, Maurizio Chierici, il quale raccontò di un suo viaggio in Irak, di quello che aveva visto, e di come i suoi reportage critici verso la politica ed i metodi di Saddam risvegliarono l'attenzione addirittura di un Ministro dell'epoca, che scrisse al suo giornale(il Corriere della Sera, mica un gazzettino qualsiasi) per lamentarsi del tono critico degli articoli, e per ricordare che l'Irak era un importante partner commerciale del nostro paese, per cui, con buona pace della libertà di informazione, certe cose era meglio non scriverle.
Poi i tempi sono cambiati: Saddam fece lo sbruffone invadendo il Kuwait, e passò da "leader laico e moderato" a "pericoloso dittatore, probabilmente pazzo". per poi fare la fine che sappiamo (insieme peraltro ad almeno mezzo milione dei suoi compatrioti, cosa che ci siamo tutti scordati un po' troppo facilmente).
Gheddafi invece moderò la sua politica,scomparve per un po' dall'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, e dopo l'11 settembre si affrettò prima a condannare il terrorismo e poi a distruggere le sue "armi di distruzione di massa" che mai aveva avuto.
E adesso, l'ex pazzo ormai rinsavito, viene ricevuto con tutti gli onori e nessuno ricorda più i vecchi trascorsi.
I motivi di questo rovesciamento: sempre gli stessi" La Libia è un importante partner commerciale del Nostro Paese"
Come dicevano gli antichi Romani "pecunia non olet".
Ma il sangue versato dagli innocenti , quello, invece, odora ancora.

sabato, giugno 13, 2009

Telefilm:Sons of Anarchy




Sons of Anarchy non è il nome di qualche gruppo sovversivo, ma il titolo di un telefilm trasmesso in Italia dal canale FX di Sky.
Ne sono venuto a conoscenza al Telefilm Festival di quest'anno, una edizione che mi è parsa minore, e tra le pochissime cose interessanti, in mezzo a molto ciarpame tanto reclamizzato quanto scadente e alle "solite serie TV" questo telefilm è brillato come una rara gemma.
La vicenda racconta di un gruppo di bikers, Sons of Anarchy appunto, la cui origine nasce dai vecchi tempi della contestazione, dal sogno di un'altra America, ma che col tempo ha visto i suoi membri cambiare, non solo per i segni dell'inevitabile decadenza fisica, per cui capelli bianchi e pancette (chiamiamole così) abbondano tra i componenti del gruppo, ma soprattutto ha visto mutare i fini del gruppo, diventato una sorta di mafia locale, che, dietro la copertura di una autofficina, traffica in armi, corrompe poliziotti ed istituisce una sorta di giustizia parallela a quella statale, peraltro basata più che su una idea di giustizia sulla base delle convenienze di tipo economico/politico che la gang di volta in volta sviluppa.
Il gruppo è retto dal vecchio e cinico Clay, che ha una relazione con l'arcigna Gemma, che è poi nientemeno che la moglie del mitico Sam Crow, l'antico fondatore e leader del gruppo, defunto anni prima.
Gemma ebbe anche un figlio da Sam , Jax, che fa parte anch'egli dei Sons of Anarchy, di cui viene difatti ritenuto l'erede predestinato al posto di comando: vicende personali, come la nascita di un figlio, e il ritrovamento del diario del padre, dove il ragazzo (straordinariamente rassomigliante a Kurt Cobain, tra l'altro) scopre quali fossero le idee originali alla base della nascita del gruppo e quale fosse l'etica del padre, ben diversa da quella spietatamente affaristica di Clay, spingono il ragazzo, lentamente ma sempre più fortemente, verso una sorta di ripensamento di quello che è statala sua vita fino ad allora.
Il tutto viene sviluppato attraverso vicende sempre interessanti e coinvolgenti,i personaggi, che non sono pochi, sono tutti molto ben delineati, il tormento ed i pensieri di tutti i protagonisti, anche di quelli più antipatici, appaiono chiari allo spettatore.
Si aggiunga un cast ottimamente scelto, tra cui spicca l'esperto Ron Perlman e si capirà perché questa serie appaia realmente qualcosa di unico ed originale nel panorama attuale delle serie televisive, spesso di buon se non ottimo livello, ma altrettanto spesso piuttosto ripetitive con i soliti poliziotti, medici, infermieri e persone con strane doti soprannaturali.
Qui invece abbiamo uno spaccato dell'America più profonda, vista senza romanticismi ma anche con un fondo di affetto per i personaggi, per quanto possano apparire squallidi e miserevoli dall'esterno.
Ed il resto è polvere e asfalto fumante...

venerdì, giugno 12, 2009

IIl leone del deserto ed il mito degli italiani "brava gente"


Ieri Su Sky hanno finalmente fatto vedere il famoso (Famed direbbero gli inglesi, nel senso di famigerato)film il Leone del deserto dedicato alla leggendaria figura di Omar Al Mukhtar, un capo della resistenza all'occupazione italiana in Libia, occupazione, durata una trentina d'anni.
Dico finalmente perché questo film in Italia non si è mai visto, mai trasmesso in televisione, ma pare nemmeno proiettato al cinema,e , a differenza di Ultimo Tango A Parigi, altro film a suo tempo censurato, senza suscitare particolari proteste o scalpore.
La ragione di questo ostracismo era l'accusa di villipendio nei confronti delle forze armate ed, in generale, il fatto che in quel film si parlava di un evento cancellato sostanzialmente dai libri di storia e soprattuto dalla coscienza di questo paese,ovvero i crimini dell'esercito italiano commessi durante l'epoca coloniale.
Pare che Andreotti, allora presidente del Consiglio,all'uscita del film(si era nel 1981) si mosse personalmente per bloccarne la distribuzione.
Devo dire che, vedendolo mi è parso che l'indignazione ed le reazioni a questo film siano state veramente esagerate
In effetti si tratta di un classico prodotto medio hollywoodiano, fornito di un ottimo cast (Anthony Quinn, Oliver Reed, Gastone Moschin fra gli altri)con i classici luoghi comuni dei film avventurosi, coi buoni che sono buoni ma buoni e i cattivi che sono cattivi ma qualcuno è più cattivo degli altri, ritmo alquanto lento e soporifero (ed in effetti le palpebre hanno ceduto dopo una settantina di minuti) insomma un film stile quelli in cui gli indiani erano buoni ed i cowboy cattivi, roba che Hollywood ha prodotto a decine senza che nessuno si stracciasse le vesti o pensasse di censurare alcunché.
Non sto qua parlando di bontà artistica, né mi interessa un discorso sulla faziosità o altre banalità, dico solo che, se si censura un film così, e lo si fa per una trentina d'anni (tutto sommato, tenuto conto che Sky è una paytv, diciamo che è ancora censurato il film) vuol dire che si ha paura della propria ombra.
Ma poi, mi chiedevo, perché mai parlare di offesa alle Forze Armate, quando le Forze Armate sotto accusa erano quelle del regime fascista?
Ma il punto evidentemente è un altro; in Italia esiste e resiste il mito dell'Italiano brava gente, dell'italiano che è sempre buono e non fa mai male a nessuno, dimenticandosi che quella cosa chiamata Mafia l'abbiamo inventata (ed esportata) noi.
E dimenticandosi, soprattutto, le imprese militari degli italiani, che non hanno differito di molto da quelle di altri paesi, se non nella quantitità e nei risultati finali, generalmente deludenti.
In Libia, In Somalia, in Etiopia, gli italiani furono protagonisti di eccidi, gassarono le popolazioni locali con gas tossici, li rinchiusero in campi di concentramento, decimarono la popolazione e violentarono le donne, oltre che ovviamente derubare quelle terre del poco che avevano.
Si parla molto delle foibe, peraltro estrapolando dal contesto e aumentando vertiginosamente il numero dei morti italiani, ma si dimentica che lo Stato italiano condusse per primo operazioni di pulizia etnica già a partire dagli anni 20, che ci furono decine di ufficiali dell'esercito italiano accusati di crimini di guerra sia in Jugoslavia che in Grecia (Cfr Le stragi Nascoste, Mimmo Franzinelli, Mondadori) che la Croazia era amministrata dall'Italia e che quindi era responsabile dei campi di concentramento locali etc.
Si dimentica che ci furono 20.000 italiani che si arruolarono nelle SS naziste (le SS difatti erano l'unico reparto dell'esercito tedesco ad arruolare non tedeschi, in Friuli operava una divisione di SS composta da Ucraini).
Questo senza occuparci di cose più recenti, come le torture inflitte (e documentate) in Somalia ad opera dei nostri soldati in "missione di pace", ad esempio.
Su queste pagine della storia vi è un totale silenzio, una totale dimenticanza, una sostanziale censura.
Figuriamoci che negli anni 60 Dario Fo fu denunciato per il suo "Tre caravelle e un cacciaballe" una satira di Cristoforo Colombo tutto sommato all'acqua di rosa rispetto a quello che questa figura di avventuriero era realmente, anche in quella occasione il classico reato di "vilipendio" (non so se della patria o che) fu usato alla bisogna.
Pare insomma che questo paese non riesca veramente a fare i conti con il suo passato, a riflettere su quello che è stato, e non riflettendo su quello che è stato non riesce a capire quello che è, e, soprattutto, quello che sta diventando.
PS
Per chi volesse saperne di più sulla figura storica di Omar Al Mukhtar consiglio il seguente articolo di Gennaro Carotenuto

mercoledì, giugno 10, 2009

l'informazione obiettiva, completa e al di sopra delle parti



Avete presente quel bel discorsetto che vi fanno da anni, tutti i telegiornalisti d'italia, che la loro informazione è "obiettiva, completa e imparziale"?
Ecco, da oggi se qualcuno ve lo ritira fuori potete tranquillamente mandarlo a quel paese.
La prova è il bel fuorionda immortalato su youtube (fino a che non lo cancelleranno, il che avverrà molto presto) in cui il "giornalista" chiede il raffronto del risultato del PDL con le precedenti elezioni, ma poi precisa "ma no, non glielo diciamo in onda, è una curiosità" il che significa che il tizio vuole tenere all'oscuro dei fatti lo spettatore, insomma lo vuole imbrogliare alla faccia della presunta imparzialità.
Ma la cosa che mi colpisce ancora di più della malafede è la totale ignoranza dell'argomento che trattano. Insomma, sei un giornalista politico, sai che dovrai fare una diretta sui risultati elettorali e non ti informi minimamente dei precedenti elettorali, non sai nemmeno quali partiti e coalizioni ci fossero nelle tornate precedenti e quali quelle attuali.
Ridicolo, veramente ridicolo.
Immaginiamoci un giornalista sportivo(per dire) che non sapesse quale squadra ha vinto il campionato precedente chi è il capocannoniere e in quale squadra gioca questo o quest'altro.
Non durerebbe molto al suo posto.
Me tocca rivalutare Biscardi....
PS
Si ringrazia Federica Sgaggio per avermi ispirato.

martedì, giugno 02, 2009

Ma davvero il problema è Noemi?



A mio modo di vedere si sta dando veramente troppa importanza al
caso Berlusconi/Lario, poi diventato Berlusconi/Noemi, per poi diventare, di nuovo Lario/Berlusconi/(Noemi).
Intendiamoci, non è che al sottoscritto faccia piacere avere un Presidente del Consiglio, a cui è affidata non solo la guida del paese, ma anche il compito di rappresentare gli italiani all'estero, sospettato di pedofilia, e comunque dedito più a sbrigare faccende personali di vario genere, che non ad occuparsi del Paese.
E ritengo anche giusto e doveroso che qualche giornale, quotidiano o settimanale che sia, inizino finalmente a fare il loro dovere, ovvero fare domande scomode, come succede in qualsiasi altro paese democratico.
Il punto è che ritengo tutto questo assolutamente inutile, se non addirittura dannoso, per chi abbia realmente a cuore l'interesse dei lavoratori, dei cittadini, dei giovani e delle donne.
E'difatti evidente anche all'osservatore più distratto che l'Italia si divide in due, chi odia Berlusconi, o almeno lo detesta profondamente, e chi lo ama, lo ammira, in fondo perché lo invidia (l'ammirazione è sempre l'altra faccia dell'invidia).
I primi, se vedessero Berlusconi salvare un bambino dall'annegamento, direbbero che si è trattato solo di una messinscena a scopo di propaganda.
I secondi, se vedessero con i propri occhi Berlusconi strangolare lo stesso bambino, direbbero che è tutta una montatura delle toghe rosse, che in fondo è un affare privato, e poi, digiamocelo digiamocelo, chi non ha mai almeno desiderato strangolare un bambino?
Tutto questo polverone non cambierà di una virgola né l'atteggiamento degli uni, né quello degli altri.
In buona sostanza, non ho certo bisogno dell'affare Noemi per sapere che Berlusconi è uno che mente come respira, che il raggiro, la truffa, la megalomania ed infine il vittimismo sono il suo pane quotidiano, e non certo da oggi.
Non è mai stato un mistero che Berlusconi avesse delle amanti, e d'altro canto la stessa Veronica Lario è stata una delle amanti di Berlusconi, diciamo che è stata così fortunata da essere poi sposata dallo stesso dopo aver dato alla luce ben due figli, nati fuori dal matrimonio.
Berlusconi non ha mai risposto alle domande, ma non ha risposto mai soprattutto alle domande riguardanti le sue fortune, i suoi rapporti con Licio Gelli, Capo della P2, ovvero una organizzazione ritenuta eversiva dalla magistratura, i suoi rapporti con il boss mafioso Mangano, che faceva addirittura lo stalliere per conto del nababbo milanese.
E quando qualcuno, per esempio Marco Travaglio durante quella trasmissione di Luttazzi, ebbe l'ardire di tirare fuori questi argomenti, argomenti rimossi, fu attaccato senza pietà anche da giornali come "la Repubblica", che tra l'altro a Luttazzi non hanno ancora perdonato questa prova di indipendenza e di coraggio.
Questo accanirsi improvviso fa veramente venire il dubbio che abbiano ragione gli esegeti del Berlusca, e che veramente giornali e partiti di opposizione, segnatamente il PD, non abbiano argomenti e la buttino sul gossip (anche se non proprio di gossip si tratta) per parlare male del povero Presidente del Consiglio, che così bene sta facendo.
Ed invece di argomenti più scottanti e decisamente più politici per attaccare Berlusconi ed il suo pessimo governo ce ne sarebbero eccome: dall'affaire Alitalia,
alla pessima gestione dei fondi per L'Abruzzo, pochi e spalmati su una quindicina di anni, alla sicurezza sul lavoro, totalmente trascurata da questo governo che ha cancellato i pochi provvedimenti presi dopo la vergognosa strage alla Thyssen, e ancora, l'abolizione della Class action, ovvero le norme che permettono, come già negli USA, di tutelare i consumatori.
Per non parlare del fatto che il governo pare non avere la minima idea di come affrontare una crisi economica devastante, che vede una caduta del PIL di almeno il 4,5% ( ma i dati sono destinati a peggiorare) ovvero più del doppio di quello stimato dal governo stesso. l'aumento vertiginoso della cassa integrazione e della disoccupazione, che ormai veleggia vero il 10%.
Per non parlare di diritti civili, razzismo, leggi di polizia, guerra in Afganistan, i tagli alla scuola ed all'istruzione etc etc, insomma di argomenti ce ne sono talmenti tanti che, sprecare il tempo a parlare di Noemi e veline ( e ribadisco, meglio le veline di Frattini, La Russa e Brunetta) vuol dire fare un oggettivo regalo a Berlusconi.
Non so voi, ma io alle prossime europee voterò per coloro che parlano di problemi reali, e non rincorrono Berlusconi sul suo stesso terreno.

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