sabato, marzo 27, 2010

Gabriella CIlmi: What if you Knew

Sinceramente non me la sento di lasciare il blog per tutto il week end con su il faccione di Mr B: per cui penso che sia il caso di rifarsi la vista ( e l'orecchie) con Gabriella Cilmi.
Splendida. Non c'è altro da aggiungere.

Regionali? Trionfo o tonfo per Mister B. & Co.?


Domani e dopodomani si terranno le elezioni per il rinnovo dei consigli regionali di 13 regioni.
Qualche mese fa Berlusconi e i maggiorenti del PDL si dicevano sicuri di un loro trionfo, puntavano esplicitamente a conquistare almeno 5 regioni, per un totale di 7 a 6, ma qualcuno si spingeva oltre, pronosticando addirittura ribaltoni nelle regioni storicamente rosse come la Liguria.
I sondaggi però si sono fatti man mano meno trionfali, vuoi per i vari scandali che hanno coinvolto vari personaggi vicini al governo, in particolare Bertolaso, vuoi perché l'opinione pubblica è stata informata attraverso la protesta delle carriole a L'Aquila, che il miracolo di cui il governo si era vantato per mesi non era tale, vuoi per la crisi economica che continua a mordere i redditi e la vita di milioni di italiani (la gran parte, diciamo).
Ed ecco che lo stesso Berlusconi si è fatto più prudente, arrivando a dire, dapprincipio, che contavano i voti totali e non il numero di regioni, poi, che bastava strappare un paio di regioni al "nemico" (Calabria e Campania in particolare) e, infine, che ne bastava anche una sola.
Evidentemente sanno qualcosa che noi non sappiamo, ma che, ad occhio e croce possiamo intuire. Mi è capitato di ascoltare diverse persone, che sapevo votare per il Centro destra, decise a non votarlo più ( e parlo anche di elettori leghisti).
Questo non fa una statistica scientifica, però tanti elementi messi assieme danno un quadro della situazione.
Se il Capo in persona si è mosso, andando prima in Campania, poi in Piemonte ed infine nel Lazio per sostenere i candidati, vuol dire che la paura è tanta.
A mio modo di vedere però Berlusconi ha clamorosamente sbagliato, ed è forse la prima volta, tattica.
In effetti politicizzare eccessivamente quelle che sono soltanto elezioni amministrative è un errore, come è sbagliato che il Presidente del Consiglio si metta a fare campagna elettorale, dando l'impressione di essere più preoccupato dei risultati elettorali che non dell'attività di governo.
Inoltre il sovrapporre la propria faccia e personalità a quella dei vari candidati non può che suonare come una mancanza di fiducia nelle capacità dei candidati stessi, e questo non fa buona impressione.
Inoltre questo tipo di tattica si basa sull'assunto che solo il grande capo goda del carisma necessario a convincere gli elettori,e di più si basa sulla convinzione che la fiducia verso di esso sia altissima, cosa che, da quanto sento in giro, non è per nulla vera.
Anche questa censura invocata ed ottenuta contro i vari Santoro non ha fatto di certo un bell'effetto, come pessimo è stato il risultato di quella sparata, ma sarebbe meglio chiamarlo delirio, per cui il Governo avrebbe guarito i malati di cancro entro i prossimi tre anni.
Vedremo quale sarà l'effetto di questa tattica nelle urne elettorali, di certo se Berlusconi uscisse almeno non indebolito, non farà altro che continuare sulla strada finora intrapresa, mentre una sua sconfitta, un ridimensionamento delle sue liste, potrebbe aprire nuovi scenari.

mercoledì, marzo 24, 2010

Questioni di cifre

NEgli scorsi giorni ha tenuto banco questa futilissima guerra di cifre sulla manifestazione berlusconiana di Roma.
Una cosa ridicola oltre che scontata: scontato che dicessero che c'erano un milione, anzi più di un milione di persone, scontato che la questura desse cifre diverse, forse non del tutto scontato che il numero di presenti fosse effettivamente più basso delle previsioni, e ancor meno scontato che, tra i nemici "del Popolo della libertà" ovvero il popolo italiano, visto che tutti gli altri sono da considerarsi cacca o poco di più, entrasse persino la Questura di Roma, il che vuol dire che ormai siamo giunti al limite estremo della paranoia berlusconiana.
Mentre tutti si occupano di queste futili questioni, altre cifre venivano alla luce.
MI riferisco ai numeri che riguardano i redditi dei politici, ministri in primo luogo.
Non starò a fare qui la solita lamentazione qualunquista sul fatto che i politici italiani guadagnino troppo, cosa fin troppo scontata, ma porrei la mia attenzione sui guadagni proprio del signor B.
NOn per banale polemica, ma perché queste cifre dicono qualcosa.
Quello che dicono le cifre è che si capisce perchè B.abbia detto che non c'è la crisi, per lui difatti non c'è. Il reddito del Tycoon di Arcore passa dai 14 milioni e mezzo di euro a 23 milioni e spiccioli.
Non credo però sia l'unico caso in Italia e tantomeno in Europa, per non dire a livello mondiale, di soggetti che, dalla crisi, non ci perdono ma, anzi, ci guadagnano lautamente.
Penso a tutti quegli evasori fiscali premiati dal cosidetto Scudo fiscale, che ha permesso con il modesto esborso del 5% più un'altra quota tra il 5% ed il 10% di commissione bancaria di far rientrare legalmente i capitali in Italia, il che significa un risparmio attorno al 35-40%, e la possibilità di reinvestire i soldi in attività redditizie.
Penso ancora ai manager pubblici e delle banche, che non hanno affatto visto ridotti i loro redditi, anzi.
E se Berlusconi, che fa i soldi attraverso introiti pubblicitari e assicurazioni, ha aumentato il suo reddito è evidente che altri che lavorano più o meno in quei settori abbiano fatto grosso modo lo stesso.
La situazione è ben diversa per chi è in cassa integrazione, o ha perso il lavoro, o ha dovuto chiudere la propria attività o più semplicemente ha visto ridursi i pochi utili del suo negozio o della sua piccola impresa.
E ancora per i pensionati, o i precari, o per il semplice risparmiatore, a cui nemmeno i buoni del Tesoro assicurano un minimo di reddito.
Questioni di numeri e cifre, che riguardano non il numero di partecipanti ad una manifestazione di discutibile senso, ma sulla realtà che noi ci tutti ci troviamo a vivere quotidianamente, giorno per giorno, decisamente più importante della mancata presenza di una lista elettorale in una singola provincia di Italia.
Cifre che dimostrano come, alla fine, la crisi la paga qualcuno, al posto di qualcun altro.
Dimenticavo, il calo del PIL nel 2009 non è stato del 2% come preventivato dal governo, ma del 5,1%, più del doppio, quindi.
Meditate, gente, meditate.

sabato, marzo 20, 2010

Morti in carcere: un altro caso inquietante

Dopo i casi di Stefano Cucchi e Federico Aldovrandi (che sono solo la punta dell'iceberg, voglio ricordare) viene fuori, un altro caso di morte "accidentale" avvenuta in caserma di una persona affidata ai cosidetti "tutori dell'ordine".
E' il caso di Giuseppe Uva, 43 anni, fermato per ubriachezza.
Si parla di un pestaggio a morte secondo le testimonianze raccolte da Luigi Manconi.
Ecchimosi sul corpo, sangue sui vestiti, macchie tra la zona del pube e quella anale.
Sul caso rimando all'articolo di Repubblica.
E' una situazione molto preoccupante, pare che ormai veramente viviamo in un Stato di polizia, dove chi ha la sfortuna di incappare nelle attenzioni delle forze dell'ordine, e non certo perchè è un terribile criminale, ma perché ha bevuto un bicchiere di troppo, rischia di non tornare più a casa.
Non in verticale, quantomeno.

giovedì, marzo 18, 2010

Una faccia di tolla (e da servo)



Tra gite fuoriporta, impegni e acciacchi fisici questo mese non riesco a scrivere quanto vorrei; però tra i tanti pensieri ed argomenti possibili ne prendo uno, forse banale,ma che tocca uno delle costanti di questo paese sventurato nel quale mi tocca vivere.
Quello del servilismo nei confronti dei potenti.
Ecco, la figura che, a mio modo di vedere, in questo momento meglio rappresenta questo servilismo è quella del direttore del TG1 Minzolini.
Messo alla guida del più importante Telegiornale italiano o almeno, del più importante Telegiornale che va sulle reti pubbliche, dal proprietario del canale dove va il suo diretto concorrente nella lotta al primato Auditel, ovviamente mi riferisco al Telegiornale di Canale 5, il Minzolini si è comportato non da professionista che cerca di controbattere alla concorrenza e al sospetto di non essere del tutto imparziale con le uniche arme che avrebbe dovuto impiegare, ovvero quelle della professionalità e dell'imparzialità, ma da servo ossequiente e ottuso.
Il primo passo è stato un editoriale in occasione di una manifestazione per la libertà di stampa in cui si dissociava da questa iniziativa.
Ora un giornalista può benissimo non associarsi a forme di protesta che non condivide, ma da quando in qua un direttore di un Telegiornale deve sentire il dovere di fare un editoriale per dissociarsi da queste?
Come direttore dovrebbe mantenere un profilo di distacco ed obiettività, dare e far dare le notizie relative lasciando alla pubblica opinione il diritto di formarsi la propria idea.
Successivamente ha evitato con cura di parlare dell'inchiesta di Bari, quella tanto per intenderci che riguardava la frequentazione di allegre signorine, tra cui la nota Patrizia d'Addario, da parte del Presidente del Consiglio.
Dopo questi episodi ve ne sono stati altri, tra pressioni sui giornalisti, raccolte di firme, rimozioni dall'incarico di questo e di quello, fino ad arrivare al clamoroso falso sulla sentenza Mills, per cui un reato caduto in prescrizione diventa magicamente, secondo il TG UNO minzoliniano, un'assoluzione.
Qui siamo di fronte ad un vero e proprio imbroglio, una vera truffa, una vera ed evidente opera di manipolazione e disinformazione dell'opinione pubblica,e soprattutto, ad un vero e indifendibile atto di servilismo verso il Potere.
Qualche giorno fa il Minzolini se ne viene fuori con una di quelle affermazioni che questo genere di persone è solito fare quando viene messa alle strette, quando l'opinione pubblica, libera stampa e qualche mente pensante finalmente si indigna per i loro comportamenti, ovvero darsi alla (poco) nobile arte del rigiramento della frittata, che consiste, generalmente, nel paragonarsi a qualche illustre personalità del passato allo scopo di passare per vittima e, magari eroe.
Così il Minzolini ha affermato che "Di Pietro che vuole sbattermi fuori a pedate è come i fascisti che bastonarono Giovanni Amendola.
Già, proprio così.
Peccato che Amendola fosse un antifascista che si batteva contro il Potere di allora e denunciava il sorgere di un regime antidemocratico, pagando con la vita tale coraggio, mentre lui, il nostro Minzolini, è un lacché di quelli che stanno per imporre un sistema antidemocratico, ed il coraggio ce l'ha sotto la pianta dei piedi, visto che non ha nemmeno il coraggio di dire le cose come stanno, che più che un coraggio sarebbe semplicemente il suo dovere, la ragione per cui prende un lauto stipendio.
Ecco, quando tutto questo sarà finito, perchè presto o tardi questo sconcio finirà, non dovremo ricordarci solo dei Bossi e dei Berlusconi, ma anche dei Minzolini, dei Belpietro, di tutti questi servi sciocchi e tristi, con in faccia prestampato un sorriso da idioti e sulla lingua cumuli di menzogne, di questi cortigiani del Principe, perché, parafrasando il titolo di uno dei dischi degli Area, gli dei se ne vanno, ma i leccaculo restano.

mercoledì, marzo 10, 2010

Pasticcio Liste: l'ennesimo insulto allo Stato di Diritto

Cose Orribili! Hai commesso Cose orribili! - esclama uno spiritato quanto gigionesco Anthony Hopkins rivolto ad un Benicio Del Toro ricoperto di fango e sangue nel recente ( e poco riuscito) remake de "l'Uomo Lupo".
La stessa cosa mi piacerebbe dire a quanti, dai leader della maggioranza fino al Presidente Napolitano, hanno contribuito al cosiddetto Pasticcio elettorale, che io chiamerei la fine dello Stato di Diritto in Italia
Riassumiamo: In una competizione elettorale ci sono delle regole, esattamente come in una competizione sportiva, a cui tutti, grandi e piccoli, belli e brutti, vincenti e perdenti, sono chiamati a rispondere.
Il centometrista più forte non può presentarsi al via delle Olimpiadi in ritardo, nè le squadre di calcio o altri sport possono consegnare le liste dei giocatori in ritardo, né i ciclisti possono evitare la "punzonatura".
Sono regole formali, se vogliamo, ma vanno rispettate.
Esattamente come il cittadino deve pagare entro le varie scadenze le tasse il canone RAI, il bollo sull'auto, ricordarsi di rinnovare la patente, per non parlare di chi cittadino italiano ancora non è, e deve rinnovare il premesso di soggiorno, pena il passare guai seri, come la reclusione e l'espulsione.
Detto questo non si capisce proprio in base a cosa coloro (nello specifico i promotori delle liste del PDl in Lazio e Lombardia) che hanno omesso importanti formalità e hanno addirittura presentato in ritardo le liste (il che equivale a non averle presentate affatto) pretendano di passarla liscia e di essere riammessi a partecipare una competizione che hanno dimostrato di non meritare.
Proprio così, come fa chi si propone alla guida politica di una istituzione, sia essa locale o centrale, a pretendere che altri obbediscano alle leggi quando egli stesso per primo le disconosce?
CI sarebbe da chiedersi per quali ragioni, queste persone abbiano aspettato l'ulitmo momento per presentare le liste.
La ragione ovvia è che le hanno decise all'ultimissimo momento, il che significa che hanno fatto firmare i propri elettori degli elenchi di candidati che hanno poi cambiato in corsa, addirittura all'ultimo minuto, il chemi pare sia un trauffa sostanziale e non solo un errore formale.Andreste da un salumiere che vi rifilasse mortadella al posto di prosciutto di San Daniele, magari facendovelo pagare lo stesso prezzo?
Si dice, ed è la ragione che ha portato al cosiddetto "decreto interpretativo" firmato, erroneamente, dal Presidente della Repubblica Napolitano, che non si può togliere il diritto di voto a milioni di italiani.
Si tratta del solito sofisma da quattro soldi: non viene impedito ai cittadini di andare a votare, ma a chi ha barato di presentarsi.
C'è una netta differenza: anche altre liste sono state escluse in varie regioni, dalla Fiamma tricolore ai Radicali ad altre liste minori.
Ed il decreto non le fa rientrare, perché è stato pensato unicamente per Lazio e Lombardia, altro motivo di palese incostituzionalità.
Né si può affermare seriamente che si devono applicare regole diverse in base al diverso peso politico dei contendenti, anche perché sarebbe una discriminazione in base alla preferenza politica degli elettori che avrebbero diritto di votare PDL "a prescindere" e non la Fiamma o la Rosa nel pugno.
Anche la Juventus è finita in serie B, pur avendo più tifosi delle altre squadre, e il povero Pantani venne squalificato pur essendo riuscito nell'impresa di vincere Tour e Giro lo stesso anno.
Le regole sono regole, sono forma ma anche sostanza.
Lo Stato di diritto si chiama così proprio perché si basa sul diritto, che deve essere uguale per tutti. Altrimenti, se non vi è Diritto certo, si è nel campo dell'arbitrio, della legge della giungla dove il più forte, il più prepotente, il più violento spadroneggiano.
Ma Napolitano, dirà qualcuno, non era obbligato a firmare?
No, il Presidente può, anzi DEVE rifiutarsi se una legge non è costituzionale,ed un decreto legge del genere è palesemente anticostituzionale, tanto più che sulle materie elettorali è esplicitamente vietata la decretazione d'urgenza (Art. 74), ed infine è una questione che spetta alle regioni, come poi ha affermato il TAR del Lazio.
Adesso Berlusconi, fallite le strategie da leguleio, andrà sul campo che gli è più congeniale, quello del rigiramento di frittata, della menzogna e del vittimismo.
La verità è che sta, per l'ennesima volta, strappando la Carta Costituzionale e rompendo le regole dello Stato di Diritto.
Bisognerà ricordarglielo,ed impedirglielo, con l'ultima arma che il cittadino ha ancora a disposizione, quella del voto.

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