mercoledì, marzo 10, 2010

Pasticcio Liste: l'ennesimo insulto allo Stato di Diritto

Cose Orribili! Hai commesso Cose orribili! - esclama uno spiritato quanto gigionesco Anthony Hopkins rivolto ad un Benicio Del Toro ricoperto di fango e sangue nel recente ( e poco riuscito) remake de "l'Uomo Lupo".
La stessa cosa mi piacerebbe dire a quanti, dai leader della maggioranza fino al Presidente Napolitano, hanno contribuito al cosiddetto Pasticcio elettorale, che io chiamerei la fine dello Stato di Diritto in Italia
Riassumiamo: In una competizione elettorale ci sono delle regole, esattamente come in una competizione sportiva, a cui tutti, grandi e piccoli, belli e brutti, vincenti e perdenti, sono chiamati a rispondere.
Il centometrista più forte non può presentarsi al via delle Olimpiadi in ritardo, nè le squadre di calcio o altri sport possono consegnare le liste dei giocatori in ritardo, né i ciclisti possono evitare la "punzonatura".
Sono regole formali, se vogliamo, ma vanno rispettate.
Esattamente come il cittadino deve pagare entro le varie scadenze le tasse il canone RAI, il bollo sull'auto, ricordarsi di rinnovare la patente, per non parlare di chi cittadino italiano ancora non è, e deve rinnovare il premesso di soggiorno, pena il passare guai seri, come la reclusione e l'espulsione.
Detto questo non si capisce proprio in base a cosa coloro (nello specifico i promotori delle liste del PDl in Lazio e Lombardia) che hanno omesso importanti formalità e hanno addirittura presentato in ritardo le liste (il che equivale a non averle presentate affatto) pretendano di passarla liscia e di essere riammessi a partecipare una competizione che hanno dimostrato di non meritare.
Proprio così, come fa chi si propone alla guida politica di una istituzione, sia essa locale o centrale, a pretendere che altri obbediscano alle leggi quando egli stesso per primo le disconosce?
CI sarebbe da chiedersi per quali ragioni, queste persone abbiano aspettato l'ulitmo momento per presentare le liste.
La ragione ovvia è che le hanno decise all'ultimissimo momento, il che significa che hanno fatto firmare i propri elettori degli elenchi di candidati che hanno poi cambiato in corsa, addirittura all'ultimo minuto, il chemi pare sia un trauffa sostanziale e non solo un errore formale.Andreste da un salumiere che vi rifilasse mortadella al posto di prosciutto di San Daniele, magari facendovelo pagare lo stesso prezzo?
Si dice, ed è la ragione che ha portato al cosiddetto "decreto interpretativo" firmato, erroneamente, dal Presidente della Repubblica Napolitano, che non si può togliere il diritto di voto a milioni di italiani.
Si tratta del solito sofisma da quattro soldi: non viene impedito ai cittadini di andare a votare, ma a chi ha barato di presentarsi.
C'è una netta differenza: anche altre liste sono state escluse in varie regioni, dalla Fiamma tricolore ai Radicali ad altre liste minori.
Ed il decreto non le fa rientrare, perché è stato pensato unicamente per Lazio e Lombardia, altro motivo di palese incostituzionalità.
Né si può affermare seriamente che si devono applicare regole diverse in base al diverso peso politico dei contendenti, anche perché sarebbe una discriminazione in base alla preferenza politica degli elettori che avrebbero diritto di votare PDL "a prescindere" e non la Fiamma o la Rosa nel pugno.
Anche la Juventus è finita in serie B, pur avendo più tifosi delle altre squadre, e il povero Pantani venne squalificato pur essendo riuscito nell'impresa di vincere Tour e Giro lo stesso anno.
Le regole sono regole, sono forma ma anche sostanza.
Lo Stato di diritto si chiama così proprio perché si basa sul diritto, che deve essere uguale per tutti. Altrimenti, se non vi è Diritto certo, si è nel campo dell'arbitrio, della legge della giungla dove il più forte, il più prepotente, il più violento spadroneggiano.
Ma Napolitano, dirà qualcuno, non era obbligato a firmare?
No, il Presidente può, anzi DEVE rifiutarsi se una legge non è costituzionale,ed un decreto legge del genere è palesemente anticostituzionale, tanto più che sulle materie elettorali è esplicitamente vietata la decretazione d'urgenza (Art. 74), ed infine è una questione che spetta alle regioni, come poi ha affermato il TAR del Lazio.
Adesso Berlusconi, fallite le strategie da leguleio, andrà sul campo che gli è più congeniale, quello del rigiramento di frittata, della menzogna e del vittimismo.
La verità è che sta, per l'ennesima volta, strappando la Carta Costituzionale e rompendo le regole dello Stato di Diritto.
Bisognerà ricordarglielo,ed impedirglielo, con l'ultima arma che il cittadino ha ancora a disposizione, quella del voto.

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