mercoledì, marzo 24, 2010

Questioni di cifre

NEgli scorsi giorni ha tenuto banco questa futilissima guerra di cifre sulla manifestazione berlusconiana di Roma.
Una cosa ridicola oltre che scontata: scontato che dicessero che c'erano un milione, anzi più di un milione di persone, scontato che la questura desse cifre diverse, forse non del tutto scontato che il numero di presenti fosse effettivamente più basso delle previsioni, e ancor meno scontato che, tra i nemici "del Popolo della libertà" ovvero il popolo italiano, visto che tutti gli altri sono da considerarsi cacca o poco di più, entrasse persino la Questura di Roma, il che vuol dire che ormai siamo giunti al limite estremo della paranoia berlusconiana.
Mentre tutti si occupano di queste futili questioni, altre cifre venivano alla luce.
MI riferisco ai numeri che riguardano i redditi dei politici, ministri in primo luogo.
Non starò a fare qui la solita lamentazione qualunquista sul fatto che i politici italiani guadagnino troppo, cosa fin troppo scontata, ma porrei la mia attenzione sui guadagni proprio del signor B.
NOn per banale polemica, ma perché queste cifre dicono qualcosa.
Quello che dicono le cifre è che si capisce perchè B.abbia detto che non c'è la crisi, per lui difatti non c'è. Il reddito del Tycoon di Arcore passa dai 14 milioni e mezzo di euro a 23 milioni e spiccioli.
Non credo però sia l'unico caso in Italia e tantomeno in Europa, per non dire a livello mondiale, di soggetti che, dalla crisi, non ci perdono ma, anzi, ci guadagnano lautamente.
Penso a tutti quegli evasori fiscali premiati dal cosidetto Scudo fiscale, che ha permesso con il modesto esborso del 5% più un'altra quota tra il 5% ed il 10% di commissione bancaria di far rientrare legalmente i capitali in Italia, il che significa un risparmio attorno al 35-40%, e la possibilità di reinvestire i soldi in attività redditizie.
Penso ancora ai manager pubblici e delle banche, che non hanno affatto visto ridotti i loro redditi, anzi.
E se Berlusconi, che fa i soldi attraverso introiti pubblicitari e assicurazioni, ha aumentato il suo reddito è evidente che altri che lavorano più o meno in quei settori abbiano fatto grosso modo lo stesso.
La situazione è ben diversa per chi è in cassa integrazione, o ha perso il lavoro, o ha dovuto chiudere la propria attività o più semplicemente ha visto ridursi i pochi utili del suo negozio o della sua piccola impresa.
E ancora per i pensionati, o i precari, o per il semplice risparmiatore, a cui nemmeno i buoni del Tesoro assicurano un minimo di reddito.
Questioni di numeri e cifre, che riguardano non il numero di partecipanti ad una manifestazione di discutibile senso, ma sulla realtà che noi ci tutti ci troviamo a vivere quotidianamente, giorno per giorno, decisamente più importante della mancata presenza di una lista elettorale in una singola provincia di Italia.
Cifre che dimostrano come, alla fine, la crisi la paga qualcuno, al posto di qualcun altro.
Dimenticavo, il calo del PIL nel 2009 non è stato del 2% come preventivato dal governo, ma del 5,1%, più del doppio, quindi.
Meditate, gente, meditate.

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