giovedì, novembre 30, 2006

Il labirinto del Fauno



Il labirinto del Fauno ultima fatica del regista Guillermo del Toro ( Blade 2, Hellboy) è uno di quei film che rischiano di passare inosservati,sia per la scarsa promozione, sia per il non essere classificabili in un genere preciso, e che invece meriterebbero ben altra considerazione.
Il film ambientato nella Spagna del 1944, dove ancora la Guerra Civile non si è definitivamente conclusa, narra di una ragazzina tredicenne, Ofelia, che viene portata dalla madre incinta a raggiungere il padre, capitano di un distaccamento franchista impegnato nella lotta agli ultimi ribelli rifugiatisi sulle montagne al confine con la Francia. In realtà egli non è il vero padre di Ofelia. Questi era un sarto, probabilmente repubblicano, ucciso durante la guerra. La madre ha sposato il crudele Capitano franchista soprattutto per ragioni economiche, per realismo, insomma.
A differenza della madre, Ofelia crede ancora nelle favole e in un mondo fantastico. Mondo fantastico che ben presto si farà vivo nei suoi confronti, attraverso la figura del Fauno, leggendaria figura della mitologia pagana, per proporre alla giovanissima Ofelia una via di fuga da una realtà crudele che lei rifiuta.
Così, mentre nel mondo reale gli adulti si uccidono, chi per un vuoto senso dell'onore, chi per un ideale, chi ancora perchè tiene alla propria dignità di persona ( illuminante e bellissima la frase che il Dottore rivolge al capitano, prima che questi gli spari vigliaccamente alla schiena " Ho disobbedito perché non tutti sono come lei, che obbedisce per istinto, senza mai pensare") Ofelia dovrà passare attraverso delle prove di coraggio, alla fine delle quali dovrebbe essere incoronata principessa del regno da cui proviene, quello appunto delle fate e dei fauni.
Ofelia imparerà presto che i veri mostri non sono quelli del sottosuolo e delle leggende, ma quelli in carne ed ossa della realtà ed imparerà ad affrontarli con coraggio, fino al sacrificio finale
il Labirinto del Fauno è un bellissimo film che ricorda, se ce ne fosse bisogno, come il mondo della fantasia, dell'horror, del fantasy non sia affatto una fuga dalla realtà, ma anzi permetta di avere gli strumenti necessari per confrontarsi con il vero orrore, quello del Potere, ben rappresentato dal sadico capitano fascista, splendidamente interpretato da Sergi Lopez (ma tutto il cast è straordinario).
Raramente un film mi ha coinvolto emotivamente come ha saputo fare questo piccolo film, e confesso che, sulla scena finale, non ho saputo trattenere le lacrime.
Il film si candida tranquillamente a miglior film dell'anno nella mia personalissima classifica.
5 stelle su 5

giovedì, novembre 23, 2006

Slither


Slither. Non so cosa cavolo voglia dire: So che è il titolo di un piccolo Horror movie, passato inosservato dalle nostre parti (per dire il vero da parecchie parti). So anche che è uno dei film più piacevolmente imprevedibili e divertenti che mi sia capitato di vedere di recente. Slither ha una classica struttura da science fiction anni 50-60.
C'è un paesino noioso in cui la vita scorre pigra e i locali poliziotti sono più intenti a spettegolare sugli abitanti che non a condurre indagini rischiose. La massima attrazione del posto è difatti la giovane maestrina sposata al riccone del paese.
Poi, L'Evento: qualcosa cade dal cielo e naturalmente non può altro che portare guai al tranquillo paesino e ai suoi noiosi abitanti.
Il film mischia e cita classici e meno classici della fantascienza e dell'horror, da The Blob a L'invasione delgi ultracorpi, da la notte dei morti viventi a Nightmare, passando per Shivers e Basket Case (quest'ultimo non a caso visto che il produttore è Frank Henenlotter) Tuttavia lo fa con molta perizia ed inventiva e, sopratutto, con una buona dose di sana ironia, che evita al film di cadere nella palude del ridicolo involontario ( cosa che succede invece ai film di Rob Zombie, per dirne uno).
Attori bravi e Nathan Fillion su tutti.
Consigliato, a patto di avere lo stomaco forte.

mercoledì, novembre 22, 2006

Ancora sul "bullismo"

Vorrei tornare brevemente sull'episodio già commentato in Piccolo nazisti crescono.
MI ero concentrato sull'aspetto ideologico dell'accaduto.
Dopo aver letto e sentito vare spiegazioni "causali" scondo cui la colpa sarebbe, in ordine sparso: dei videogiochi, del consumismo, dei telefonini e di internet e, della serie "ettepareva", dei film Horror ( ma è possibilie che certi pretesi intellettuali non sappiano che i cosidetti Horror sono favole morali? ). Mi è stato risparmiato il 68, ma forse solo perché non leggo "Libero" e "Il giornale" perché sono sicuro che devono averlo scritto.
Sono convinto che ogni fenomeno sia un prodotto della società, compresa la stupidità umana, che pure è cosa apparentemente naturale. Ora, il problema , la piaga direi, su cui nessuno mette il dito, va un po' oltre alle fesserie di comodo di cui sopra. In realtà, la nostra società, che si vuole democratica e, quindi, basata sull'eguaglianza e sul pacifismo, se non proprio sulla non volenza, è in realtà una società estremamente diseguale e classista, ed estremamente violenta.
Una società in cui conta solo l'avere e non l'essere e le persone vengono giudicate solo in base al successo che hanno, ovvero al denaro che accumulano. Una società in cui i politici di destra e sinistra fanno a gara a chi intitola più strade e piazze ad una cattiva giornalista che è diventata famosa solo per l'odio che è riuscita a fomentare. Una società dove i parlamentari insultano i senatori a vita, oppure le loro colleghe del sesso opposto ovvero Anziani e Donne, guarda caso categorie "deboli".
Una società in cui arroganza, prepotenza e furbizia non sono considerati vizi di cui vergognarsi, ma virtù da esibire.
Dove essere "buonisti" ovvero essere buoni è un insulto mentre essere carogne è un'elogio.
I giovani vengono tirati su in questo contesto, ed in questo contesto imparano che il loro compagno portatore d'handicap è un debole, non diventerà mai un divo della televisione, o un miliardario, e allora giù botte.
Si raccoglie quel che si è seminato.

venerdì, novembre 17, 2006

Democratico? No, Sandinista!


Grande rilievo è stato dato alle cosidette elezioni di mid-term svoltesi negli Stati Uniti d'Anerica, con le quali è stata rinnovato metà del parlamento statunitense. La preannunciata vittoria dei democratici è stata salutata come una grande svolta, nonostante il potere rimanga saldamente in mano all'Imperatore George W. Bush e alla sua accolita di Neo-Con.
E sopratutto nonostante in realtà questa "grande svolta" non sia affato tale. Infatti i due terzi dei parlamentari democratici eletti e della nuova leadership democratica , è favorevole alla cosidetta "Guerra al terrorismo" solo la vuol fare in modo diverso, così come la gran parte dei deputati democratcii non ha nulla in contrario alle nuove leggi americane, che permettono di arrestare chiunque senza prove, senza difesa e senza dirgli perché è arrestato, ed infine processarlo e condannarlo usando come prove le confessioni strappategli in prigionia, senza esclusione di mezzi di tortura. In sostanza, in quello che viene considerato il "faro dell? Occidente" lo Stato si riserva il diritto di rapire i suoi cittadini e torturarli fino a che questi si confessino colpevoli. Altro che "Più grande democrazia del pianeta" Qui,(anzi, lì) siamo in pieno medioevo, malamente masherato da elezioni in cui settori della stessa Plutocrazia statunitense si combattono al solo scopo di conquistare poltrone e cariche pubbliche, che comportano affari per lor e per le lobbies che rappresentano.
Dimenticate dai MassMedia filoYankee si sono svolte, negli stessi giorni, le elezioni in Nicaragua, un paese considerato "Il giardino di casa" dagli USA. Un paese martoriato prima dalla dittatura filoamericana di Somoza, poi, dopo la rivoluzione sandinista, che aveva dato vita ad un interessante esperimento di socialismo democratico ( cosa ben diversa dalla putrefatta socialdemocrazia europea ) dal Terrorismo dei Contras, finanziati e armati da Stati Uniti e da personaggi come il presidente Noriega, a sua volta poi detronizzato dai suoi padroni a stelle e striscie.
Infine è stato sottoposto a 15 anni di "cura" neoliberista, che hanno ridotto il paese (tranne la solita minoranza di sfruttatori e arrichiti) in miseria. E non lo dico per sentito dire, ma perché ho avuto l'occasione di parlare con Nicaraguensi e persone che ben conoscono quel paese.
Queste elezioni hanno decretato la vittoria del Fronte Sandinista dell'Ex Presidente Ortega. con oltre il 40% dei voti.
Ortega è un personaggio dal grande passato ma un po'"sputtanato": è stato invischiato in storie di corruzione, ha annacquato fortemente le sue originarie idee socialiste, ha ceduto alle pressioni della potente CHiesa CAttolica locale per accettare la messa al bando dell'aborto, ecc.
Insomma, come spesso accade. è il meno peggio, e non il meglio.
Non c'è da stuprisi quindi dell'affermazione dei sandinisti rinnovatori, che hanno raccolto un promettente 7% .
Per l'intanto un altro paese latino-americano sfugge all'abbraccio soffocante di Washington e dei suoi economisti liberisti.
Al resto ci penserà il popolo Nicaraguense, che ben sa che solo una possente spinta dal basso può evitare il ritorno di vecchie e nuove oligarchie e aprire ad una democrazia diretta e autogestita sulle'sempio del Chiapas.

martedì, novembre 14, 2006

Piccoli nazisti crescono

Ha fatto scalpore (non troppo, giusto un po' ) un video pubblicato su Google in cui si mostra un gruppo di studenti di circa 15 anni che umilano e picchiano un ragazzo portatore di handicap. Il tutto condito da scritte inneggianti al nazismo tracciate sulla lavagna.
La cosa è stata deprecata ( solo da alcuni giornali e alcuni intellettuali) ed è stata catalogata come "bullismo", con varie letture sociologiche abbastanza banalizzanti. Che sia in crescita il bullismo e modi di fare basati sulla prepotenza, l'arroganza e la violenza è probabilmente vero, e non me ne stupisco, visto che l'esempio che viene dal mondo degli adulti e dalla società "adulta" è quello che è.
Ma non catalogherei questo episodio in particolare come semplice "bullismo".
Il bullo, almeno quello dei tempi miei, agiva per lo più da solo, cercava di guadagnare qualcosa di concreto dalla sua prepotenza, che so, un compito passato o qualche "benefit" di tipo materiale, e aveva poco interesse a pubblicizzare quel che faceva.
Gli autori di questo ignobile gesto invece non paiono interessati a qualche vantaggio materiale. Lo fanno per divertirsi, per così dire. E non tengono affatto nascosto quello che fanno, ma anzi gli danno la pubblicità maggiore che si possa dare ad un episodio del genere, Lo pubblicano su Internet, che ormai è diventato il luogo privilegiato della comunicazione.
Non sembrano proprio degli sprovveduti bulletti.
Non solo, ma lo inquadrano ideologicamente in modo corretto, come dimostrano le ss naziste tracciate a commento. In effetti non si può negare che il nazismo sia stata (e sia) l'ideologia che più di ogni altra abbia promosso la discriminazione e l'odio verso le minoranze, senza distinzione, fino al genocidio totale.
Non so a voi, ma tutto ciò mi ricorda tristemente i video girati dai gruppi affiliati ad Al Qaeda, quelli dove il disgraziato di turno viene esposto davanti a una qualche scritta prima di essere sgozzato o "giustiziato" in altro modo.
Se si compie un gesto, e gli si dà risaltoe pubblicità, vuol dire che quel gesto lo si rivendica.
Esattamente come i terroristi islamici, gli autori di questo gesto rivendicano quello che fanno, e lo fanno vedere a tutti perché altri possano emularli.
Si tratta quindi di un gesto lucidamente nazista, tanto più che gli stessi autori lo hanno collegato a quella esperienza storica, e non a qualcosa d'altro.
L'eventualità poi che , probabilmente, nessuno degli autori del gesto sia collegato a formazioni paranaziste, che pure pullullano in certi ambienti, non rende la cosa meno inquietante, come non le rende meno inquietante il silenzio della politica ufficiale, evidentemente più propensa a scandalizzarsi per le toilette o gli spinelli che per cose di ben altra serietà

giovedì, novembre 02, 2006

Cinema: The Black Dahlia


Parlo di questo film con abbondante ritardo rispetto alla visione, ma non sono mai stato convinto che un film si giudichi d'istinto, non sempre almeno.
The Black Dahlia, ultimo film di Brian De Palma, come tutti sapranno, tratto da un libro di Ellroy ispirato ad un delitto irrisolto, quello di una aspirante attrice, forse anche attrice di filmetti porno, nella Hollywood dell'immediato dopoguerra.
Qualcuno (pochi) soprattutto in Italia, ne ha parlato dopo la proiezione a Venezia come di un ottimo film, se non un capolavoro. Negli USA l'accoglienza è stata molto più fredda, anzi, dal punto di vista del Box Office si può tranquillamente parlare di Flop, e di quelli pesanti: poco più di 20 milioni di dollari raggranellati per un film così costoso e pubblicizzato sono un risultato prossimo al disastro.
Dopo aver visto il film devo dire che si capisce bene perché questo risultato striminzito ed il diffuso scarso apprezzamento, a parte i fans stretti, quelli disposti a digerire qualsiasi cosa da parte di Brian De Palma.
Innanzitutto la trama è confusa e caotica quanto mai, piena di nomi di persone e avvenimenti che non vediamo ma ci vengono riferiti con la voce fuori campo tipica del noir anni 50, solo che qui la cosa è talmente ripetuta da diventare noiosa e quasi parodistica in alcuni momenti. Il ritmo è da un lato frenetico, perché lo spettatore deve stare dietro a mille avvenimenti, ma dall'altro molte scene sono lente e anche abbastanza inutili. De Palma poi infila qua e là alcuni particolari irritanti, come il corvo che va a beccare il cadavere davanti ad una folla di una cinquantina di persone (che sarebbe come pensare che il sottoscritto vada a prendere una fettina di sacher davanti ad un branco di leoni) o la scena nel bar "lesbo" con tanto di canzone cantata da non-mi-ricordo- più-quale-nota-cantante-gay a mò di video musicale, il che ricorda terribilmente quella scena di "omicidio a luci rosse" con i Frankie goes to Hollywood, scena che ho sempre trovato discutibile.
Peggio ancora, c'è anche almeno un errore evidente di regia nel flashback finale che svela la soluzione del caso.
tra gli altri difetti è da segnalareuna scelta deglli attori alquanto discutibile. Josh Artnett è bravino, ma francamente fuori ruolo, troppo giovane per quella parte. Altrettanto fuori ruolo è la pretesa diva Scarlett Johannson, che per giunta non è neanche particolarmente brava e mostra degli evidenti limiti di attrice. Anche Hiilary Swank non pare essere del tutto a suo agio nel ruolo della "dark lady" bisex, ed un confronto con la Sharon Stone di Basic Instinct potrebbe risultare imbarazzante per lei.
La sorpresa più gradevole è Mia Kirschner, che interpreta proprio la Black Dahlia, che compare unicamente come protagonista di provini e filmini rigorosamente in bianco e nero, e che riesce a dare nei pochi minuti in cui appare sullo schermo una intensità al suo personaggio notevole.
Ma quello che soprattutto rimprovero a De Palma è di aver fatto un film molto freddo, quasi frigido, pur essendo la materia del film "bollente". Per esempio il traingolo tra i due poliziotti e la bella bionda interpretata da Johannsson rimane quasi sullo sfondo e non riesce mai a decollare, così come il rapporto erotico tra il poliziotto "buono" e la dark lady interpretato dalla Swank rimane meccanico, senza avere quel fascino morboso che ha sempre caratterizzato il noir, anche quello recente.
A fronte di questo va segnalata una accurata ricostruzione dell'ambiente, alcune scene ben dirette, che ricordano i momenti migliori de "gli Intoccabili", in particolare la famosa scena della scalinata. oltre alle già citate scene con Mia Kirschner.
Certamente il mestiere non manca a De Palma, ma da lui c'è da aspettarsi molto di più di un semplice e sterile esercizio di stile.
giudizio: 2 stellette e mezzo.

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