domenica, gennaio 31, 2021

Ma i vaccini antiCovid sono veramente affidabili ?

 Prima di affrontare questo importante e delicato argomento voglio subito mettere in chiaro una cosa. Nom sono un naovax, neppure per sbaglio: Non solo appoggio concretamente le campagne per vaccinare i bambini nei paesi poveri organizzate dall'UNICEF, ma io stesso mi vaccino ogni anno per evitare le varie influenze stagionali, tutti in famiglia ci vacciniamo, e ritengo gli antivax militanti una delle tante chiassose e insensate minoranze estreme di cui farei volentieri  a meno. Tuttavia mi baso sul metodo scientifico, da sempre, e so che ogni cosa, anche la migliore, ha sempre un lato negativo, o può averlo, e quindi anche i vaccini, non sempre funzionano perfettamente, possono avere risultati sgradevoli e perfino mortali, e soprattutto la loro efficacia va testata in modo molto preciso e severo.

Ora ci dicono che sono arrivati decine di vaccini: non sto a farne un elenco ma se volete avere un'idea potete cliccare qui

Nelle scorse settimane hanno pubblicizzato al massimo i vaccini con cui  il Governo italiano vorrebbe immunizzare la popolazione italiana, sottoponendo a vaccino più o mneo tutti quanti (anche i riottosi). Non entro nel merito di tale idea, che comunque mi pare da un lato irrealizzabile, e dall'altro anche piuttosto inutile, tenendo conto che ormai ci sono fra i 10 e di 12 milioni di italiani che sono entrati a contatto con il virus e dovrebbero essere più o meno già immunizzati. 

IL punto che voglio affrontare è quello della efficacia (della sicurezza parleremo un'altra volta, al momento non esistono dati che possano far pensare che non siano sicuri grosso modo come i vaccini che già conosciamo). DI questi vaccini (Moderna, Pfizer ed Astra-Zeneca) si è detto che sono sicuramente molto efficaci e che questa è oltre il 90% addirittura al 95%. Per quanto riguarda AStra Zeneca in realtà la percentuale è decisamente più bassa, solo il 62%, una percentuale che lascerebbe almeno un vaccinato su tre esposto ai rischi di contagio.

Anche lo Pfizer è passato sul banco degli imputati negli ultmi giorni: Alcuni giornali hanno riportato la notizia, risultata poi in parte (ma solo in parte) non vera, che una ricerca afferma che siano efficati solo tra il 19 ed il 29%. Subito i vari siti filogovernativi hanno parlato di fake news dicendo che si tratta solo di un articolo, che le critiche sono già note ed altre arrampicature sugli specchi.

Ora la verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Non c'è una ricerca alternativa  a quella già nota, ma l'articolo è uscito su una rivista scientifica (e non è il solo) e prende in esame i risultati ufficiali che la stessa Pfizer ha presentato, ed elenca una serie di motivi serissimi per cui chi ha scritto l'articolo ovvero il Dottor Peter Doshi, ritiene che la documentazione finora presentata dei risultati della ricerca sul vaccino Pfizer non sia sufficiente e sia piena di incongruenze.

In particolare Doshi si concentra sulla efficacia del vaccino: dice Doshi che nella documentazione si afferma che ci sono stati tra coloro che hanno preso il vaccino e coloro che hanno invece avuto il placebo 170 casi di coronavirus, di cui 162 nel gruppo di controllo e solo 8 nel gruppo dei vaccinati. Da qui la famosa percentuale del 95%. Altri avevano già notato che però questa percentuale si riferisce solo ad uno 0,7% di persone che sul totale erano risultate positive, e che quindi fare un vaccino per avere una differenza così bassa nelle probabilità di contagio non valesse la pena.

Altro è il discorso di Doshi, che non mette in dubbio l'importanza della vaccinazione, dal momento che non possiamo sapere se verremo o meno contagiati, e le possibili conseguenza per noi e per le persone a noi care, ma porta dei dati sbalorditivi ed anche inquietanti. Secondo il report della FDA (l'ente preposto a controllare i dati delle ricerche prima di autorizzare la diffusione del vaccino) infatti sono stati rilevati nell'insieme dei partecipanti ai due gruppi, gruppo sperimentale e di controllo, la bellezza di ben 3410 casi sospetti di coronavirus, di questi 1594 nel gruppo dei vaccinati, e 1816 in quello di controllo: da questi dati viene quindi fuori la percentuale del 19% di efficacia del vaccino, che sale al 29% se si escludono quei casi accaduti entro i 7 giorni dall'assunzione del  vaccino, ovvero in un lasso di tempo in cui l'efficacia dello stesso non può esserci con sicurezza. Tuttavia Doshi avverte che i casi "sospetti" di coronavirus sono appunto sospetti, e che quindi molti di loro possono essere dovuti ad altre cause, influenze, rinovirus, altri coronavirus (quelli innocui) etc. In ogni caso è evidente che la percentuale di efficacia del 95% del vaccino fa parte della pubblicità del vaccino, e nulla ha a che vedere con parametri scientifici. 

Ancora peggio il vaccino AstraZeneca la cui efficacia è addirittura di un misero 59,5% (vedasi la scheda) tra l'altro la percentuale si riferisce alle persone tra i 18 ed i 55 anni, ovvero la fascia di età (a parte gli under 18) meno colpita. va ricordatto che sotto i 50 anni i morti alla fine di dicembre erano meno attorno agli 800 casi, fra i 50 ed i 60 aumentavano di altri 2800 casi. l'età media dei morti sfiora gli 81 anni (questa estate era di 84 anni) e nei 2/3 dei casi si tratta di persone con almeno 3 patologie.

La scheda (alquanto faziosa, va detto) ammette che non vi sono prove che tale vaccino preservi la fascia d'età sopra i 60 anni, che è proprio quella che andrebbe protetta ! Aggiungiamo che non vi è assicurazione sul fatto che persone vaccinate e che non sono positive ( o meglio non mostrano sintomi) non possano trasmettere comunque il virus (seppure a mio modo di vedere questa sia una eventualità abbastanza remota) abbiamo un quadro piuttosto preoccupante. Si può ipotizzare che comunque una popolazione totalmente vaccinata abbia un riduzione considerevole dei contagi e dei morti, ma su una popolazione solo parzialmente vaccinata tale riduzione non sarebbe assolutamente completa, anzi potrebbe addirittura facilitare l'espansione del virus. 

Il problema è che per vaccinare totalmente 60 milioni di italiani, con vaccini che prevedono 2 iniezioni, ci vogliono 120 milioni di dosi, e soprattutto, ci vogliono mesi, se non anni. Insomma il virus farebbe in tempo a diventare innocuo e la popolazione a immunizzarsi entrando a contatto con il virus stesso, in sostanza in modo naturale, molto prima che si raggiunga il vagheggiato obiettivo.

Qualche speranza in più nel vaccino della Johnson e Johnson, che pare avere una efficacia dell'85% proprio sui casi più gravi, ed inoltre ha il notevole vantaggio di essere monodose, ovvero basta una sola iniezione, il che rende l'opera di vaccinazione notevolmente più semplice. Quello che appare in tutti questi studi però è che ci sono molte più reazioni allergiche, addirittura un caso su 10 delle persone avrebbe tali reazioni per l'Astrazeneca.

In ogni caso pare evidente che la strategia perseguita dalla gran parte dei governi di tenere la popolazione in casa, evitando (non molto) i contagi, rovinando interi settori economici, riducendo parte della popolazione in condizioni quasi da fame (le file ai centri dove viene distribuito cibo sono diventate kilometriche) in attesa del salvifico vaccino, pare essere sempre più azzardata, una scommessa che si potrebbe pagare molto cara, anche in termini di stabilità politica e sociale (e l'Italia ne è proprio un esempio).

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