lunedì, gennaio 25, 2010

Una Giusta Causa

Venerdì 22 gennaio si sono esibiti in un evento chiamato Hope for Haiti Now allo scopo di raccogliere fondi per aiutare il popolo haitiano, colpito dall'ennesima terribile tragedia, alcuni dei più grandi nomi della musica Pop degli ultimi 30 anni
Alicia Keys, Coldplay, Bruce Springsteen, Stevie Wonder, Shakira, John Legend, Mary J. Blige, Taylor Swift, Christina Aguilera, Sting, Beyonce, Sheryl Crow, Kid Rock, Keith Urban, Madonna, Justin Timberlake, Jennifer Hudson, Emeline Michel, Jay-Z, Bono, the Edge, Rihanna, Dave Matthews, Neil Young e Wyclef Jean, colui che ha organizzato l'evento.
Le performance sono state veramente tutte molto belle e sentite, un concerto veramente bello, sia nelle motivazioni che nella riuscita.
Per chi volesse sentirle bene, e contribuire alla raccolta di fondi, può scaricare da iTunes il disco che raccoglie tutte le esibizioni ed il cui ricavato andrà interamente alle organizzazioni di soccorso ed aiuto.
Costa solo 6 euro e 99, è un piccolo gesto per una giusta causa.
e qui i miei personalissimi highlights





Soddisfazioni


Ci sono giornate o periodi di tempo, anche brevi in cui tutto va storto, nelle piccole e nelle grandi cose. Tipo quando ti si allaga la cantina, ti si intasa il lavandino e tuo fratello ti chiama perché gli si è incastrata la chiave della porta a casa dei tuoi.
E ci sono periodi in cui accadono delle cose, personali o meno, che ti danno soddisfazione.
Per esempio questo week-end.
La Roma che vince all'Olimpico, sì, ma di Torino, con un gol del norvegese Riise al 93' minuto, che è un po' come dire la classe operaia va in paradiso, perché seppur scandinava sempre di classe operaia si tratta, e okey, non è il paradiso, ma solo il terzo posto, però ci si può accontentare.
Poi la sera di domenica vedo l'Inter battere per 2-0 il Milan e anche questa è una soddisfazione. Non sono interista, e mi scoccia l'arroganza di Mourinho, ma la trovo il male minore rispetto all'arroganza e la presunzione del Milan berlusconiano, che pensava di aver già in tasca derby e scudetto, e che non ha saputo nemmeno sfruttare un arbitraggio da ufficio inchieste, per cui l'Inter ha dovuto giocare quasi tutto l'incontro in 10, finendo in 9 e con un discutibile rigore fischiato contro, ma niente, nemmeno fossero stati 10 anni avrebbero potuto violare quella porta, dove Julio Cesar sembrava un superman capace di sfidare le leggi della fisica pur di impedire l'affronto.
D'altro canto contro uno che si chiama Giulio Cesare è meglio non mettersi.
Stamattina poi vengo a sapere che Vendola ha vinto, anzi stravinto le primarie in Puglia ottenendo la candidatura come presidente delle regione per il Centro-sinistra.
E dire che hanno fatto di tutto per esautorarlo, secondo una incompresibile logica politica, la tipica logica da apparato d'alemiano che ha rovinato ogni speranza di rinnovamento della sinistra e del paese.
Ma hanno fatto i conti senza l'oste e l'oste, ovvero gli elettori democratici hanno mandato un messaggio chiaro e preciso.
Vendola ha i suoi difetti, ma è uno dei pochi politici moderni e di sinistra, con una visione non stantia dei problemi e con una certa preparazione culturale e politica, e gode , non a caso, di un ampio consenso.
Insomma, avere la famiglia Agnelli, pardon Elkann, Berlusconi, e Massimo D'alema che rosicano contemporaneamente è una cosa non da tutti i giorni.
Sono soddisfazioni, queste, credetemi.

domenica, gennaio 17, 2010

Recensioni musica 2009

Come al solito metto qua le mie recensioni sui dischi che ho ascoltato, che in alcuni casi sono usciti nel 2008, ma va bene lo stesso.
Non mi pare sia stato un granché come annata, anche se qualche perla c'è stata.
Ed ecco il mio personalissimo cartellino

Amy mc donald: This is the Life


Cd uscito nel 2008, disco d'esordio della ventenne scozzese:
Amy è dotata di una voce potente, ma che sa anche essere raffinata, le canzoni sono tutte quantomeno gradevoli, e l'ascolto del disco si presenta piacevole.
Ad un esame più approfondito emergono però dei difetti: in effetti Amy non riesce a discostarsi dalla formula della Folk ballad imbastardita con un po' di pop/rock di prammatica, le canzoni sono piuttosto simili l'una all'altra (francamente è molto difficile distinguere tra This is the life e let's start a band), la produzione non è certo di primo livello e gli arrangiamenti sono piuttosto banali.
Per cui le 10 canzoni di cui si compone il disco (per un totale di una quarantina scarsa di minuti) scorrono via piacevoli, ma senza lasciare grosse tracce.
Come disco d'esordio non è male, però Amy deve lavorare se non vuole essere una delle tante promesse non mantenute del mondo della pop music.
7

Bruce Springsteen: working on a dream

Questo disco di Springsteen è uscito in tempi così ravvicinati rispetto al precedente (splendido) Magic da portare qualche sospetto di un disco fatto con scarti di registrazione del disco precedente.
Il sospetto c'è, ma la creatività di Springsteen è fuori discussione.
Sicuramente il disco è stato fatto per coincidere con la probabile (e poi avvenuta) elezione di Obama, evento storico che un sincero democratico come Springsteen non poteva ignorare.
Il disco si apre con la bellissima Outlaw Pete, una ballata tesa e drammatica, degna in tutto e per tutto di Bruce e della sua poetica. Da lì in poi però il disco scende di livello e Bruce si limita ad una serie di ballate nel suo stile che non deludono di certo i suoi estimatori, ma nemmeno posso esaltare particolarmente, e che solo in alcuni momenti ( The Last Carnival, Life itself, The Wrestler) si elevano dalla routine,
Voto: 7,5 di stima.

Greenday: 21st century breakdown
Difficile non ripetersi e rimanere per giunta ad alti livelli, soprattutto dopo aver fatto tanti dischi e un capolavoro come American Idiot.
Bene i Green day ci riescono e alla grande.
Si sono presi il loro tempo, ma ne valeva la pena non solo per la quantità (ben 70 minuti) ma soprattutto per la qualità.
Il disco,come già il precedente, è una Rock opera o concept album, alla "Tommy" degli Who.
Nel disco vengono passati in rassegna un po' tutti i sottogeneri del rock, a dimostrazione che l'etichetta di punk-pop a loro appiccicata, non solo gli va stretta ma è mistificante. Nel disco i classici pezzi alla Green Day,(Know your enemy,Christian's Inferno, Murder city) ormai un marchio di fabbrica, veloci tirati ma però mai o quasi mai scontati e banali, si alternano a pezzi di pianoforte (Viva la Gloria. ) languide ballate (Last night on Earth) pezzi country-rock (Peacemaker) Ballate Pop Rock (Last of the americans girl. 21 guns) in un caleidoscopio sonoro che non annoia, e che ha la sua conclusione in American Eulogy nove minuti di grande, inarrivabile Rock allo stato puro, perché se mai esiste un rock puro, questo lo è.
Chapeau! 10


Beyonce: I am Shasha Fierce

Non avrei mai pensato in vita mia di prendere un disco di Beyonce e che mi piacesse pure, ed invece...
C'è da dire che il disco è parecchio diverso dai precedenti, perché oltre al RnB/dance in cui la 28enne di Houston è specializzata, sono presenti diverse tracce di impostazione musicale diversa.
Per cui splendide ballate di piano dall'anima soul,si susseguono, interpretate magnificamente da Be, che in quanto a voce non è seconda a nessuna.
Certo ogni tanto le piace ammirarsi ed esagera un pochino con gli svolazzi ed i pezzi di bravura (che ad ogni modo fa anche dal vivo, per cui non si tratta di trucchi da studio) però di fronte a pezzi come If i were a boy o Broken hearted girl c'è solo da rimanere a bocca aperta.
La seconda parte del Cd è più tradizionalmente RB, e mi piace molto meno, anche se pezzi come Sweet dreams sono dei capolavori del genere.
2 o 3 pezzi risultano alquanto indigesti, però non si può avere tutto.
In sostanza la regina della Black Music è lei, poche storie.
voto 8

Katy Perry: One of the boys
Una ragazza che va sul palco con un completino color rosa confetto che scopre gambe perfette su tacchi alti e con la sola chitarra acustica esegue pezzi che potrebbero essere stati scritti da Joni Mitchell è degna di attenzione.
Paragonata impropriamente a Madonna, per via di un certo uso intelligente e furbo della trasgressione, Katy Perry ha in realtà a poco a che fare con l'Italo americana, da cui la dividono, oltre che l'età, lo stile musicale, e la totale mancanza di arroganza.
Anche perché Katy è bella sul serio, e ciò che in Madonna è sempre stata presunzione in lei appare come reale autoironia.
Dietro l'apparenza di bambolona che ama vestirsi anni 40 si cela infatti una seria musicista che ha avuto esperienze discografiche precedenti e si è fatta le ossa col Warped Tour, un luogo dove ti tirano le lattine di birra se non sei di gradimento, e che ha capacità di songwriter evidenti.
Basti sentire pezzi come Mannequin, Thinking of you o quel capolavoro di politically uncorrectness che è You are so gay.
Certo il disco in questione è fatto per piacere, è spesso sovraprodotto, e difatti ci ha messo le zampe Dr Luke, uno di quei produttori che trasforma tutto in oro ovvero hit, però non si può negare che, anche nei momenti più banali (ovvero le canzoni più famose) sia maledettamente divertente.
Vedremo se Katy saprà allontanarsi dal ruolo di pin up che le sta stretto, oppure no,in ogni caso il disco è un gradevole misto di pop rock commerciale e piccoli gioielli cantautorali, per nulla male. 8

Muse: The Resistance
Questo quinto (in realtà sesto se si comprende Hullabaloo) cd dei Muse mi lascia perplesso per più di un motivo.
I muse hanno sempre fatto della originalità e della creatività il loro marchio di fabbrica, ed è quello che manca quasi totalmente in questo disco, in cui i tre rifanno il verso vuoi ai Queen vuoi ai Depeche Mode oppure agli U2 (i peggiori U2, beninteso)
In secondo luogo anche la qualità dei pezzi appare inferiore, basti pensare a quel fastidioso arrangiamento su Uprising, non certo degno dell'abilità dei Muse, oppure l'assolo di chitarra in Guiding Light,credo il peggiore della loro carriera.
Anche i pezzi più alla Muse, come The resistance,sono deludenti e appaiono come le brutte copie di pezzi quali Starlight, che peraltro erano già inferiori ai loro predecessori.
E non basta qualche citazione di Chopin e qualche momento qui e là riuscito a risollevare le sorti di un disco che appare confuso e irrisolto.
Ovvio che i Muse non possano più essere quelli abrasivi e spesso dissonanti dei loro primi due CD, ma qui siamo molto lontani anche dal lirismo disperato e affascinante di Absolution e Black Holes and Revelation, in una sorta di terra di nessuno, una musica che non è più rock ma non riesce ad essere pop e risulta eccessivamente pretenziosa e noiosa.
Probabilmente si tratta di un disco di passaggio dove I muse sembrano voler cambiare la vecchia strada ma ancora non ne hanno imboccato con decisione una nuova.
voto 6

Paramore: Brand New eyes
Il terzo album dei Paramore non si discosta di molto (e per fortuna) dalla musica dei precedenti cd, ovvero un rock'n'roll vivace e creativo quanto trascinante.
Però il quintetto è cresciuto, non solo di età ma musicalmente.
I pezzi sono ancora più rifiniti, e se non rinunciano a pezzi di immediato impatto come Ignorance o Where the lines overlap, arricchiscono il repertorio con pezzi più calmi ma non per questo meno riusciti come Playing God, e si cimentano persino in ballate acustiche, tra l'altro riuscite, come The Only Exception o la splendida Misguided Ghosts.
Il suono delle chitarre di Josh Farro e Taylor York,il drumming efficace di Zac, le melodie e la voce di Hayley Williams, ormai cantante di primo livello, riescono spesso a costruire momenti esaltanti, che toccano vertici di puro lirismo in All I want is you e Decode.
Nnon resta altro che dire : We are Paramoreeeee!!!
voto:9


Shakira: She Wolf

Donde estan los ladrones? era il titolo di uno dei più bei dischi della Rockera colombiana.
C'è da chiedersi donde esta shakira, dopo aver ascoltato l'ultimo disco della Diosa del Pop latino,
Già dalla copertina la bella e semplice ragazza sembra essere stata sostituita da una sorta di Femme fatale truccatissima.
L'artificiosità della cover si ritrova anche nella musica.
In effetti ben 6 delle 12 canzoni sono coscritte insieme a Pharrell Williams, un produttore e compositore molto a la page già produttore di Madonna, Britney Spears, Lil Wayne e rapper vari.
Quel tipico sound che Shakira ha inventato, composto da un mix incredibile e riuscitissimo di rock , musica latinoamericana, ritmi caraibici e melodie medio-orientali, che unite alla sua voce unica e al suo altrettanto unico e sensuale modo di ballare ne hanno fatto un fenomeno globale, cede il passo a sonorità banali e stereotipate, tipiche del Pop/RnB moderno.
Intendiamoci, rispetto ai modelli sopra riportati, o ad un fenomeno da baraccone quale Lady Gaga, Shakira rimane sempre più in alto, perché c'è sempre qualcosa a salvare il brano, un pezzo di clarinetto messo al punto giusto, uno xilofono, delle percussioni, un violino, e se non basta, allora ci pensa la voce di Shakira, , potente e sempre più eclettica,che riesce persino ad imitare il suono di una tromba in "Spy".
Però alla fine i pezzi migliori sono quelli più vicini al vecchio stile, il già citato Spy, ulteriore collaborazione con Wycleaf Jean, un Funky anni 70 che potrebbe andare bene in una colonna sonora di Tarantino, Gipsy,una ballata dalle atmosfere gitane che dovrebbe piacere persino a Calderoli, e Mon Amour, divertente e arrabbiato rock alla Shakira.
Insomma l'esperimento sembra poco riuscito, anche dal punto di vista commerciale, che era probabilmente il senso dell'operazione.
C'è da dire che tra pochi mesi vedrà la luce un nuovo disco, in spagnolo, che, dovrebbe riprendere certe sonorità del folk latino americano (si parla di 90 ore di suoni registrati nei paesi più sperduti della Colombia a cercare suoni tipici) e visti i collaboratori (Ochoa, Cerati) e sopratutto l'assenza di Pharrel dovrebbe riportarci indietro la autentica Shakira.
Quella a Denominazione di Origine Controllata.
voto 6,5

Noisettes: WIld Young Hearts


I noisettes sono un trio etichettato come indie-Rock.
In realtà propongono una musica molta varia, una specie di minestrone mille sapori in cui convivono allegramente funky, soul ,ska, R'n'B, rock, divagazioni acustiche, echi di ritmi africani e persino qualche spruzzata di jazz.
Ne è prova questo Cd, un disco assolutamente fuori dall'ordinario nel pigro panorama del pop inglese, dove canzoni di atmosfera basate sulla sola chitarra quali Sometimes, o Atticus si alternano a scatenati uptempo come Don' Upset the rithm, o brani quasi rock come Beat of my heart, fino alla conclusione del cd, con Ill Will, un pezzo che ricrea la magia e l'atmosfera malsana di qualche malfrequentato bar nei bassifondi di New Orleans.
Su tutto spicca la voce della cantante, Shingai Shoniwa ,dalla timbrica sensuale ed energica al tempo stesso.
Veramente un eccellente disco per chi non si accontenta della solita roba e ama la black music ma anche il rock.
voto: 9,5

Razorlight:Slipway Fires

Terzo disco di questo gruppo inglese, parecchio sottovalutato, direi.
Un disco in cui i Razorlight riescono, ancora una volta, a proporre una miscela ben riuscita di suoni rock moderni con influenze tipicamente sixties, senza finire nel calderone dello scontato e del già sentito, anzi.
Il disco si apre con la introspettiva Wire to Wire prosegue attraverso rock divertenti e ritmati come North London Trash, a pezzi dalle cadenze lente e drammatiche, come Stinger, una vera gemma, per concludersi con la struggente The House.
Un piccolo capolavoro
voto: 9

Manic street preachers: Journal for plague lovers
I MSP sono sempre rimast legati alla figura di Richey Edwards, chitarrista ma soprattutto scrittore delle liriche del gruppo dei primi tre album ( i migliori,a mio modo di vedere) e di larga parte del quarto, uscito dopo la ancora non chiarita scomparsa di Edwards.
Dopo questo episodio i MSP non sono più stati gli stessi: hanno conosciuto il grande successo, almeno nel Regno Unito, sono diventati più pop e hanno alternato dischi buoni a dischi così così, ma non si sono mai più avvicinati a quel furore espressivo che ne aveva caratterizzato gli esordi.
Ecco che in questo disco ricompare Edwards, non in carne ed ossa, ma le sue liriche, a cui i tre superstiti hanno aggiunto la musica, come peraltro è sempre avvenuto.
Omaggio, effetto nostalgia, crisi creativa, sordida speculazione?
Difficile a dirsi, di certo però gli anni sono passati, e nonostante la buona volontà, gli MSP non riescono a creare un disco come quelli del periodo 91-94.
Le canzoni sono mediamente ben fatte, è un disco facilmente superiore alla media, ma quello che manca è quella forza abrasiva, quella disperata passione nichilista che contraddistingueva Richey ma anche gli altri nel loro momento di fulgido splendore, e che ti rimaneva attaccata addosso.
Oggi invece la loro musica può essere accattivante, ma scivola via.
E' meglio bruciare che arruginire diceva qualcuno,
Ecco; la chiave sta tutta qui, Richey è bruciato, gli altri sono (elegantemente) arruginiti.
voto 7,5

Alicia Keys: The Element of freedom
Questo Quarto disco di questa cantante afro-americana con origini anche italiane, ribadisce i pregi ed i difetti già noti.
Alicia è una cantante dotata di un timbro vocale particolare, con anche una buona estensione vocale, ed è anche una brava pianista. Queste caratteristiche emergono con forza dalle 14 tracce.
Diciamo però, che come già per i precedenti lavori, Alicia è capace di costruire vere e proprie gemme canore/sonore, come ad Esempio Love is Blind, Love is my disease, Empire State of mind,This Bed, mentre altri pezzi, pur apprezzabili, risultano un po' monotoni, e rischiano di perdersi nei numerosi solchi che compongono il lavoro.
Discorso a parte merita Put it in a love song, duetto con Beyoncé, che è ormai come il prezzemolo, pezzo alquanto inutile, ma di cui immagino verrà tratto un video pieno di lustrini.
Nell'insieme un disco più che positivo, anche perché parte dei ricavati andranno alla fondazione che Alicia ha fondato e che aiuta le famiglie povere colpite dall'Aids.
Brava Alicia!
voto 8,5
TAT: Soho Lights
I TAT sono un gruppo inglese punk,capitanati dalla cantante, chitarrista e compositrice Tatiana De Michele, dalle chiare origini italiane.
Un gruppo che trae ispirazione a gruppi come i gloriosi The Clash e i grandi Stiff Little Fingers promette bene.
Promesse mantenute da questo disco d'esordio pieno di canzoni adrenaliniche,e dalle atmosfere roventi, come Road to paradise, Pessimist, i don't want to love you, pezzi che farebbero resuscitare un morto, ma nel disco non c'è solo questo ma anche echi reggae (sympathtic lies) ballate dal ritmo sostenuto ( Stay Up, Take you home) momenti di calma in mezzo a rimti veloci e riff di chitarra.
Il tutto con la massima orecchiabilità, secondo la ricetta del più puro punk, che nella sua essenza è sempre stato pop. 13 canzoni che non cambieranno la storia della musica ma ti fanno stare decisamente meglio.
voto: 8,5

sabato, gennaio 16, 2010

Fischiare Balotelli è razzista, ma anche no.



Nei vari dibattiti che agitano questo travagliato paese è entrata negli ultimi tempi anche quello sul giocatore dell'Inter Balotelli, ovvero, chi fischia Balotelli è razzista?
Secondo me è una questione molto semplice che ha una risposta molto semplice: No: fischiare Balotelli non ha nulla a che vedere con il razzismo.
Però alcuni tra coloro che lo fischiano o meglio lo contestano sono razzisti.
Partiamo da alcuni dati di fatto.
Balotelli è di carnagione scura e di origini africane.
Balotelli è forte, la più grossa promessa calcistica italiana, e sottolineo italiana.
Balotelli è antipatico, perché essendo forte e di una squadra fortissima (l'Internazionale di Moratti, colui che ha speso per i suoi giocatori cifre superiori a Berlusconi e Fiat, pardon, Juventus messi assieme) è antipatico.
Ma anche perché ha atteggiamenti verso avversari, arbitri, pubblico e persino compagni di squadra che, tanto per fare nomi, il tanto deprecato Cassano non ha mai avuto.
Infine Balotelli è italiano.
Ora fischiare Balotelli per i motivi 2 e 3 non è evidentemente razzismo, ma fa parte della antipatia sportiva ed umana, poiché nessuno può essere reso simpatico per decreto, nemmeno dei blogger politically correct, ed un ragazzino presuntuoso e montato rimane un ragazzino presuntuoso e montato.
Questa mia definizione non è dovuta a pregiudizio, sia chiaro, ma a semplice constatazione: per citare un episodio, l'Inter doveva tirare un rigore, ed il giocatore scelto era Eto, giocatore africano ed ex-stella di quella squadretta che si chiama Barcellona. Balotelli voleva tirare lui il rigore, anche se a rigor di logica (scusate il bisticcio) ce ne sarebbero stati almeno altri 3 o 4 prima di lui.
Il capitano Zanetti ha dovuto prenderlo per la mano e portarlo fuori dall'area di rigore come si farebbe con un bambino di 8 anni.
A rigore realizzato, Balotelli se ne stava in un cantuccio imbronciato senza festeggiare il gol, ed ancora il capitano è dovuto andare a riprenderlo e mandarlo ad abbracciare il compagno.
Sinceramente, nero o bianco che sia, uno che si comporta così è quantomeno un immaturo e non è il mio eroe.
Se il citato Eto, non viene fischiato da nessuno, qualche ragione ci sarà, credo.
Poi, certo, per essere campioni non bisogna essere necessariamente simpatici, checché ne dica il Sindaco di Verona Tosi: basti pensare a John McEnroe o Mike Tyson, però aiuta a non essere fischiati, cosa che è successa e succede a tanti altri giocatori.
Però se uno fischia Balotelli per il motivo 1 combinato al motivo 4,ovvero a prescindere, cioè perché, come scritto su un ignobile striscione : Un Nero non può essere italiano, allora sì, è razzista.
E anche molto molto stupido e ignorante.

venerdì, gennaio 15, 2010

Adesso sono più tranquillo...

Berlusconi, che dopo aver preso un souvenir in faccia sembrava aver abbracciato la strada della Santità con la S maiuscola, che aveva perdonato, rincuorato i fedeli (l'Amore vince e l'odio perde,come diceva quel personaggio di Verdone)che aveva parlato di una nuova era di pace e fratellanza che il suo sacrificio, il suo Dolore avrebbe fatto sgorgare come acqua di fonte, pura e rinfrescante, è tornato in pubblico, dopo una fugace Apparizione in un ipermercato.
E nel giro di poche ore ha prima promesso e poi smentito il taglio delle tasse (che comunque sarebbe stato riservato a quelli che non ne avrebbero bisogno)ha attaccato i PM dicendo che sono peggio di Tartaglia (ovvero sono degli psicolabili violenti)e ha detto che non c'è la crisi però la crisi non permette di tagliare le tasse e l'opposizione può opporsi, ma deve fare quello che dice lui.
Adesso sono più tranquillo.
NOn è cambiato.
E' sempre il solito.
Il solito Str....

martedì, gennaio 12, 2010

Rosarno: razzismo o lotta di classe?

Ho l'impressione che il commento più azzeccato sulla cosidetta "rivolta di Rosarno" (che si sarebbe anche potuta chiamare con maggiore legittimità "la pulizia etnica di Rosarno", oppure "le violenze di Rosarno") l'abbia fatta un anonimo imprenditore locale che ha sentenziato, non senza una punta di arroganza "Se questi se ne vanno vuol dire che prenderemo (a lavorare ndr) i Rumeni"
Ecco il punto è quello: Quelli che lavorano nei campi, che tirano su rompendosi la schiena ( e facendosela rompere dagli scagnozzi locali) per pochi euro al giorno pomodori e altro sono i cosidetti extracomunitari, chiamati così anche quando, come nel caso dei rumeni, sono a tutti gli effetti comunitari (a proposito, qualcuno se le ricorda ancora le sparate di Beppe Grillo contro l'ingresso dei Rumeni in Italia?).
Questi lavoratori sono i moderni proletari, ovvero coloro che hanno come ricchezza la prole, anche se in effetti non hanno neppure quella, per cui forse bisognerebbe chiamarli sottoproletari.
A me personalmente fanno venire in mente i leggendari Hoboes, i vagabondi americani che si muovevano sui treni merci cercando lavori stagionali nella america della depressione.
Non sto mitizzando, sia chiaro: non sto dicendo che sono tutti buoni, gentili e simpatici, non lo erano nemmeno gli hoboes, molti di loro erano, ovviamente sopratutto a causa della propria disperata condizione economica, dei piccoli criminali.
Dico che questi sono quelli che lavorano, i lavoratori.
Di là c'è la borghesia agricola italiana, spesso, nelle zone del sud, coincidente con potentati di tipo criminale/affaristico e politico.
Anche qui non mitizzo nè criminalizzo, sono dati di fatto innegabili.
In mezzo, la piccola borghesia, ovvero gli abitanti di Rosarno, ma anche tutti noi, che traiamo la nostra piccola parte di utile dallo sfruttamento di questi lavoratori, come la traiamo dalla sfruttamento dei lavoratori nei paesi dell'Est o dei Paesi in via di sviluppo, al di là del fatto di andare in giro con la spranga a dare la "caccia al negro" o di mettersi a fare i Lenin da tastiera.
Lo scontro che si è avuto è quindi un perfetto esempio di una cosa che ci avevano detto morta e sepolta con il presunto e mai dimostrato "crollo delle ideologie", ovvero la lotta di classe.
Certo questa è mascherata e si accompagna a forme più o meno esplicite di xenofobia, come si è visto già in altre situazioni storiche.
Chiamare però questo razzismo diventa mistificatorio ed,in fondo, anche un involontario aiuto a chi, da queste pratiche "razziste" trae beneficio, sia esso politico od economico.
Per razzismo si deve intendere una serie di teorie che sostengono l'esistenza di razze umane definite in vari modi e l'esistenza di una superiorità di carattere biologico che produrrebbe poi inevitabili gerarchie di carattere socio-economico, ovvero: io sono della razza bianca e sono istruito e profumo, tu sei un nero, sei stupido, puzzi e lavori come mio schiavo.
Queste ideologie sono nate per giustificare lo schiavismo ed il colonialismo, ma di certo non l'hanno creato.
Così oggi, dire che "quelli sono bestie" non è il fatto che crea lo sfruttamento bestiale dei lavoratori migranti, ma una conseguenza delle condizioni inumane nelle quali questi ultimi vivono e del loro sfruttamento.
Se si mettesse al centro la questione dello sfruttamento e del conflitto sociale, e non del razzismo, ci si guadagnerebbe in chiarezza.


r

giovedì, gennaio 07, 2010

Sicurezza: e che ne direste di un bel microchip sottopelle?


In questi giorni, dopo l'attentato un po'paperinesco tentato/sventato sul solito aereo diretto nei soliti Stati Uniti d'America, si è tornati a parlare di sicurezza negli aeroporti (pare che gli attentati da altre parti non siano tenuti in considerazione, nonostante Madrid 2003 e Londra 2005).
Per cui si parla di Body Scanner ed altre diavolerie tecnologiche, di cui francamente capisco poco e mi interessa ancora meno.
Anche perché, come detto sopra, gli attentati si possono fare dappertutto, diciamo in generale sui mezzi di trasporto (e noi italiani ne sappiamo qualcosa mi pare).
Per cui è evidente che, di attentato (tentato o riuscito) in attentato, di sicurezza in sicurezza, presto si arriverà ad ua semplice ed ovvia conclusione: che per avere dei livelli di sicurezza indiscutibili, bisognerà far sì che il cittadino sia dovunque controllabile, che i suoi spostamenti siano identificabili.
E per far questo c'è un metodo molto semplice: installare un piccolo microchip sottopelle.
Esagero?
Fantascienza?
Generalmente sono proprio le previsioni esagerate quelle che si concretizzano, ed in quanto alla fantascienza, ma una roba come Internet, o andare sulla Luna, non erano fantascienza non tanto tempo fa?
I microchip sottopelle sono, peraltro, gia una realtà, ed in fondo tutti giriamo già con dei chip con i quali ci controllano. Sono quelli nei nostri cellulari.
Però quelli li possiamo lasciare a casa, o dire che qualcuno ce li ha rubati o li abbiamo comprati in modo incauto da qualche malintenzionato.
Invece un bel microchip personale e che non possiamo togliere risolve brillantemente qualsiasi problema.
Sento una vocina dentro di me che dice "l'opinione pubblica non lo accetterà, si ribellerà!" . Dev'essere la parte di me sfrenatamente ottimista.
La parte di me realista, invece, sa che l'opinione pubblica (ma esiste?) lo accetterà, magari non con entusiasmo, ma l'accetterà.
Basteranno un paio di attentati e un bel po' di propaganda, pardon informazione, et, voilà, il gioco sarà fatto.
Magari si inizierà a metterli sugli immigrati, partendo dai musulmani; chi potrebbe opporsi?
Poi lo si generalizzerà a tutti gli immigrati.
Poi la volta dei bambini: è per la loro sicurezza, per proteggerli dai pedofili o per far sì che non si perdano. Chi potrebbe opporsi a maggiore sicurezza per i bambini?
Poi sarà la volta delle donne, per proteggerle dalle violenze, e chi non vorrebbe proteggere il sesso debole?
Poi gli impiegati statali, poi i giovani, poi tutti.
Forse rimarrano esclusi gli anziani, potrebbe essere un investimento più dispendioso che utile.
Insomma questa è il nostro futuro.
Voglio dire: cosa sarà mai un microchip in cambio delle sicurezza?

lunedì, gennaio 04, 2010

Twilight ovvero come ti normalizzo il vampiro



Era da un po' di tempo che nutrivo la curiosità di vedermi questo Twilight, ultimo blockbuster in tema vampirico.
Sono da sempre interessato al tema del vampiro e divoro (sarebbe meglio dire bevo) qualsiasi cosa, libri, fumetti, film e telefilm.
Così ho approfittato della trasmissione da parte di Sky di questo famoso (e famigerato) film.
Confesso che ho trovato il film letteralmente esangue, senza nulla che potesse interessare i miei assetati canini.
A parte la diligente regia della regista Catherine Hardwick (che aveva girato un paio di film sull'adolescenza interessanti sia per stile che per contenuto) il film era assolutamente privo di interesse, con dialoghi che sembravano un misto fra i baci perugina ed i testi delle canzoni di Nek, situazioni scontate e assolutamente irrealistiche (ma sinceramente, quale ragazzina non scapperebbe a gambe levate di fronte ad un vampiro? nessuna, a parte Buffy, di cui poi parlerò) tra l'altro noioso nel suo tentativo di essere cool a tutti i costi.
Ma, soprattutto, la cosa insopportabile, era questo affrontare il tema del vampiro in modo assolutamente superficiale scadendo a più riprese nel ridicolo.
Come non ridere di fronte ad un vampiro capofamiglia (?)che sembra uscito direttamente dalla Famiglia Addams e che lavora(ma da quando i vampiri hanno bisogno di lavorare?) in un ospedale (e nemmeno fa il turno notturno), che sarebbe come mettere un diabetico goloso in una pasticceria?
E cosa dire di questi vampiri eternamente adolescenti che vanno (da quanti secoli?) alla High School, in pieno giorno?
Ora, i vampiri uno li può fare come vuole, con o senza i canini, in castelli diroccati o metropoli, con o senza la paura dell'aglio o del crocefisso, e difatti negli ultimi anni siamo stati abituati a riletture del mito del vampiro, in cui i vampiri non sono solo delle macchine di morte, ma sono anche personalità complesse e che sanno anche apprezzare i piaceri della vita, e persino amare.
Quello che però no si può fare con i vampiri è ritrarli in modo superficiale e ridicolo.
Citavo prima Buffy, un telefilm definito per adolescenti (come se gli adolescenti fossero una massa di ebeti!) e perciò, almeno in Italia, snobbato, mentre negli USA ci fanno dei corsi universitari (e a ragione).
In questo telefilm, come anche in Intervista col Vampiro, a cui sotto certi aspetti si rifà, la figura del vampiro viene rivista, anche con una certa ironia, ma sempre rispettandone la caratteristica principale.
Ovvero che il vampiro è un mostro, magari affascinante e persino simpatico, ma un mostro che non può vivere con gli umani perché non lo è (più).
Louis, il vampiro creato da Anne Rice, è tormentato dal male che fa, ma non vive tra gli umani, e divora ratti, non eleganti cerbiatti cacciati alla riserva nazionale.
Lo stesso fa Angel, il vampiro di Buffy The Vampire Slayer, nonché dell'omonimo spin-off.
Ma attenzione, anche Angel non è un vampiro che sceglie il bene senza pagarne un prezzo e senza un motivazione, ad Angel è stata restituita l'anima, ovvero la distinzione tra Bene e Male, e quindi il senso di colpa che ne scaturisce, ma impiega anni per accettarlo, e un secolo per mettersi a combattere per il bene.
Anche qui c'è una storia d'amore tra vampiro e ragazza, ma la ragazza è Buffy, ovvero non una ragazzina qualunque, ma una eroina a cui è delegato il compito di lottare contro i vampiri, e Buffy non casca di certo ai piedi del suo bel vampiro, ma lo accetta solo dopo che Angel gli ha dimostrato coi fatti di essere dalla sua parte.
Altro che l'arroganza di Edward, che farebbe fuggire qualunque ragazza, vampiro o no!
Ed in ogni caso Angel non vive con gli umani, non si mette a fare lo studente fuoricorso, perché rimane comunque altro, irrimediabilmente ed eternamente diverso e tormentato.
Evidentemente agli sceneggiatori e produttori di Twilight non interessava approfondire il mito del vampiro, ma solo scopiazzare di qua e di là per fornire un prodotto di consumo, una specie di fast-food vampirico, con molte calorie ma poco gusto e sostanza.
Un vampiro normalizzato, che perde tutto il suo potenziale perturbante per divenire un animale da salotto, una specie di Alano che si può accarezzare senza correre rischi eccessivi.
Pazienza: finirà nel dimenticatoio, io consiglio, oltre al recupero dei sopracitati Telefilm di Joss Whedon, la visione di Il buio si avvicina della Bigelow, dove il vampirismo è metafora della tossicodipendenza, o ancora 30 giorni di buio, dove i vampiri non solo sono seri, ma anche molto incazzati ed affamati.

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