domenica, dicembre 27, 2009

Anteo Zamboni e Tartaglia, differenze e similtudini.


Nei giorni successivi al cosidetto attentato di Piazza del Duomo operato dal Tartaglia nei confronti del Pres. del Consiglio Silvio Berlusconi, qualcuno ha tirato fuori il nome di Anteo Zamboni, presunto attentatore di Mussolini.

D questo povero ragazzo, accusato di un crimine che molto probabilmente non aveva commesso e ucciso brutalmente, molti ignoreranno l'esistenza e allora ricordiamo il fatto storico: Il 31 Ottobre del 1926, nel quadro delle celebrazioni della marcia su Roma (28 ottobre 1922) Mussolini fa visita alla città di Bologna.
Mentre la macchina su cui viaggia il Duce sta passando tra la folla, qualcuno sente (o crede di sentire) un colpo di pistola.
C'è una breve rissa, al termine della quale resta sull'asfalto il corpo di un ragazzo, orrendamente mutilato,identificato poi come Anteo Zamboni, pugnalato a morte da alcuni militi della milizia fascista.
Egli avrebbe esploso un colpo di pistola verso l'auto di Mussolini prima di essere "subitaneamente" colpito dalla furia vendicatrice delle camicie nere.
Il condizionale è d'obbligo, in effetti ci sono molte cose che non quadrano.
In primo luogo la giovanissima età del presunto attentatore, quindici anni, poi il fatto che egli non è segnalato da nessuna parte come un "sovversivo" ma anzi è iscritto al PNF.
Non è chiaro poi come egli si sarebbe procurato la pistola con cui sparare, ed è difficile pensare che un ragazzo, che viene descritto tra l'altro come scarsamente intraprendente, possa pensare di sfidare una folle ostile, le proprie paure e la propria inesperienza per attentare alla personalità più in vista del regime.
Tra l'altro, secondo la versione ufficiale, Zamboni sarebbe riuscito a colpire l'obiettivo con un solo colpo esploso, poichè Mussolini alcuni giorni dopo mostrò il segno del proiettile sulla camicia, e la vita del Duce sarebbe stata salvata quindi solo da una specie di corazza che egli avrebbe indossato mostrando addirittura preveggenza.
L'immediata uccisione del presunto attentatore peraltro impediva qualsiasi forma sia di autodifesa che di confessione e di spiegazione su quali fossero eventuali complici.
Questi furono identificati nella famiglia di Anteo, basandosi sul fatto che il padre era stato militante anarchico.
Tuttavia anch'egli era, al momento dell'attentato, iscritto al PNF, ed una vecchia militanza nell'estrema sinistra non poteva di certo rappresentare una prova, dal momento che non solo Mussolini, ex socialista massimalista, ma anche Arpinati, che era il capo del fascismo bolognese, aveva un passato anarchico, tanto da essere stato amico del padre di Anteo, Mammolo Zamboni.
Gli altri componenti della famiglia non avevano neppure questo labile connessione politica che potesse essere di appiglio, tanto che perfino i tribunali fascisti dell'epoca, che certo non brillavano per obiettività, non se la sentirono di condannare la famiglia di Anteo, nonostante le pressioni fortissime che venivano dallo stesso Mussolini.
Già perché che sia mai avvenuto un attentato a Mussolini quel giorno rimane una cosa da chiarire.
Sicuramente Mussolini subì alcuni attentati come quello di Lucetti,, e diversi tentativi di attentato, come quelli degli anarchici Schirru e Sbardellotto, che in realtà avevano l'intenzione di attentare al Duce, intenzione mai tradotta in atto che tuttavia comportò la loro messa a morte.
Tuttavia non ci sono elementi che comprovano che mai ci fu un attentato quel 31 ottobre del 1926 a Bologna.
Il colpo sparato sarebbe stato uno solo, ma con la folla, la confusione, la musica eccetera, non si può avere certezza.
Non esistevano all'epoca la quantità di aggeggi adatti alla ripresa audio/video, quindi non esiste nessuna documentazione oggettiva.
Che vi sia stato un attentato deriva soltanto dal fatto che l'attentatore fu identificato e ucciso sul posto, rendendo impossibile qualsiasi autodifesa e difesa in generale,e dalla testimonianza del solo Mussolini (oltre che dei giustizieri dello Zamboni) che peraltro non parve essere particolarmente sconvolto dall'accaduto e solo il 2 di novembre mostrò la camicia bucata dal colpo, ovviamente avendo avuto tutto il tempo, eventualmente, di fabbricare la prova.
Questo attentato portò alle leggi fascistissime, che trasformarono un regime autoritario in una vera e propria dittatura totalitaria, ma è certo che queste leggi furono preparate settimane prima del presunto attentato Zamboni.
Insomma tutto porta a pensare che si trattò di una macchinazione del regime, voluta dallo stesso Mussolini, per cementare il proprio potere.
La storia è piena di cose similari, basti pensare all'attentato al Reichstag, ideato sì da un comunista, tale Marinus Van der Lubbe, ma attuato realmente da esponenti delle SS che aiutarono ad appiccare il fuoco al Parlamento Tedesco, facendo poi ricadere la colpa sul solo Van Der Lubbe, cosa che permise ad Hitler, feroce nemico di ogni libertà democratica, di ergersi a protettore di questa ed instaurare la più feroce dittatura che la storia ricordi.
Lo stesso fece Stalin, facendo eliminare Kirov, per poi riversare la colpa sui pochi Trozkisti e Buchariniani superstiti nel partito, eliminandoli e rafforzando definitivamente il proprio potere personale ed il potere totalitario del partito comunista.
Sto forse insinuando che Tartaglia sia un agente provocatore o che l'aggressione a Berlusconi non sia avvenuta realmente?
Non c'è bisogno di spingersi così in là.
Sicuramente l'aggressione è avvenuta, il Duomo in miniatura, è stato lanciato, Berlusconi ferito, seppur in modo molto meno grave di quanto non si sia fatto apparire (un naso rotto sprizzerebbe sangue dappertutto ed anche eventuali denti rotti, lo dice uno che ha avuto incidenti maggiori di quelli di Berlusconi) .
Di sicuro quello che è avvenuto e che ancora sta avvenendo è di ingigantire un episodio dovuto ad uno squilibrato, un episodio che non ha nulla in sé e per sé di politico,(non risulta difatti che l'attentatore abbia gridato che so, W Di pietro o W la libertà, né abbia dato alcuna giustificazione politica del gesto) per creare attorno al Presidente del Consiglio una immeritata e improbabile fama di vittima, per far dimenticare le continue istigazioni all'odio della attuale maggioranza nel suo complesso, per far dimenticare scandali e scandaletti, per mettere a tacere le voci scomode e le critiche al'interno della stessa maggioranza, propagandando l'idea che vi sia un clima d'odio che crea atti violenti, e imporre una finta conciliazione a senso unico, in cui i cattivi (l'opposizione, Fini etc) andrà a Canossa e approverà le riforme volute dalla maggioranza a furor di popolo (e di Bruno Vespa).
Che non sono le leggi fascistissime o l'istituzione di un tribunale speciale,ma il raggiungimento pieno (o quasi pieno) dell'obiettivo che fu della Loggia P2 di Gelli ovvero una democrazia autoritaria e puramente formale svuotata di ogni sostanza.
Ma di questo parlerò un'altra volta.



Nella foto il cadavere di Anteo Zamboni dopo il linciaggio fascista.

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