sabato, gennaio 24, 2009

Il pensiero in gabbia

Esiste ancora in Italia la libertà di pensiero?
E' una domanda che mi assilla da tempo.
Una domanda che nasconde un trabocchetto: essere liberi di pensare è una cosa, un'altra cosa è la possibilità di esprimere questo pensiero, comunicarlo agli altri.
Dovrei allora parlare di libertà di parola.
E la libertà di parola esiste, la Costituzione la sancisce, quindi a questo punto il problema parrebbe risolto.
Ed invece no.
Il problema è un po' più complesso.
I nostri pensieri non nascono dal nulla, nascono dalla società che ci circonda, dalla cultura che quella società esprime.
Il modo di ragionare dell'uomo delle caverne era indubbiamente e necessariamente molto diverso da quello dell'uomo moderno.
E noi pensiamo certe cose anche perché siamo indotti a pensarle, e siamo indotte a pensare certe cose e non altre perché le prima vengono ripetute spesso e le altre mai o quasi mai.
Queste rende certe idee, o certe affermazioni, accettate generalmente, anche qualora siano false, mentre rende altre idee od affermazioni non accettate, anche se vere o ragionevoli.
Forse questo è connaturato alla natura umana, che tende alla conformità, ma di certo, se al conformismo "naturale" si aggiunge un conformismo artificialmente creato, ecco che il risultato diventa devastante, e pone in serio pericolo la libertà di pensiero e di parola, al di là di quanto stabiliscano leggi e costituzioni formali.
Per esempio se alle idee minoritarie, che necessariamente esistono, viene negata ogni dignità, o ancora se se ne nega l'esistenza, o vengono considerate folli, insomma se viene creato una specie di gabbia per delimitare la libertà di parola, di espressione allora sì, la libertà di pensiero viene sostituita da un obbligo di pensiero, che magari viene pure percepito come libertà, ma che libertà non è.
Mi vengono in mente un paio di esempi; durante l'aggressione israeliana a Gaza "la Repubblica on line" mise un sondaggio, con varie frasi, chiedendo al lettore di dirsi d'accordo con le frasi ritenute più condivisibili.
Le frasi andavano da una totale condivisione dell'attacco militare e delle sue (presunte) finalità, a qualche appello bipartisan al cessate il fuoco, in cui il parere più critico verso Israele era affidato nientemeno che a Papa Ratzinger.
Non esisteva una frase in cui si condannasse senza mezzi termini l'attacco israeliano o che indicasse nelle prossime elezioni il vero movente dell'attacco, come peraltro abbastanza evidente e anche sostenuto da qualcuno.
Insomma, è ammesso sperare che gli israeliani cessino di comportarsi maleducatamente ammazzando centinaia e centinaia di civili, ma osare criticare Israele, od osare pensare "male" di Israele, quello non è concesso.
Ora, anche ammettendo che l'attacco israeliano fosse del tutto giustificato, non esiste nessun motivo per escludere una opzione diversa da quelle prese in esame.
Laddove vi sia una vera libertà di pensiero, anche l'opzione più lontana dalla realtà, o più minoritaria, dovrebbe essere rappresentata, ammesso che poi lo sia realmente.
Prendiamo un altro caso, ancora più simbolico, in quanto riguarda la libertà di espressione artistica.
Mi riferisco alla convocazione di fronte alla Commissione per l'infanzia di Gino Paoli, a causa di una sua canzone accusata di contenere messaggi fuorvianti a proposito della pedofilia.
In questo caso, almeno da quanto si evince dall'articolo sopracitato, parrebbe che non sia lecito all'artista (e quindi, a nessun altro) parlare di pietas cristiana, questa infatti spetterebbe solo ad un prelato.
Infatti dice letteralmente uno dei censori "singolare che in poche righe ci si possa inoltrare in percorsi talmente intimi e soggettivi, come la pietas cristiana, prefigurando un'indulgenza tutt'al più spettante alle professioni religiose".
Singolare, aggiungerei io, che qualcuno voglia insegnare a Gino Paoli cone si fa a scrivere una canzone, ma, al di là di questo, anche da qui emerge la tendenza a riportare all'ordine prestabilito qualsiasi opinione, a disciplinare addirittura l'espressione artistica, che è una cosa tipica dei totalitarismi.
Naturalmente tutto ciò viene fatto per una buona causa, della cui bontà ovviamente non si può dubitare, però intanto viene fatto.
E di esempi del genere se ne possono trovare a decine, basta spulciare o semplicemente leggere i giornali o i siti di informazione.
C'è da preoccuparsi?
Sì.

domenica, gennaio 18, 2009

L'amara parabola del giustizialismo



"Una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge
Prima cambiarono il giudice
e subito dopo la legge "

F. De André
Sogno numero 2

Credo che sia giunto il momento di fare dei bilanci su quello che è successo negli ultimi 15 anni in Italia, direi negli ultimi 15-20 anni, e se proviamo a pensare un po' a come era la situazione in Italia allora, e quale è adesso, dobbiamo concludere che le cose non sono migliorate nemmeno un po', anzi possiamo tranquillamente affermare, e senza timore di smentita, che le cose sono cambiate in peggio.
In particolare, se concentriamo la nostra attenzione sull'avvenimento che in qualche modo è stato il motore che ha messo in moto tutto, ovvero la cosiddetta inchieste mani pulite, dobbiamo riconoscere che molte delle analisi che furono fatte all'epoca si sono rivelate disastrosamente sbagliate.
Molti parlarono all'epoca di una rivoluzione giudiziaria e molti, forse anche di più, si illusero che quelle inchieste sarebbero servite ad aprire la strada ad una nuova era, fatta di giustizia, equità e "legalità".
Quella inchiesta, ben lungi dall'essere una "rivoluzione" fu in realtà, l'inizio di una restaurazione, nemmeno troppo strisciante.
Alcuni avevano avvertito il pericolo insito nella stravagante idea che un corpo dello Stato, ovvero della Politica con la P maiuscola, potesse essere lo strumento di un cambiamento rivoluzionario, seppur delimitato all'ambito della politica ( e forse proprio per questo, aggiungerei)
All'epoca esisteva un sistema basato su dei partiti di massa che, con molti difetti, rappresentavano i cittadini. C'era un sistema di rappresentazione degli interessi, sprezzantemente chiamato consociativismo, che permetteva un compromesso fra capitale e lavoro che aveva reso l'Italia un paese con un sostanziale grado di benessere ed un relativo grado di eguaglianza sia nei diritti che sotto il profilo dei redditi.
C'era un buon grado di pluralismo nella informazione, con una forte stampa di sinistra ed una altrettanto forte stampa di centrodestra.
C'era naturalmente il duopolio fininvest. Rai, ma nella RAI c'era la rai 3 di Gugliemi e Freccero ad Italia 1.
Ovviamente c'erano molte cose che non andavano, la corruzione, un ceto politico che faticava a rinnovarsi e una classe industriale che puntava sulla svalutazione monetaria più che sulla innovazione tecnologica.
Oltre che il peso di pagine oscure come la strategia della tensione e le sue ramificazioni, dalla P2 a Gladio, il peso delle cosche mafiose e camorriste.
Infine avevamo una ideologia generale di riferimento che era democratica ed antifascista, basata su valori ampiamente condivisi dalla popolazione.
Quasi vent'anni dopo il processo innescato da mani pulite, la cosiddetta rivoluzione giudiziaria cosa ha portato?
Al posto dei partiti di massa abbiamo delle specie di grandi consorterie, in cui si accede non grazie al voto degli elettori ma alla decisioni dei capi, delle sottospecie di sultani che si circondano, come i sultani veri, di ancelle, maghi (dei sondaggi magari) nani e odalische.
Di diritti meglio non parlarne, esiste il diritto del più forte, chi lavora ha l'unico diritto a lavorare al salario più basso senza protestare perché altrimenti viene sanzionato.
Secondo gli ultimi dati il 10% detiene il 50% della ricchezza nazionale, roba da russia zarista.
L'informazione è sempre più omologata e di qualità scadente, tanto da poter dire che il livello di libertà di stampa in Italia rasenta lo 0, ed è il più basso fra i paesi considerati democratici.
La corruzione non si è affatto ridotta,ed anzi abbiamo avuto una serie di riforme e riformine della giustizia che hanno portato a maggiore impunità per i corrotti ed i potenti.
In quanto all'ideologia, con la scusa della scomparsa della stessa si è imposta alla popolazione una specie di ideologia protofascista, basata su forme variabili e contradditorie di razzismo (per cui i postfascisti odiano ebrei e neri e i leghisti odiano arabi e "terroni", e tutti, insieme alla sinistra odiano rom e rumeni) su un autoritarismo abbastanza cialtrone, anche perché a due velocità, per così dire, e su una notevolissima dose di ignoranza e di obnubilamento della memoria, che non fa mai male, anzi, serve a far digerire quanto sopra.
Detta banalmente: al governo c'è Silvio Berlusconi, ma quando non c'è non è che si veda tantissimo la differenza, a livello generale.
Questi i fatti.
Eppure ancora oggi personaggi alquanto ambigui come i vari Di Pietro, Grillo o Travaglio, che agitano e si agitano invocando repulisti giustizialisti, tanto generici quanto improbabili, vengono eletti ad eroi , a leader da seguire senza il minimo distacco critico, a prescindere.
E ancora ci si illude che la magistratura italiana, che, dati di fatto alla mano, non è mai stata una grande garanzia di giustizia ed equità, anzi all'opposto, possa sanare i mali del paese.
Eppure la storia è lì, a dimostrare che le rivoluzioni non si fanno applicando le leggi, perché si può cambiare la legge ed il magistrato, oltre che il legislatore,se dà fastidio.
Le leggi non sono altro che il risultato dei rapporti di forza nella società, e, a pensarci bene, viene il sospetto che Mani pulite non ci fu per "pulire" l'italia, ma, caso mai, per sostituire un ceto politico che non serviva più dopo il crollo del Muro di Berlino, con un altro, più in linea con il liberismo della Banca Mondiale e del FMI.
D'altro canto combattere il potere con una ramificazione dello stesso è un po' come voler allacciarsi le stringhe senza curvarsi.
La "giustizia" non come entità astratta ma come categoria reale del politico fa parte anch'essa della società, e non si vede come possa esserci una giustizia giusta, in una società profondamente ingiusta.

mercoledì, gennaio 14, 2009

Che Vomito....

Leggo la notizia da diversi siti e blog di minacce di morte pubblicate su un sito ai volontari della ISM impegnati nel disperato e sovrumano (nel senso di ciò che sta sopra all'umano) sforzo di aiutare, di assistere la popolazione di Gaza.
Roba da non credere e allora ho verificato.
Ecco qui il sito.
Un incitamento ad uccidere persone che stanno aiutando gli altri, con tanto di foto segnaletiche e inviti alle forze armate israeliane a compiere questo tipo di impresa criminale.
Roba da vomitare.
Tra i minacciati c'è anche l'italiano Vittorio Arrigoni, di cui segnalo il blog, dove potete trovare ulteriori particolari su questa vicenda, oltre che notizie di prima mano su Gaza.
Di questa notizia non ho ancora trovato traccia sulla stampa, evidentemente non viene ritenuta importante quanto un po' di stoffa bruciata per strada.

domenica, gennaio 11, 2009

De André : un pericoloso sovversivo

Sono passati dieci anni dalla morte di Fabrizio De André.
E' uno dei pochissimi musicisti, se non l'unico, che ho sempre seguito ed ammirato, fin da quando ero poco più di un bambino. Anzi, no, da quando ero un bambino.
Ci sono stati periodi in cui lo seguivo di più e lo ascoltavo spesso, altri di riposo, ma sempre, sempre lo tenevo nel cuore.
Devo anche confessare che questa aria di celebrazione bipartisan che aleggia mi dà un pochino fastidio. Ho l'impressione che si voglia trasformare Fabrizio in un santino, allo scopo magari di venderlo meglio ( vedo delle megaofferte di catene di supermercati che ti vendono la discografia a prezzo stracciato: venghino siori, venghino!)
A riportare le cose , in qualche modo, nella loro dimensione storica ci hanno pensato le nostre solerti forze dell'ordine.
Pare infatti, a leggere questo articolo di La Repubblica, che il cantautore genovese fosse non solo schedato ma tenuto d'occhio dalle questure di mezza Italia, come pericoloso sovversivo e, forse, persino sostenitore delle Brigate Rosse, cosa alquanto improbabile, tenuto conto delle posizioni decisamente libertarie di Fabrizio, che mal si conciliavano con l'ortodossia Marxista-leninista dei seguaci di Renato Curcio.
Certo, c'è quasi da ridere, (o da incazzarsi) a pensare che, mentre c'era gente che seminava bombe e morti (per lo più rimaste impunite) qualcuno "di dovere" pensasse ad occuparsi di De André.
Ma forse, a modo loro, non sbagliavano.
In fondo, la poesia è la cosa più sovversiva che ci sia.
PS
Ho postato qualche video di canzoni di Fabrizio qui
PSPS
notare la rima baciata con cui chiudo :-))

mercoledì, gennaio 07, 2009

Ma chi sono i Cattivi di Hamas?

In questi giorni di conflitto a Gaza (o sarebbe meglio dire di massacri a Gaza) si palra molto di Hamas.
Il pensiero unico su Hamas non lascia dubbi o scampo: si tratta, secondo i politici e i media mainstream, ma anche secondo molti altri osservatori, di una organizzazione estremista, terrorista, integralisti legati a doppio filo all'Iran, e che propugna la distruzione totale di Israele e di "ogni ebreo " (addirittura!). Inoltre avrebbero fatto un colpo di Stato (per il vero di mezzo Stato, anzi di mezzo Non Stato, visto che i Palestinesi ne sono ufficialmente privi, altrimenti quale sarebbe il problema?) contro i "buoni" di Al Fatah (cattivi fino all'altro ieri, ma se si è rivalutato Gheddafi, perché non anche quell'amabile fessacchiotto di Abu Mazen?).
Ora, io non sono, nè voglio spacciarmi per un esperto di cose medio-orientali, o arabe, e tantomeno di Hamas, ma a naso, e ad orecchio pure, tendo un po' a diffidare del pensiero unico semplificatore, anche perchè alcune cose sono palesemente false.
In particolare dove si fa credere che Hamas abbia fatto un colpo di Stato, quando è noto che Hamas aveva vinto in modo inequivocabile le elezioni, prendendo percentuali di voto che arrivavano al 70%. Però è stato tenuto fuori dal Governo e con la forza: Al Fatah (che aveva raccolto percentuali ridicole alle elezioni) è stato armato da Israele nel tentativo di limitare la forza di Hamas alla sola Gaza, per le ragioni che sono poi sotto gli occhi di tutti, ora.
Non mi risulta poi che Hamas voglia la distruzione di Israele e di "ogni ebreo" anche se non escludo, anzi ritengo probabile, che vi siano degli estremisti al suo interno che propagandano tale obiettivo. E' anche vero che la destra israeliana ( che assoma almeno ad un quarto del parlamento Israeliano) propone esattamente la stessa cosa: la cacciata di ogni arabo, compresi quelli già all'interno di Israele, e la riduzione di tutti i "gentili" (ovvero i non ebrei) a cittadini di rango inferiore. Solo che queste posizioni, in fondo più inquietanti, in quanto provengono da chi ha dei mezzi a disposizione ben più forti ( o potrebbe averne) non vengono altrettanto chiaramente identificate, nè condannate.
In ogni caso uno sguardo un po' diverso ci viene dato da questo articolo tradotto dall'edizione on line del Times.
Sì, proprio così, il prestigioso giornale inglese, mica una Liberazione qualsiasi....
Da rifletterci su un attimo.

martedì, gennaio 06, 2009

Il cyber bullismo: un argomento rimosso

Voglio oggi parlare di un argomento che, nel mio girovagare nei blog, non ho mai visto affrontato, mi pare che sia quasi, ma forse mi sbaglio, e spero tanto di sbagliarmi, un argomento rimosso.
Si tratta del problema del Cyber-bullismo, ovvero dell'utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione di massa, in primis Internet, allo scopo di insultare, dileggiare, umiliare gli altri, non solo direttamente ma anche indirettamente.
Non mi riferisco alle discussioni accese che possono nascere in certi ambiti,e che magari taravalichino le intenzioni iniziali dei partecipanti ma di precise metodologie di comportamento,
Ho letto un paio di mesi fa un articolo, in cui si raccontava di una ragazzina di 13 anni di età, vittima di questo tipo di violenza.
Questa ragazza viene descritta come brava a scuola e fisicamente attraente, quanto basta per scatenare la gelosia e l'invida di compagni classe o addirittura scuola. Le invidiose pensano di rifarsi della propria mediocrità ed allora fanno un bel blog, esattamente come quello che state leggendo o altri che avrete letto.
Solo che, al posto di parlare di quel che gli sta a cuore o di cose positive, parlano e sparlano, sopratutto, di ciò che odiano, ovvero la loro invidiata compagna di scuola.
Non contente fanno circolare l'indirizzo del blog fra gli altri studenti, e , quando la somma degli insulti e dei commenti ha raggiunto il livello giusto, ne mettono a conoscenza la vittima.
La quale, ovviamente ferita in modo profondo, anche perché a quella età il giudizio dei pari età è fondamentale nel processo di crescita, che è un processo in cui l'autostima gioca un ruolo fondamentale, fugge di casa e vagabonda per giorni persa nel proprio dolore.
Ecco, questa è la notizia, che di per sè potrebbe essere interpretata banalmente con la solita formula del "ai miei tempi" "gioventù bruciata" o "viziata" ed altre formule tranquillizzanti.
Per quanto mi riguarda è una dimostrazione, più drammatica di altre, di uno dei lati oscuri della Rete, lati su cui gli entusiasti di Internet e della sua supposta democraticità ( ergo, automaticamente, bontà) tendono a sorvolare.
Girando per la rete capita di leggere blog non dedicati a qualcosa di costruttivo, ma tesi solo a distruggere, ad insultare, fino agli auguri di morte o alla giustificazione dei genocidi.
E questo attenzione, non per ragioni ideologiche di qualsivoglia tipo, ma solo per il gusto osceno di sfogare le proprie frustrazioni, i propri inconfessabili rancori, oltre che quei 15 minuti di celebrità vacua che l'atteggiarsi a boia virtuale possono dare.
Come ad esempio quel blogger, a cui eviterò di fare pubblicità, che ha deciso che i palestinesi meritano di morire perchè lui ha deciso che sono un popolo "stupido".
Nel mio piccolo ho avuto anch'io un assaggio di questa "merda"; qualcuno è venuto qui a cercare di insultarmi, peraltro facendomi fare due grasse risate, sopratutto quando ho capito di chi si trattava. Già perché poi l'anonimato su Internet, checché ne pensino i Cyberbulli, è una leggenda e qualche impronta la si lascia sempre, e nemmeno c'è bisogno di chiamare la scientifica.
Internet, in effetti, si basa sull'anonimato, almeno in teoria, è un po' come essere invisibili.
Diceva Paul Verhoven, acommento di un suo film sull'argomentodell'invisibilità , che un uomo invisibile sarebbe stato una specie di Dio, che può fare tutto pensando che nessuno lo veda, e quindi che tutto gli sia concesso.
Internet oggi fa sì che la vecchia usanza di mandare lettere anonime, fatte coi ritagli di giornali, diventi di massa, basta un finto account, o semplicemente non firmare quello che si scrive, magari nascondendosi dietro la Privacy (la propria, perché quella altrui non conta) ed il gioco è fatto.
Ed il gioco è un gioco sporco, è quello di ferire gli altri, di insultarli, minacciarli, umiliarli, insomma usare violenza psicologica, che è anche peggiore di quella fisica, perché dura di più ed è meno riconoscibile, in quanto più nascosta.
I cyber brulli poi, esattamente come i bulli, se la pigliano sempre con i più deboli, quelli da tutti dileggiati, nemmeno sanno essere anticonformisti.
Fanno parte del branco, seguono con instinto gregario quel che altri, la società, i massmedia, certi circoli elitari o certe correnti di pensiero maggioritarie gli propongono come certezze indiscutibili.
Tutto ciò che si eleva dalla mediocrità li turba, perché gli ricorda i propri limiti, tutto ciò che è inaspettato per loro è turbativa, quello che non è previsto è qualcosa che deve essere riportato all'ordine, tutto deve essere calma piatta, tutto deve essere catalogato, non ci possono essere turbative al proprio (o suppostamente proprio) sistema di pensiero.
Quando non si tratti di semplice frustrazione od espressione di rabbia le cui motivazioni non si riesce o non si vuole affrontare.
Mi rendo conto che questo è un tipo di comportamento in cui si rischia di cadere, per questo cerco, personalmente, di evitare situazioni a rischio, sia che queste siano "attive" che passive, anche se quest'ultima cosa non dipende ovviamente da me.

domenica, gennaio 04, 2009

Come leccare il culo ad Israele (e vivere felici)

Il massacro di Gaza che si sta consumando in questi giorni pare non preoccupare nessuno o quasi della sedicente "comunità internazionale" dal momento che Israele è un super-alleato degli USA, i palestinesi sono arabi, musulmani, non hanno personaggi pittoreschi che piacciano ai nostri massmedia, come ad esempio il Dalai Lama (una rockstar travestita da guida spirituale), sono sporchi e pezzenti,e sopratutto non hanno sponsor politici nè protettori, nemmeno tra gli stati arabi (le cui elite sono ormai filo-occidentali, dipendenti come sono dalla esportazione del petrolio) e i pochi che hanno sono impresentabili.
Non hanno nemmeno Sponsor nel mondo dello spettacolo, i Richard Gere, le Jolie e le Biork, pronti a gridare Free Tibet! si guardano bene dal dire una sola parola critica sulla politica israeliana (e non solo).
A quei pochi che si indignano è poi riservato la gogna politico-mediatico, creata da opinonisti da libro paga e ulteriormente lubrificata da quei sedicenti rappresentanti del popolo, ed in realtà rappresentanti delle varie lobby, che influenzano la vita ed il pensiero del popolo "sovrano".
A loro è riservato il compito di mistificare la realtà e sopratutto di creare quei diversivi dialettici per cui, al posto di parlare del problema A, si parla del finto problema B e, meglio ancora, si fa credere che il finto problema B giustifichi e sia la causa del problema A.
Esempio: ieri sabato 3 gennaio ci sono state delle manifestazioni in solidarietà della Palestina tra l'altro con un successo superiore alle aspettative.
Qualcuno dei partecipanti ha osato bruciare dei pezzetti di stoffa con sopra i colori o soltanto i simboli dello stato sionista (Dico sionista poché il sionismo è l'ideologia ufficiale di Israele, si tratta di un nazionalismo a base etnico religiosa in cui l'appartenenza etnica è fatta discendere, con un evidente sofisma, dalla appartenenza religiosa, si tratta in buona sostanza del primo fondamentalismo apparso in Medio Oriente in epoca moderna).
Ovviamente questo gesto rappresenta, e questo lo capirebbe chiunque non sia mentalmente ritardato, l'espressione simbolica di rabbia e frustrazione per l'isolamento e il trattamento di un popolo a cui è negata ogni speranza e ogni diritto, rabbia quindi obiettivamente giustificata e altrettanto obiettivamente non violenta, visto che non procura danni a nessuno.
Se volete sapere le reazioni dei politicanti eccole qui.
Come si può notare destra e sinistra (in sui peraltro spiccano personaggi come Capezzone e Colombo, da sempre schierati unilateralmente a favore delle "ragioni di Israele") sono uniti in questo tipo di interpretazione: poiché sono state bruciate delle bandiere, ergo questo dimostra che i manifestanti vogliono la "distruzione di Israele" ergo è giustificata l'azione militare di Israele, che ovviamente deve difendersi da chi la vorrebbe distruggere.
Ovviamente si tratta di una cazzata colossale, anche perché nessuno avrebbe bruciato quegli straccetti se qualcun altro non avesse sparato migliaia di ordigni ad altro potenziale ( a differenza dei razzetti Qassam, che sono armi di scarsissima precisione e potenza).
Ed ovviamente le due cose non sono equiparabili.
Tralasciando il fatto, acnh'esso sistematicamenta ignorato dai massmedia, cha Hamas, per cui il sottoscritto non stravede per nulla, ha dichiarato la fine della tregua unilateralmente perché aveva dichiarato l'inzio della tregua altrettano unilateralmente, tregua che Israele non aveva quindi mai rispettato.
E difatti, durante la "tregua " unilateralmente dichiarata da Hamas, ci sono stati 49 palestinesi uccisi dall'esercito israeliano, oltre al blocco di merci e medicinali, una situazione che è stata dichairata di Emergenza umanitaria da inviati dell'Onu e di decine di ONG internazionali.
Ma il pensiero unico sul Medio Oriente( e su tutto il resto, ovviamente) esige dai suoi sicofanti la totale adesione alla sue menzogne, il totale servilismo nei confronti del Potere che si sta servendo, dove nessun dubbio deve essere tollerato.
Per chi volesse avere una chiave di lettura un po' più seria di quella propinataci dai massmedia ufficiali segnalo il bel post di Cometa Rossa.

giovedì, gennaio 01, 2009

Posso fare meglio

voglio lasciarmi alle spalle ciò che mi frena
Rapporti consunti, gelosie, ripicche, stronzate.
Voglio lasciarmi alle spalle le incomprensioni, le vostre gelosie, le vostre furbizie, il vostro non sapere ascoltare,la vostra preclara ignoranza.
Posso fare a meno delle stronzate, posso fare a meno della vostra supponenza, posso fare a meno del vostro finto sapere, posso fare a meno delle vostra invidia.
posso fare a meno del vostro blablabla, della vostra intolleranza, della vostra gelosia,della vostra codardia, della vostra indifferenza.
Posso fare meglio, meglio senza di voi.
Posso fare meglio, molto meglio.

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