venerdì, giugno 12, 2009

IIl leone del deserto ed il mito degli italiani "brava gente"


Ieri Su Sky hanno finalmente fatto vedere il famoso (Famed direbbero gli inglesi, nel senso di famigerato)film il Leone del deserto dedicato alla leggendaria figura di Omar Al Mukhtar, un capo della resistenza all'occupazione italiana in Libia, occupazione, durata una trentina d'anni.
Dico finalmente perché questo film in Italia non si è mai visto, mai trasmesso in televisione, ma pare nemmeno proiettato al cinema,e , a differenza di Ultimo Tango A Parigi, altro film a suo tempo censurato, senza suscitare particolari proteste o scalpore.
La ragione di questo ostracismo era l'accusa di villipendio nei confronti delle forze armate ed, in generale, il fatto che in quel film si parlava di un evento cancellato sostanzialmente dai libri di storia e soprattuto dalla coscienza di questo paese,ovvero i crimini dell'esercito italiano commessi durante l'epoca coloniale.
Pare che Andreotti, allora presidente del Consiglio,all'uscita del film(si era nel 1981) si mosse personalmente per bloccarne la distribuzione.
Devo dire che, vedendolo mi è parso che l'indignazione ed le reazioni a questo film siano state veramente esagerate
In effetti si tratta di un classico prodotto medio hollywoodiano, fornito di un ottimo cast (Anthony Quinn, Oliver Reed, Gastone Moschin fra gli altri)con i classici luoghi comuni dei film avventurosi, coi buoni che sono buoni ma buoni e i cattivi che sono cattivi ma qualcuno è più cattivo degli altri, ritmo alquanto lento e soporifero (ed in effetti le palpebre hanno ceduto dopo una settantina di minuti) insomma un film stile quelli in cui gli indiani erano buoni ed i cowboy cattivi, roba che Hollywood ha prodotto a decine senza che nessuno si stracciasse le vesti o pensasse di censurare alcunché.
Non sto qua parlando di bontà artistica, né mi interessa un discorso sulla faziosità o altre banalità, dico solo che, se si censura un film così, e lo si fa per una trentina d'anni (tutto sommato, tenuto conto che Sky è una paytv, diciamo che è ancora censurato il film) vuol dire che si ha paura della propria ombra.
Ma poi, mi chiedevo, perché mai parlare di offesa alle Forze Armate, quando le Forze Armate sotto accusa erano quelle del regime fascista?
Ma il punto evidentemente è un altro; in Italia esiste e resiste il mito dell'Italiano brava gente, dell'italiano che è sempre buono e non fa mai male a nessuno, dimenticandosi che quella cosa chiamata Mafia l'abbiamo inventata (ed esportata) noi.
E dimenticandosi, soprattutto, le imprese militari degli italiani, che non hanno differito di molto da quelle di altri paesi, se non nella quantitità e nei risultati finali, generalmente deludenti.
In Libia, In Somalia, in Etiopia, gli italiani furono protagonisti di eccidi, gassarono le popolazioni locali con gas tossici, li rinchiusero in campi di concentramento, decimarono la popolazione e violentarono le donne, oltre che ovviamente derubare quelle terre del poco che avevano.
Si parla molto delle foibe, peraltro estrapolando dal contesto e aumentando vertiginosamente il numero dei morti italiani, ma si dimentica che lo Stato italiano condusse per primo operazioni di pulizia etnica già a partire dagli anni 20, che ci furono decine di ufficiali dell'esercito italiano accusati di crimini di guerra sia in Jugoslavia che in Grecia (Cfr Le stragi Nascoste, Mimmo Franzinelli, Mondadori) che la Croazia era amministrata dall'Italia e che quindi era responsabile dei campi di concentramento locali etc.
Si dimentica che ci furono 20.000 italiani che si arruolarono nelle SS naziste (le SS difatti erano l'unico reparto dell'esercito tedesco ad arruolare non tedeschi, in Friuli operava una divisione di SS composta da Ucraini).
Questo senza occuparci di cose più recenti, come le torture inflitte (e documentate) in Somalia ad opera dei nostri soldati in "missione di pace", ad esempio.
Su queste pagine della storia vi è un totale silenzio, una totale dimenticanza, una sostanziale censura.
Figuriamoci che negli anni 60 Dario Fo fu denunciato per il suo "Tre caravelle e un cacciaballe" una satira di Cristoforo Colombo tutto sommato all'acqua di rosa rispetto a quello che questa figura di avventuriero era realmente, anche in quella occasione il classico reato di "vilipendio" (non so se della patria o che) fu usato alla bisogna.
Pare insomma che questo paese non riesca veramente a fare i conti con il suo passato, a riflettere su quello che è stato, e non riflettendo su quello che è stato non riesce a capire quello che è, e, soprattutto, quello che sta diventando.
PS
Per chi volesse saperne di più sulla figura storica di Omar Al Mukhtar consiglio il seguente articolo di Gennaro Carotenuto

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