giovedì, aprile 09, 2020

L'autoinganno del "dopo sarà meglio"

Se c'è una cosa in cui l'essere umano eccelle è l'arte di ingannare ed autoingannarsi.
E l'emergenza coronavirus è un'altra occasione utile ai pifferai di regime e alle allodole in cerca di uno specchio in cui riflettere narcisisticamente se stessi prima di finire nella padella antiaderente di qualche volatile più grosso e più vorace.
E cosè abbiamo due autoinganni,  tanto consolatori quanto fallaci, e che si disperdetanno velocemente al primo contatto con la realtà come l'odore di Curry del mio vicino pakistano quando arriva la folata di benigno vento.
la prima è l'autoinganno buonista del "dopo questa esperienza saremo più buoni, solidali, addirittura, ha sentenziato non ricordo quale filosofo pronto ad accapparsi i 15 secondi di celebrità , saremo più comunisti, ma non il comunismo cattivo, no, quello buono.
Invece no, saremo ancora più chiusi, più sospettosi, non solo verso gli stranieri (già circolano blacklist di paesi amici e nemici, laddove meditteranei (ma non arabi) sono gli amici e i paesi del nord sono i nemici con tedeschi ed olandesi che superano perfino gli odiatissimi francesi, ma anche verso il vicino di casa che potrebbe essere l'untore che ci priverà della salute (anche se poi la salute ci viene privata da tante cose, in primis la mancanza di investimenti pubblici nel settore)
Peraltro se le cifre fornite dalla protezione civile sono giuste, allora mi permetto di dire che 107 milioni raccolti sono una miserevole miseria in un paese di 60 milioni di abitanti, non son nemmeno 2 euro a testa. se questo è essere migliori e solidali...
e poi c'è l'altro autoinganno, quello pseudoecologista del "però possiamo vedere il cielo di Milano o roma o rovigo senza smog, la natura che ha una pausa dall'inquinamento e torna a vivere gli uccelli cantare..." e altre miserevoli cazzate.
Cazzate, proprio così cazzate. Il cielo terso e limpido, magari non tutti i giorni, lo si vedeva anche prima, io vedevo da kilometri e kilometri di distanza (l'uomo è uno degli animali maggiormente forniti di vista, altrettanto dei leggendari falchi, sappiatelo) vedevo in lontananza quando il vento aveva spazzato via nubi, nebbia e smog le montagne, negli ultimi mesi ricoperte di neve (che non è politicamente corretto dire che cade ed esiste ancora, ma diciamolo, cade ed esiste ancora, anzi siamo ai massimi di innevamento degli ultimi 40 anni).
Adesso non lo vedo più perché come posso vederlo se posso uscire  solo per mettermi in fila a fare la spesa altrimenti sono un pericoloso untore che mette a repentaglio la salute propria ed altrui?
E vogliamo parlare del contatto con la Natura? E come possiamo averlo se non possiamo nemmeno passeggiare nei parchi o prendere la bici per percorrere una semplice pista ciclabile, che ci consentiva di incontrare lungo il fiume (nel mio caso il Naviglio Martesana) svariate specie di uccelli, dalle anatre alle folaghe ai gabbiani (visibili anche al Parco Lambro) fino agli Aironi ed alle oche selvatiche? Già ci hanno tolto anche questa libertà con la scusa del "social distancing".
Ed è vero che si sentono di nuovo gli uccelli la mattina? Beh, se c'è una cosa che ho notato è proprio che la mattina non si sentono più gli uccelli cantare, non si vedono praticamente più le cornacchie che qui a Milano sono in grande quantità, e persino i piccioni sono in calo.
Un fatto strano ma che va in direzione esattamente opposta a quanto ci raccontano.
Ma tutti come tante belle pecore siamo obbligati a pensare che "dopo sarà meglio"
disoccupazione, social distancing per mesi e paranoia...non vedo dove  questo sia meglio.
ma le pecore non pensano ciò che vogliono loro ma ciò che vogliono i proprietari del gregge
Che sia questa l'immmunità di gregge ?

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