martedì, maggio 18, 2021

Luana ed il berretto di Fedez

 " Quando il dito indica la luna l'imbecille guarda il dito". Questo è quanto afferma un famoso detto cinese, a cui molti si appellano per dire che non bisogna guardare il particolare ma guardare il generale, ovvero non badare alle forme della denuncia ma guardare al problema che la denuncia, ovvero il dito, indica. 

Io invece credo che spesso il dito abbia una importanza anche superiore alla Luna, soprattutto se la Luna  si trova da tutt'altra parte, e quello indicato è un semplice satellite lanciato in orbita. In quel caso forse bisognerebbe chiedersi perché ci viene indicata un qualcosa che non c'è o è di diversa natura, e se forse questo non serva a distrarre l'attenzione, magari per farci comprare qualche anello che adorna il dito indice che guardiamo. Ed in tempi di sponsor ed interessi commerciali che si mischiano a presunti  puri  ideali questo non è una idea peregrina.

Una riflessione che mi sento di fare, a margine del famoso episodio del discusso intervento del rapper Fedez e della presunta censura da lui subito, e che nessuno mi pare abbia fatto, è se tutto questo clamore, al di là del'evidente intento di sponsorizzare un disegno di legge da molti (anche nella sinistra e fra le femministe) criticato se non contestato, in quanto andrebbe molto al di là della legittima necessità di una tutela rispetto ad aggressioni nei confronti di persone di orientamento sessuale diverso dalla norma, configurando una limitazione della libertà di espressione e pensiero, non serva magari a distrarre l'attenzione da altri problemi, ben più pressanti ed urgenti.  Mi domando se davvero esiste una emergenza che giustifichi l'aprovazione in tempi brevissimi di detto Ddl, quando vi sono questioni ben più urgenti e molte leggi, di certo non meno importanti, come quelle sul fine vita o lo Ius Soli, giacciono in parlamento dimenticate.

Detto che  Fedez non è stato trascinato giù dal palco come Lenny Bruce ed arrestato, né è stato bandito dalla Rai come Dario Fo ma ha fatto il suo intervento e poi ha montato una telefonata privata per dirci che certi cattivoni volevano impedirli di parlare, ma in realtà il contratto da lui firmato prevedeva esattamente questo, che il suo intervento venisse comunicato,  e questo per ovvie ragioni di tutela legale di chi organizza l'evento e per via anche di una legge che si chiama "par condicio" che prevede sempre che ci siano due opinioni a confronto nelle trasmissioni RAI.

 E guardando bene il dito, mi sono accorto, che il rapper Fedez sfoderava, durante la sua ormai mitica "smarronata" antileghista, un cappello con lo sbaffo celebre della Nike. Nessuno l'ha fatto notare, ma mi pare che esibire durante un concerto organizzato dai sindacati dei lavoratori, durante la festa dei diritti dei lavoratori il logo di una delle multinazionali più spietate nello sfruttamento dei lavoratori, una delle multinazionali che hanno delocalizzato,  impiegato lavoratori minorenni, desindacalizzato e sfruttato maggiormente i propri lavoratori, è una cosa che, solo una decina di anni fa, avrebbe portato a ben più sensate polemiche.

Qualche giorno dopo a questa inutile querelle, ho letto la tragica morte di Luana D'Orazio, una lavoratrice giovanissima, di soli 23 anni, e dico giovanissima perché a quell'età si ha o si dovrebbe avere una vita intera davanti da vivere, madre di un bambino, schiacciata da una macchina. E non è l'unico caso di queste settimane, ma in realtà i morti sul lavoro continuano ad essere migliaia ogni anno.


Secondo gli ultimi dati i morti sul lavoro nel 2020 (nonostante il lockdown e quindi la diminuzione delle ore lavorate e anche delle persone impiegate) sono state il 16% in più, ed il trend non sta diminuendo anzi.Ogni  giorno ci sono 4 persone che muoiono sul lavoro e a queste vanno aggiunte le persone che si ammalano di malattie legate al lavoro, che in tempi di smart working comprendono (o dovrebbero comprendere) i problemi di solitudine, di stress, di diasgio psicologico, certamente aggravati dalla situazione legata all'epidemia di coronavirus (e alla sua cattiva gestione).

C'è il problema della precarizzazione del lavoro, sempre più evidente, dello sfruttamento dei mille rider che girano la città in condizioni di continuo pericolo di infortunio e malattia, con qualsiasi clima e a qualsiasi ora e condizione di traffico.

E allora perché non parlare  di questo problema, ma concentrarsi su una questione che, statistiche alla mano, come sostiene questo articolo, non è poi così urgente? 

In parte perché è una moda, in parte perché le celebrità vivono in un mondo dove i problemi del lavoro non sono quelli della maggior parte delle persone, e ovviamente certi temi non sono sentiti, in parte perché,  e qui allarghiamo il discorso, la questione della omofobia, come molte altre che vengono agitate dagli uni e dagli altri (dalle emergenze securitarie ai cambiamenti climatici ) è sostanzialmente un'arma di distrazione di massa. Ma quel che ci dice il berretto di Fedez è che la cosidetta sinistra ha ormai perso qualsiasi contatto con il mondo del lavoro che vorrebbe rappresentare, dedicandosi ad altre questioni, che avranno la loro rilevanza,  ma di certo hanno poco o nulla a che vedere con i diritti  dei lavoratori e i problemi del lavoro.

E che questo venga ribadito proprio il primo maggio, è cosa molto triste e preoccupante.

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