domenica, novembre 11, 2018

Halloween 2018- recensione

E così è uscito il nuovo Halloween, che però non è un semplice remake.
Si tratta in realtà di un seguito, posto esattamente 40 anni dopo, che riprende pesonaggi e filo conduttore dal primo (e forse anche dal secondo) film di tutta una nutritissima serie di seguiti, remake e controremake che sinceramente non ho seguito. Mi ricordo un Halloween 3, che nulla aveva a che fare con l'originale e che era una noiosa stupidaggine, ed un Halloween remekkato da quel cagnone senza speranza di Rob Zombie, che era veramente stupido ed inguardabile.
Questo film nasce invece con la benedizione (e le musiche) del sommo John Carpenter, è interpretato da Jamie Lee Curtis, diretto da David Gordon Green, e non tradisce le aspettative, o le speranze, di avere qualcosa di degno (o almeno di non totalmente indegno) davanti agli occhi per quelle due ore di film.
Tuttavia il film non è di certo perfetto (nemmeno l'originale lo era, digiamocelo, digiamocelo....).
Spoiler Alert: da qui in poi leggete a vostro pericolo se non avete visto il film.
Premetto che il film è ben girato, le scene di suspense sono quasi tutte riuscite, in particolare l'uccisione dei due giornalisti nella stazione e la scena che più ricorda l'originale, quella della babysitter,  Ben fatta anche la scena della fuga di Michael (l'assassino psicopatico  per chi non lo sapesse) mentre ho trovato troppo lunga e forse poco credibile la lunga scena finale (IMHO).
Il punto debole risiede forse proprio in quella che è la premessa del film e che ne informa tutta l'ideologia. In sostanza cosa ci racconta il film? Ci racconta che la sopravvissuta del primo Film, Laurie Strode (qui reinterpretata da Jamie Lee Curtis ancora) è ancora lì ossessionata da quella notte, che non ha mai superato né cercato di superare, però nel frattempo ha messo (piuttosto velocemente si direbbe) al mondo una figlia (notare: una figlia, non un figlio) la quale altrettanto velocemente ne ha messa a sua volta al mondo una, abbastanza grande da andare al liceo, bere e amoreggiare (in modo pudico, peraltro, perché sappiamo che chi fa l'amore e si spinella nei film horror è destinato a morire).
Detto questo sappiamo già come andrà a finire, e cioè che le tre donne unite nella lotta distruggeranno il serial killer, cosa che gli uomini, descritti spesso e volentieri come dei perfetti imbecilli presuntuosi, non sono stati capaci di fare.
Insomma c'è una impostazione, non diciamo femminista, ma proprio matriarcale del film. La possiamo verificare nel body-count, che se non erro è di 15 persone, di cui solo 3 donne ed il resto uomini. Delle tre donne, a parte una casalinga uccisa random,  fanno parte  la giornalista (che sconta il fatto di accompagnarsi ad un vero imbecille, e la cui morte viene pietosamente risparmiata agli occhi del telespettatore, mentre la regia indulge sul massacro dell'uomo) e la babysitter di cui sopra, che seppure molto più carina della nipotina ed anche più simpatica, commette l'errore di volersi spinellare e amoreggiare con il ragazzo, e come ci ha insegnato Scream, questo porta a morte sicura.
Viceversa la nipote di Laurie pianta il ragazzo alla festa con la scusa di un semplice sguardo indirizzato da questi ad una procace ragazzotta truccata da tigre (e dire che sembravano superfidanzati con tanto di cena con genitori e nonna schizzata) quindi viene riaccompagnata a casa dall'amico scemo che ad un certo punto ci prova pure, venendo ovviamente respinto in modo anche abbastanza antipatico (mi aspettavo che la ragazza si mettesse ad urlare #METOO, ma per fortuna si limita ad andarsene lasciando il ragazzo all'inevitabile morte per mano di Michael ).
So che questa può sembrare una stroncatura, ma non lo è affatto. In effetti sarebbe limitativo analizzare il film solo sotto questo profilo, e di certo siamo lontani dall'abominio parafemminista de "l'inganno", anche perché lì c'era anche l'incompetenza registica di Sofia Coppola e la completa rovina di un capolavoro, qui c'è un regista competente e che ha a che fare con materiale di per sé abbastanza grezzo (che è poi il motivo per cui il maschilismo di tanti film horror è perdonabile, come il matriarcato di questo film, d'altro canto)
Le cose interessanti del film stanno da altre parti: per esempio nella parte iniziale, dove il marito della figlia di Laurie prepara delle trappole per topi, anticipando la scoperta  che la casa di Laurie è tutta una trappola preparata per il regolamento di conti finale. E ancora, quando i due giornalisti intervistano Laurie, di fronte al saccente scetticismo di lui, lei ribadisce che"l'uomo nero esiste".
Già, l'uomo nero esiste, è Michael Myers, una macchina di morte inarrestabile ed inspiegabile, per questo chi cerca di fermalo (il capo della polizia) ma soprattutto chi cerca di spiegarlo e comprenderlo (i giornalisti e lo psichiatra, figura alquanto risibile, va detto) non possono altro che essere uccisi, e quindi smentiti nei loro tentativi di spiegazione e comprensione.
In conclusione è un buon remake, fatto professionalmente e con momenti interessanti e riusciti, ma anche con altri momenti o situazioni deboli o discutibili.
Un 7,5 insomma.

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