domenica, luglio 20, 2008

Edward mani di forbice


Confesso che, pur essendo un estimatore di Tim Burton, fino a qualche settimana fa non avevo ancora visto Edward mani di forbice.
Dopo aver colmato questa lacuna, posso dire che, già in quel film, si vedeva tutto il talento ed il genio dell'autore americano.
La storia di Edward è una classica favola, ma è molto lontana dalle classiche favole consolatorie a cui Hollywood ci ha abituati.
E' la classica storia del diverso e del suo rapporto con gli altri.
Mentre in altri film, qual ad esempio Elephant Man, il diverso, il freak, a fronte di difficoltà iniziali finisce poi per essere accettato, in Edward questo paradigma narrativo viene ribaltato.
Infatti Edward, crazione del classico scienziato folle, viene invitato da una delle tante classiche madri di famiglia middle class della amena cittadina che circonda il lugubre maniero dove Edward è cresciuto, a far parte della sua famiglia e, quindi, della comunità.
Inzialmente è popolarissimo, sia perché è una novità, sia per le sue qualità artistiche dovute proprio al fatto di avere forbici e lame affilatissime in luogo delle mani.
E la sua popolarità sembra discendere proprio dal suo essere freak.
Ma dopo poco i meccanismi tipici della società (gelosia, invidia, avidità) si metteranno in moto per isolare e condannare il diverso.
Così ad Edward non rimarrà che tornare da dove è venuto, fingendosi morto.
Una favola fuori dal tempo, ma anche molto puntuale nel denunciare i tic, le manie, i difetti di certa provincia americana (ed occidentale)
Il tutto proposto in termini, per usare un termine alle volte abusato, poetici, più che retorici.
E lì sta la differenza tra il buon regista, ed il genio.

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