sabato, maggio 15, 2010

Se la polizia mena chi dovrebbe proteggere


Quanto è successo a Stefano Gugliotta, il ragazzo aggredito, picchiato selvaggiamente ed arrestato con la risibile accusa di resistenza a pubblico ufficiale (in sostanza, l'hanno arrestato perché non si faceva menare senza opporre resistenza, ma per quale ragione dovesse essere menato, non è dato sapere, stava commettendo un reato? evidentemente no, altrimenti sarebbe stato arrestato per quel reato, ma è stato arrestato per aver opposto resistenza, resistenza a cosa? Non è dato sapere) è solo la punta dell'iceberg di un modo di comportarsi delle forze di Polizia italiane, siano esse Carabinieri, Pubblica Sicurezza o Polizia Locale, che vede nel cittadino non una persona avente diritti e che bisognerebbe proteggere ma una controparte, da arrestare, picchiare, umiliare, fino all'uccisione vera e propria, come nel caso di Aldovrandi, di Stefano Cucchi ed altri.
Questa mutazione dei rapporti tra Forze dell'ordine e cittadini a mio modo di vedere origina dalle giornate del G8 di Genova, quando centinaia di cittadini furono selvaggiamente picchiati ed in alcuni casi torturati da membri delle forze di polizia.
Quello che è accaduto in seguito ha, secondo me, aperto la strada a questo stillicidio di violenze sempre più assurdo a cui assistiamo ormai ogni giorno.
In effetti ci fu una difesa a spada tratta da parte del governo di allora, tra i quali si distinse un certo Gianfranco Fini: secondo costoro i poliziotti hanno ragione a prescindere, punto e basta, se uno le prende in qualche modo se lo è meritato.
Non molto lontano da questa posizione quella dei Dipietrini, che pur ammettendo che c'erano stati alcuni (alcuni? ) eccessi sostanzialmente si riconosceva nell'operato delle "Forze dell'ordine".
Un pochino più critica l'allora Sinistra democratica,che tuttavia non è mai arrivata a mettere sotto accusa realmente l'organizzazione della polizia, limitandosi a prendersela con alcune "mele marce".
I risultati poi delle varie inchieste e processi sono stati, ca va sans dire, deludenti: nonostante le ammissioni di qualche responsabile ("si trattò di una macelleria messicana", fu una sincera ancorché tardiva ammissione di uno degli altri graduati interrogati durante il processo a Genova) le pene furono leggere e comminate a pochissimi imputati, nella sostanza un'assoluzione, tenuto conto che si era trattato di centinaia di persone che erano state coinvolte.
Se una sospensione di tre giorni dello Stato di Diritto, è passato così, si deve essere detto qualcuno, perché la sospensione del diritto per qualche minuto e solo su qualche persona deve avere sorte peggiore?
In più il continuo ed esagerato allarme sull'ordine pubblico ha creato un humus favorevole a qualsiasi eccesso, anche il più gratuito.
Credo proprio che molti tra i cosiddetti tutori dell'ordine escano di casa convinti di avere una missione sacra a cui ottemperare, e non vedano l'ora di far vedere il proprio valore ed il proprio attaccamento alla divisa rompendo le ossa al primo disgraziato che incontrano.
Anche questo è un altro sintomo della malattia che pervade la società italiana, una società che, fosse un individuo, potremmo definire come sociopatica (ovvero mancante di empatia, asociale, anomica e paranoide)

1 commento:

upupa ha detto...

Purtroppo a Genova hanno solo fatto le "prove"...questi continuano a massacrare i cittadini perchè sanno che nessuno li punirà...anzi saranno difesi all'infinito!

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