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Il cosidetto accordo Marchionne rappresenta non solo un gigantesco passo indietro nelle relazioni industriali ma un punto di non ritorno sulla strada della barbarie a cui il capitalismo in crisi di questo inizio millennio sembra voler condannare se stesso e l'intera società. Un accordo che prevede più ore di lavoro (fino a 10 al giorno ) però in compenso meno minuti di pausa, il non pagamento dei giorni di malattia oltre un certo limite (bassissimo: 4% significa un giorno al mese ) e l'abolizione della rappresentanza dei sindacati, e di in più promette rappresaglie per coloro che osassero alzare la testa, o non sottoscrivendo questo "accordo" o scioperando contro,prevedendo sanzioni che arrivano al licenziamento non può altro che essere considerato altro che un atto di violenza e di barbarie.
Infatti è certamente e di gran lunga più violento un diktat del genere, con il quale di fatti si passa dal lavoro salariato alla schiavitù, e si trasforma la fabbrica da posto di lavoro in lager, che non quattro uova e due sassi scagliati per rabbia e frustrazione durante una manifestazione studentesca.
Ed è ovvio che questo è l'apripista ad un nuovo, ma in realtà vecchissimo, modello di relazioni industriale, quello che è durato fino alla caduta del fascismo, il padrone comanda e gli altri obbediscono, possibilmente ossequiosi e contenti.
Ed è sconcertante che, ancora una volta, i vertici del PD, si dicano possibilisti, a addirittura favorevoli, come nel caso di Fassino, a questo obbrobrio sociale.
Evidentemente hanno intenzione di perdere qualche altro milione di voti e condannarsi definitivamente all'inutilità politica. Chi è causa del suo mal....