lunedì, giugno 16, 2008

Fare dell'Italia un nuovo Cile



La notizia dell'intenzione del nuovo ministro degli Interni, Ignazio La Russa, di schierare nelle città italiane "con compiti di sicurezza" contingenti di militari italiani (in missione di pace...sic!) potrebbe essere presa come una delle tante boutade demagogiche, atte a gettare fumo negli occhi del popolo sovrano (e bue) e poco altro.
Invece non è così.
Se è evidente come la supposta "emergenza sicurezza" (che sarebbe più giusto chiamare psicosi sicurezza, visto che tutti gli indice reali indicano un paese tutt'altro che preda della delinquenza o con tassi di criminalità particolarmente alti, anzi) non possa di certo essere combattuta mandando un paio di migliaia di soldati per le strade delle città italiane, non è altrettanto evidente a cosa serva realmente una simile decisione.
Tanto per sbarazzarci della motivazione ufficiale, basta fare due conti. In Italia ci sono ben 110 capoluoghi di provincia, il che significa ua ventina di soldati per città.
Anche limitandosi ai capoluoghi regionali la cifra salirebbe a poco più di 100 soldati.
Scartata l'ipotesi ufficiale, e partendo dal presupposto che ci sia una logica in tutto ciò, non resta che capire che logica sia.
La logica è abbastanza semplice, è il tentativo di fare dello stato d'eccezione, dell'"emergenza", la regola. La tendenza ad usare lo strumento del decreto legge, in uso ormai dai tempi di Bettino Craxi , ben al di là del dettato costituzionale, che ne limita l'uso a situazioni appunto di emergenza o particolare urgenza, è diventata ormai la regola.
In Italia è tutta una emergenza, le intercettazioni telefoniche , gli stupratori (purchè rumeni) ,gli ultras, la monnezza, le centrali nucleari, tutto.
La sicurezza sul lavoro molto di meno, e pure gli aumenti dei prezzi, ma si sa c'è emergenza ed emergenza.
Ma fare dello stato d'eccezione la regola mandando l'esercito nelle città per ordine pubblico segna un salto di qualità non indifferente.
Prima di tutto perché si crea il precedente. L'esercito che dovrebbe fare ronde per la sicurezza dell'inerme cittadino che altrimenti cadrebbe preda del delinquente extracomunitario e clandestino (pare che al di fuori di queste categorie non esista in pratica delitto, anche se le statistiche mostrano altre verità) può essere domani schierato a fronteggiare manifestazioni politiche o sindacali o studentesche, o di cittadini in rivolta per qualcuna delle vere emergenze che i politici creano, piuttosto che fronteggiare o risolvere, senza ulteriori strappi alle norme costituzionali, già messe da parte per tempo.
Inoltre teniamo presente un elemento piuttosto inquietante.
L'Esercito Italiano non è più formato da soldati di leva, forse poco preparati, ma comunque rappresentativi di un po' tutta la popolazione italiana.
Viceversa si tratta di un esercito professionale, una élite armata, con valori particolari, ben diversi da quelli della gran parte della popolazione.
Per di più molti di questi sono reduci da missioni all'estero di ben altra portata, missioni in cui spesso hanno sparato sulla popolazione locale (vedasi quanto accaduto in Somalia, ma anche in Iraq e Afganistan), insomma sono preparati ad affrontare situazioni con i modi spicci.
Infine mandare i soldati nelle città significa far conoscere il territorio agli stessi, renderli capaci di muoversi in modo efficace e veloce.
Ed ora facciamo una ipotesi: poniamo che tra due o tre anni, o anche al termine della legislatura, si vada ad elezioni, e poniamo che le forze di governo le perdano, magari di poco, come successo nel 2006.
E poniamo che Berlusconi e i suoi, come già successo nel 2006, facciano fatica ad accettare il verdetto delle urne, o non lo vogliano affatto.
Avere l'Esercito schierato nelle città, magari più massicciamente di oggi, e con compiti più estesi, cosa può comportare secondo voi?
A me vengono già i brividi....

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