giovedì, dicembre 27, 2012

Recensioni CD parte 2

Recensioni Cd 2012 seconda Parte  

Of Monsters and Men : My Head is an animal

Disco d’esordio di questo curioso gruppo, uscito nel 2011, ma che ha raggiunto notorietà solo quest’anno grazie ad un singolo come Little Talks. Gruppo curioso sia perché viene da un paese abbastanza al di fuori del giro della musica internazionale come l’Islanda, che peraltro ha dato i natali ad artisti come Bjork o i Sigur Ros, sia per il tipo di sonorità che propone. Il tipo di operazione musicale che portano avanti gli OMEM ricorda forse un poco i Cranberries, nel senso che la loro musica è ispirata da un lato dalla tradizione del proprio paese (l’Islanda e non l’Irlanda) e dall’altro dal rock alternativo. Però le similitudini finiscono qui. Difatti il percorso musicale del gruppo islandese è decisamente diverso da quello dei più noti irlandesi. Soprattutto si caratterizza per la presenza di due voci, una maschile ed una femminile, che alle volte si alternano, e altre volte si fondono, creando qualcosa di particolare. Anche la musica è particolare, tende a creare delle atmosfere che oserei definire tenui e corpose al tempo stesso, con l’alternarsi di momenti pacati ad altri più movimentati, alle volte anche in modo imprevedibile. Tra i pezzi che preferisco segnalo, oltre al già citato Little Talks, From finner, Six Weeks, Your bones, LakeHouse UN gruppo da tenere sicuramente d’occhio per il futuro ed un CD che vale un 9,5 senza se e senza ma.
Mumford and Sons – Babel
 Disco basato su una solida struttura folk, Babel dimostra anche come il folk stia tornando di moda, in effetti Babel è stato anche, sorprendentemente, un successo di classifica vendendo 600.000 copie in una sola settimana negli USA e quasi un milione a livello mondiale. Forse per questo il disco è stato un po’ sottovalutato da certa critica con la puzza sotto al naso. Si tratta in realtà di un validissimo prodotto che, se da un lato non si può certo definire innovativo, essendo basato sul folk e ricordando almeno al sottoscritto gruppi come i Men that couldn’t hang (che andrebbero riscoperti) dall’altro non se ne può negare la validità, e nemmeno si può negare il merito di portare avanti un discorso coerente di purezza musicale, in un tempo dominato dal ricorso eccessivo ed ossessionante all’elettronica ed ai suoni più o meno campionati. Tra i pezzi prediligo Holland Road e Broken Grow, ma tutti sono ad un livello decisamente buono. Voto 8,5
  Cherri Bomb This is the end of control
Altro disco che mi ha sorpreso in modo piacevole: le Cherri Bomb sono quattro ragazze americane giovanissime, ma che suonano con le capacità e la creatività degne di una band ben più esperta e stagionata. La musica che propongono è una sorta di hard rock venato di pop e alternative in cui la durezza dei riff e la potenza della sezione ritmica vengono addolciti dalle voci e dalla capacità di creare perfette melodie delle quattro ragazze, che si alternano alle parti vocali , per lo più affidate alla chitarrista ritmica Julia, ma anche le altre se la cavano egregiamente. Tra i pezzi sicuramente si segnalano Act the part, Let it go, la ballata romantica heart is a Hole e Too many faces, un pezzo assolutamente perfetto nel suo alternare durezze Hard e melodia Pop. Magari un paio di pezzi risultano inferiori rispetto al resto, ma si tratta veramente di un esordio di una band molto promettente e a cui non posso che dare un bel 9 augurando alle 4 simpatiche ragazze di raggiungere il successo che meritano.  
P!nk – The truth about love
Truth about love esce 4 anni dopo al bellissimo Funhouse, e risulta rispetto al predecessore piuttosto deludente, direi anche rispetto ad I’m not dead. Diciamo che alcuni pezzi sono all’altezza del talento di Alicia (vero nome di P!nk) ma altri sono decisamente sotto. A quest’ultima categoria appartengono Are we all we are e Here comes the weekend, pezzi che risultano decisamente indigeribili, mentre brani come Bear me up The great escape sono assolutamente belli. Il resto, più o meno sta in mezzo, con cose interessanti anche se non pienamente riuscite come il glam-rock di Sluts like you e The truth about love, e cose appena passabili come Blow me (one last kiss)o When the beat go?, che ricordano un po’ troppo canzoni del passato per soddisfare un palato esigente. In effetti il difetto maggiore del disco è di riproporre cose già sentite del repertorio di p!nk (o molto simili) però fatte meno bene, con meno passione, anche se sempre con professionalità. Per cui, a parte quei 4-5 pezzi da me citati, il resto risulta abbastanza inutile, magari gradevole, ma già sentito per chi segue la cantante americana da tempo. Insomma non darei più di un 6,5 al cd consigliando i dischi precedenti a chi volesse avvicinarsi comunque alla sua musica

 Alanis Morrisette – Havoc and Bright Lights
Alanis ebbe un grandissimo successo a metà degli anni 90 con Jagged Little Pill. La sua inflienza sulla musica femminile degli ultimi 20 anni è stata enorme, basti pensare come cantanti di successo come Avril Lavigne o Katy Perry abbiano riconosciuto quel disco tra le loro principali influenze. Poi però Alanis è passata in secondo piano, nonostante abbia continuato aprodurre musica interessante e valida. Questo disco cerca di riportare Alanis ai fasti di un tempo, e ci riesce parzialmente. Ovviamente il tempo passa, ed è impossibile oggi riprodurre l’impatto artistico e commerciale di un disco come Jagged little Pill, tuttavia Alanis non ci va molto lontano. Se l’inizio del disco è affidato sostanzialmente all’ottimo singolo Guardian, direi che man mano che si va avanti nell’ascolto si scoprono una serie di ottime canzoni come Spiral, Lens, Havoc, Receive, Numb, canzoni sospese fra rabbia e melodie pop, dove Alanis, senza magari l’energia straripante dei primi lavori, ma con più maturità e riflessività, riesce ancora a comunicare la sua anima musicale ed artistica. Quindi valuterei attorno ad 8 questo lavoro, non un capolavoro ma indubbiamente un buon lavoro che è riuscito a riportare all’attenzione di nuovi e vecchi fan la brava Alanis.

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