lunedì, settembre 04, 2006

Schiavismo nella "democratica" italia!

Pensiamo di essere un paese civile e democratico, ovvero un paese in cui alcuni diritti fondamentali sono fuori discussione.
Uno di questi è il diritto alla libertà, che significa libertà di movimento, libertà di parola, di espressione e di associazione. Non è così. In Italia ci sono persone che non hanno queste libertà. non solo, ma non hanno neanche la minima libertà, Sono, a tutti gli effetti, degli schiavi.
Non ci credete? allora leggete lo sconvolgente articolo dell'Espresso nel quale vengono raccontate le disumane condizioni di vita e di lavoro dei migranti impiegati nella raccotla dei pomodori in Puglia. Da questo ritratto emerge chiaramente, tra le altre cose, come la ignobile legge Bossi-Fini serve non certo a difenderci dalla criminalità o dagli sbarchi dei clandestini ( che sono movimenti di protata storica che è ridicolo dissuadere con delle leggi di tipo repressivo) ma serve a mantenere in stato di schiavitù esseri umani reali, la cui umanità viene negata dalla etichetta di "clandestino", prima, e dalle sprangate e umiliazioni degli schiavisti.
Non solo, ma viene provato in modo netto e, oserei dire, devastante, che il cosidetto "Stato di diritto" è solo una pietosa bugia e paravento dietro il quale l'interesse del più forte prospera e ingrassa, alla faccia dei diritti umani, della dignità del lavoro, dell'eguaglianza di fronte alla legge, della democrazia della libertà e di tutte le belle favolette che ci raccontano dalla nostra nascita fino al giorno della nostra morte.
Credo di essere troppo incazzato per dire altro.
PS
Ringrazio Emiliano dal cui blog ho ripreso la notizia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie a te per aver ripreso il mio post ed essere venuto a commentare.
Bisogna sconfiggere la paura di condannare, di agire e di mobilitarsi contro questi schiavisti e chi li copre (lo stato e la chiesa in primis). Bisogna combattere l'ignoranza. Ma soprattutto occorre iniziare a valutare l'ipotesi di intraprendere iniziative concrete contro questi personaggi. Senza escludere nulla. Dalla distruzione dei loro raccolti al sabotaggio dei loro mezzi, dalla distruzione del loro prodotto, alla diffusione di materiale informativo, davanti a supermercati e rivendite, in cui le aziende che vendono prodotti realizzati con pomodori raccolti nelle piantagioni di questi negrieri nosrani vfengano svergognate. Far sapere a chi compera cosa sta comperando e come quel prodotto è stato messo in vendita sulla pelle di poveri schiavi. Mangiare pomodori raccolti in quel modo è come acconsentire a far sprangare a morte chi li raccoglie.
E poi cercare di documentare quella situazione come ha fatto il coraggioso Gatti.
Io non voglio vivere in un paese dove la paura sia il fattore che determina la libertà di espressione e di manifestazione delle prprie idee politiche. E se per difendere questa libertà civile c'è da infrangere qualche legge ipocrita, ebbene, che infrazione della legge sia. Difronte alla barbarie dello schiavismo, val la pena sporcarsi le mani.

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