venerdì, dicembre 12, 2008

Atene is Burning



Gli incidenti e gli scontri seguiti alla morte di un giovanissimo studente di 15 anni ad Atene non sono un fatto casuale ma l'ennesimo esempio della polveriera che è diventata l'europa delle banche e dei banchieri.
Come un paio di anni fa nelle banlieus francesi, l'esplosione di "violenza" è stata causata da un atto di violenza delle forze dell'Ordine cosidette.
Nel tentativo di mistificare si è raccontato di un morto causato durante scontri di piazza, lanci di bottiglie molotov e quant'altro.
Niente di vero in tutto questo; in realtà pare da diverse testimonianze che l'uccisione sia avvenuta dopo un semplice alterco, qualche insulto lanciato verso una volante della polizia, forse una bottiglia vuota, a cui gli agenti hanno reagito uscendo dall'auto e mirando ad altezza d'uomo.
Al di là della dinamica e del fatto in sè, resta da capire come mai questo fatto ha portato ad una reazione così forte e diffusa sull'intero territorio Greco.
Indubbiamente in Grecia esiste una forte tradizione di scontri con la polizia, anche violenti, cose ormai impensabili in italia, dove basta uno slogan politically incorrect o una scritta su un muro per giustificare sanzioni di vario tipo, da quelle morali a quelle penali.
Ma al di là di questo non credo sia casuale che vi siano, in Italia, in Grecia e altrove, dei movimenti giovanili che, pur essendo molto diversi nelle pratiche e probabilmente negli obiettivi, ammesso che ci siano, sono espressione di un forte disagio.
Questo avviene da sempre quando segmenti della popolazione sentono di essere esclusi e di non avere davanti a sè quel futuro che gli era stato promesso.
Il tipo di organizzazione sociale attuale non permette, non dico la realizzazione di sogni o di progetti mirabolanti o alternativi, ma nemmeno quello che è la semplice sopravvivenza all'interno del sistema.
Stipendi da fame, precarietà, un sistema sociale e politico bloccato, una classe politica costituita da semplici funzionari del grande capitale e di Lobby lontane dalle esigenze della popolazion, la paure dell'esclusione persino dalla grande giostra del consumismo, tutti questi fattori producono una estraneità all'ordine esistente, e sfociano in ribellione più o meno aperta al sistema.
Con il progredire della crisi economica c'è da aspettarsi che questo tipo di rivolte si allarghino e si intensifichino sempre di più.
I Padroni del Vapore sono avvertiti.

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