sabato, maggio 23, 2009

Una risposta a Cometa



Cometa nel suo blog tocca un tema interessante: quello del rapporto fra ateismo e spiritualità, uno scritto alquanto complesso a cui ho voluto dare una risposta per esteso qui, almeno per quanto riguarda dei punti del suo discorso che trovo alquanto controversi od opinabili.
dopo aver detto che si trova bene a discutere con persone non di fede, o atei (e perché non si dovrebbe) Cometa scrive

Quello che non posso condividere è l'assunto, a cui si rifanno riduttivamente molti atei "radicali", secondo cui si può affermare solamente ciò che è sperimentabile coi 5 sensi principali ed elaborato attraverso la logica; una posizione ben rappresentata dalla celebre battuta di Gagarin nello spazio: "Non vedo nessun dio quassù."

Sono d'accordo con te, è molto riduttivo. Per quanto mi riguarda io non mi dichiaro ateo, ma bensì agnostico. Dire che non esiste DIO è dogmatico e irrazionale quanto sostenerne l'esistenza. Quel che posso dire, basandomi sulla storia e la sociologia, insomma sui fatti, è che le religioni sono sempre servite al potere politico/economico, quando addirittura non l'hanno creato.
Che poi le religioni si basino spesso su storielle, sciocchezze, errori storici e scientifici è stato dimostrato da tutta una letteratura anche recente,tra cui Odifreddi, a cui rimando.
Dopodiché non posso affatto escludere che esista un qualche principio od origine della vita o dell'universo che potremmo anche definire Dio, o forme di vita, di intelligenza o di energia che non sono percepibili dai 5 sensi, o non siano razionalmente dimostrabili, Tanto per semplificare, feci da ragazzino delle sedute spiritiche, e i Piero Angela non sono mai riusciti a farmi capire cosa muova il piattino, dire che la scienza non lo spiega ergo non esiste quel fenomeno non è nemmeno scienza. E' solo arrampicarsi sugli specchi.

A mio parere, non ci sarebbe alcun bisogno di stabilire una teoria per escludere lo spirituale. La conseguenza di questo principio è una rete con un sacco di smagliature: l'ateo, se posso generalizzare, ha spesso un grande rispetto per il "fattore umano", per tutto ciò che determina la specificità umana, e quindi anche per un'ampia serie di manifestazioni dell'animo o dell'intuito (la poesia, l'arte, il sentimento, la vita psichica) che sono fatti più della materia dello spirito che di quella del fegato.

Sono d'accordo con la prima frase, però trovo poco esatta la definizione di "materia dello spirito".
Si tratta semplicemente di attività cerebrali, la poesia l'arte, persino i sentimenti, derivano dal nostro cervello, dalla materia grigia,
Amore fa rima con cuore, secondo i nostri peggiori canzonettisti, ma in realtà non è il cuore che genera l'amore ma il nostro cervello.
Quindi, a mio avviso, anche lo spirituale se vogliamo così definirlo, ha una origine ed una spiegazione nel materiale, e si può darne un spiegazione in termini scientifici.
No che questo sia obbligatorio.

Quello che manca alla sensibilità umana e democratica degli atei, generalmente, è il rispetto per la religiosità o la vita spirituale del singolo.
Ho subito spesso l'irrisione di chi mi accusava di credere in superstizioni o fantasmi, senza rendersi conto di quanta parte delle facoltà umane siano implicate in attività altrettanto simboliche, quali la poesia o la filosofia.


Anche qui il tuo paragone non mi convince: poesia e filosofia, arte non sono paragonabili a credenze irrazionali, e nemmeno razionali.
Non trovo sensato discutere o peggio irridere i gusti letterari, musicali o artistici altrui, però ammetterai che possa non avere grande considerazione per chi crede che gettarsi il sale alle spalle porti bene, che i gatti neri portino sfortuna etc.
Non irrido, ma trovo irrazionale credere alla verginità d Maria , prima durante e dopo, come afferma la dottrina cattolica,
E anzi, adesso che ci penso riesco difficile trattenere un sorriso.
Allo stesso modo posso trovare ridicolo chi perora teorie materialiste che non si fondino su evidenze.
Coloro che parlano di "mano invisibile del mercato" sono altrettanto,se non più irrazionali, anche se magari hanno gusti letterari migliori dei miei (molto probabile)


E poi, rovescio la medaglia: l'ateo ha per definizione un forte senso laico dello stato. Ma qual è il genere di laicismo di chi non professa alcuna religione? Il suo laicismo spesso è dogmatico, non è passato attraverso alcuna riflessione, alcun dibattito, perché lo ritiene superfluo.

E qui, francamente, non ti seguo più. Non ti pare, questa, una affermazione dogmatica?
Tu stesso più avanti affermi che vi sarebbe un prevalere della cultura cattolica in Italia che prevarrebbe su tutto e contaminerebbe tutto.
Non credi allora che un laico, ateo o agnostico o solo dubbioso debba aver lottato contro questa cultura, soprattutto sul piano personale, sul piano delle idee, ovvero sul piano, come diresti tu, spirituale?
O pensi che il laicismo sia solo dovuto a disinteresse qualunquistico, diciamo a qualunquismo religioso per così dire?

Tuttavia, non può capire i pericoli di uno stato confessionale chi considera con lo stesso disprezzo o disinteresse qualsiasi forma religiosa, da quella che si conforma all'etica umana e la completa (per esempio, arricchendola della componente di compassione, oppure con il riconoscimento del principio divino in ogni persona, aspetti presenti in varie confessioni e filosofie) a quella sbandierata o imposta col solo scopo di farne uno strumento di controllo delle coscienze.
Non faccio alcun esempio: a ciascuno lascio la possibilità di avvicinare le mie considerazioni alle situazioni reali nella Storia e nell'attualità.



Capisco quel che vuoi dire: una volta mi rimproverasti perché avevo generalizzato sulle religioni facendomi notare che la chiesa Valdese era diversa.
Presumo, (ma non è importante) che tu sia Valdese o vicino alla chiesa Valdese.
Ora, io no ho nulla contro la Chiesa Valdese, penso che, tra tutti coloro che si definiscono cristiani, per quel che so, siano quelli più vicini alla mia idea di cristianesimo, o quantomeno siano meno lontani dalle pratiche che dovrebbero essere dei cristiani.
Tant'é che destino a loro il mio 8 per mille, visto poi che l'alternativa è darla allo Stato, che io detesto, (anche perché poi non sai che fine facciano i soldi, che poi è una delle ragioni per cui detesto lo Stato)
Però non ritengo che l'esistenza di questa Chiesa, o altre, cambino e spostino di una virgola quella che è l'analisi generale delle Religioni (o delle Chiese) e del loro comportamento, esattamente come l'esistenza di un piccolo partito che raccoglie l'un per cento, o meno, e che è realmente un partito democratico non toglie nulla alla analisi generali sui partiti, i governi e quella che Pareto ha definito la ferrea legge dell'Oligarchia.
Così come l'esistenza della Banca Etica non toglie nulla al fatto che "il vero crimine non sia rapinare una Banca ma fondarne una" etc,
le eccezioni, che sono tali perché riguardano piccoli esempi, non fanno la regola.



In questo atteggiamento che ho appena descritto percepisco una forma di dogmatismo. Parrebbe un paradosso, ma non lo è: lo dico serissimamente.
Esempio: ricordate i bus con la pubblicità dell'UAAR, quelli con la scritta "LA CATTIVA NOTIZIA E' CHE DIO NON ESISTE"? Quale differenza (e non solo di forma) col modello inglese a cui si sono ispirati: "THERE'S PROBABLY NO GOD"! La mancanza di quel probably non è solo meno polite, ma rispecchia un modo di ragionare che trancia, senza sfumature, senza discussione.


A mio modo di vedere è solo la differenza fra l'atteggiamento britannico, da sempre ironico, e quello italiano, generalmente sarcastico.
Però può darsi tu abbia ragione.

In questa forma dogmatica, io vedo una reminiscenza degli effetti nefasti dell'educazione cattolica che tutti gli italiani (ahimè, anche i non cattolici) hanno ricevuto e subito.
In mancanza di un argine quale la rivoluzione francese, che ha prodotto il modello di citoyen (cioè il livello di condivisione sociale comune a tutti, a prescindere dalla provenienza etnica, religiosa o politica), la struttura gerarchica autoritaria del cattolicesimo romano, con a capo nientemeno che un personaggio infallibile a prescindere da quello che dice (salvo venire contraddetto dal suo successore) ha penetrato profondamente la cultura italiana, vi si è diffusa capillarmente, ha innervato il carattere della società, favorendone gli aspetti di passività, di unanimismo, di esclusione del diverso.


Sono relativamente d'accordo con la prima affermazione, però mi dovresti spiegare per quale ragione il nazismo c'è stato in un paese protestante, come mai forme dittatoriali di vario tipo ci sono state in paesi non cattolici o addirittura non cristiani.
La stessa Francia ha avuto il regime di Vichy, che era un regime collaborazionista nei confronti del nazismo ma era composto da Francesi, ne più né meno (forse di più, ma so poco al riguardo) della Repubblica di Salò
Poi volendo, potremmo veder come quasi sempre ci sia stato un appoggio delle varie Chiese a quei regimi,
Sull'altro lato la teologia della liberazione è nata in paesi ultra cattolici come quelli sudamericani.
Certo, non da parte delle gerarchie della Chiesa Cattolica, anzi è stata duramente osteggiata da queste ultime, ma questo per dire che anche all'interno della chiesa Cattolica, e al di fuori della gerarchia, possano nascere idee non conformiste.
Basti pensare a Don Milani in Italia.

Aspetti che immediatamente rivelano il carattere non evangelico del sistema cattolico, dal momento che sono in palese contrasto con l'imitazione di Gesù, per come è ritratto nei libri canonici ed in quelli apocrifi (militante, sovvertitore, stimolatore del percorso individuale, fortemente egualitario, anzi sbilanciato verso i reietti, i deviati, le donne, gli stranieri); l'autorità papale si configura come un riferimento non spirituale, ma morale, e quindi fortemente conservatore, anacronistico e censorio.

Questa è una tua opinione sul messaggio evangelico: a mio modo di vedere il messaggio può essere interpretato come si vuole, chi lo interpreta come un messaggio rivoluzionario o addirittura anarchico e chi lo vede come la base per dittature come quella franchista, o come regimi di apartheid come quello sudafricano.
A mio modo di vedere quando si trova e si propone un principio assoluto, sia questo una divinità, il comunismo, la Storia, il Libero Mercato, perfino la Libertà magari Paperino, il risultato è lo stesso.
tra tutti questi io preferisco Paperino, a scanso di equivoci.

E allora? Allora, secondo me, c'è bisogno di un atto di liberazione personale che vada oltre il solito trito e ritrito anticlericalismo, la minestrina lunga e riscaldata del supposto coraggio dell'ateo di fronte alla morte: coraggio che non può in nessun caso dipendere da una teoria, da una posizione ideologica. Non c'è liberazione dalla religione imposta senza una critica delle radici profonde che hanno determinato ciò che siamo oggi.

Su questo sono d'accordo: gli atti di liberazione sono sempre, prima di tutto, personali; come cantava Giorgio Gaber: se potessi digerire un'idea avrei fatto la mia rivoluzione.
Saludos companero

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