Se non si può nemmeno urlare "scuola pubblica" a un ex-ministro alloraf iniamola di riempirci la bocca della parola democrazia, andiamo a casa e non parliamone più,
Quello che è scandaloso e clamoroso non è il fatto in sè, che non meritava più di dieci righe secondo una scala obiettiva di importanza, ma che una simile sciocchezza sia stata la notizia di apertura di tutti i giornali e che se ne sia parlato in tutte le salse, peraltro dicendo una barcata di idiozie degne di migliore causa. Constatare che la cosa più intelligente l'abbia detto uno come il disobbediente Caruso, noto per non essere proprio uno brillante, è abbastanza deprimente, ma tant'è, la strada verso il baratro dell'idiozia collettiva è aperto da molto tempo, e mi verrebbe da dire come quel tale prima di essere fucilato "tiremm innanz".
Nel mentre avveniva questa cosa importantissima i fascisti si davano da fare devastando e imbrattando monumenti e sedi politiche come riportato da questo articolo del giornale "La Libertà"
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Questo è uno dei tanti episodi che hanno visto protagonisti in negativo le squadracce fasciste, organizzate in quelli stessi partiti che sostengono la signora Moratti, la povera vittima di quelle incivili contestazioni che sono state additate al ludibrio dell'opinione pubblica da parte della "stampa indipendente" della penisola.
Naturalmente questi episodi non hanno la stessa rilevanza del "Moratti day", non suscitano articoli e commenti, nè la solidarietà delle più alte cariche istituzionali o la "ferma condanna" i questo o quell'altro e ci sarebbe da chiedersi perché.
Certo perché colpiscono la sinistra, ma non solo per questo.
In realtà perché un conto è quello che succede ai comini mortali e un altro è quello che succede ai professionisti della politica, siano essi di destra, di centro o sinistra. Le Moratti, i Fassino, I Ruini, per non parlare dei Berlusconi, possono dire e fare le più efferate cazzate senza che nessuno possa chiedergliene conto pubblicamente. Sono una casta sostanzialmente autoproclamatasi tale, che tutto può dire e disfare, ma a cui nessuno può rimproverare alcunché.
Sembra che la feroce parodia della rivoluzione bolscevica immortalata dalla penna arguta di George Orwell una sessantina di anni fa abbia trovato la sua realizzazione nell'italietta del terzo millennio.
"tutti gli animali sono eguali, ma qualcuno è più eguale degli altri". Pare questo il motto dei nostri politici, e Berlusconi è stato, come al solito, il primo a dirlo esplicitamente in una delle sue esternazioni più sincere.
"non mi possono processare perchè io sono più uguale degli altri in quanto eletto dal popolo".
In una democrazia però il principio di eguaglianza è la base di tutto, e i politici dovrebbero essere al servizio del popolo, e non il popolo al servizio dei politici.
Prepariamo i fischietti....
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